The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

2. L'Orologio Sciamanico



Capitolo 2: l’Orologio sciamanico: il Cerchio senza Tempo – La Porta per l’Inconscio

Immaginate di vivere in un Mondo senza Tempo.
Difficile? Posso capirlo. Ma per quelli che rispondono addirittura “impossibile”, ho qualche sorpresa… Esistono delle popolazioni di indiani d’America, come gli Hopi, ad esempio, che non possiedono la concezione di “Tempo”. Manca a tal punto, che persino la loro lingua non possiede tempi verbali che si riferiscono al passato o al futuro: esiste solo il presente, coadiuvato da altre forme che indicano condizioni più soggettive, legate alle sensazioni, ai sentimenti personali, oppure che descrivono azioni che si stanno per compiere. Prima di bollare questa realtà come “primitiva”, fermiamoci a riflettere un attimo: il passato e il futuro, concretamente, non esistono. Una volta che un’azione viene compiuta, finisce in quella parte di “tessuto temporale” che noi chiamiamo “passato”, e che per forma mentale appresa collochiamo in successione lineare. Il Tempo per noi è lineare, in quanto la nostra società -di stampo patriarcale- ci ha insegnato a percepirlo come tale. Non vi stupirà sapere, quindi, che gli Hopi conservano invece una società matriarcale, sin dai loro albori, basata -al contrario della nostra- sulla ciclicità.
A ben vedere, il Tempo è fatto di cicli: noi vediamo il giorno che si sussegue alla notte, le stagioni che mutano, ma soggioghiamo tutto questo a un ordine di consequenzialità obbligata, per cui secondo noi esso scorre in una direzione, ossia su una semiretta, dal passato verso il futuro. Noi non possiamo “toccare” il Tempo, non possiamo “vederlo”: ciò che osserviamo è il cambiamento delle cose, e questo noi assumiamo essere l’effetto del passare del Tempo. Vediamo un uomo nascere, crescere, invecchiare e morire, e diciamo che “il Tempo è passato”.
Riflettendoci, la nostra società si basa sulla concretezza, sull’evidenza dei fatti, bandisce tutto ciò che non ha il requisito della tangibilità; però, di contro, è dominata e scandita da un principio unico che di concreto non ha nulla: ed è proprio il Tempo. Noi siamo vittime del principio di consequenzialità, marciamo al ritmo degli orari che ci sono imposti, camminiamo su dei binari precostituiti: assumendo passivamente come Legge il solo principio temporale, perdiamo la facoltà di accettare tutte le altre possibili Leggi, di percepire tutto ciò che c’è di etereo, sia attorno a noi, sia dentro di noi. A tutti, penso, sarà capitato di fare esperienza del Tempo della Coscienza, che di temporale ed oggettivo non ha nulla perché scorre con delle leggi tutte sue: quei momenti in cui sembra che sia trascorso un secondo, e invece sono ore, o viceversa.
Il Tempo è un principio etereo, che di concreto e percepibile in realtà non ha niente, se non ciò che noi gli attribuiamo. E come principio etereo, è alla pari di tutti quelli che la nostra società bandisce e non riconosce, che afferiscono alle altre diverse “Realtà” esistenti.
Dando un accenno della visione cosmologica sciamanica, possiamo dividere quella che chiamiamo “realtà” in tre emisferi: il “Mondo di Sopra”, abitato dalle Divinità del Cielo e le Esistenze Sottili, il “Mondo di Sotto”, abitato dagli Spiriti della Natura e le Divinità della Terra, e il “Mondo di Mezzo”, che è quello in cui viviamo noi. Questi tre emisferi, lungi dall’essere estranei, comunicano ed interagiscono l’uno con l’altro, ognuno con le sue proprie regole ed il proprio linguaggio. Il principio di consequenzialità e di temporalità, ad esempio, è caratteristico del Mondo di Mezzo, ma è del tutto inconsistente nel Mondo di Sopra e nel Mondo di Sotto: a che scopo, quindi, erigerlo ad unico sovrano, se non per escludere tutto il resto? La linearità del Tempo, a cui noi strenuamente ci attacchiamo, è inconsistente, non è che una delle mille facce della nostra realtà. Se ampliamo le prospettive, possiamo accorgerci che le “Realtà” sono molteplici, e tutte rientrano nel Grande Ciclo, in cui le cose si susseguono a vicenda, l’una nell’altra, senza sottomettersi ad un unico principio. Noi vediamo solo ciò che riteniamo di poter vedere: finché non si cambia l’ottica, il punto di vista da cui si osserva il Mondo, non è possibile entrare nella dimensione sciamanica.

Ora, per riuscire ad avere un’idea del “Tempo” per come viene percepito dagli Sciamani, pensate alla loro stessa funzione: gli Sciamani si occupano del Mondo dell’Anima, per cui devono poter comprendere e mettersi in comunicazione con le dinamiche che ad essa attengono. E l’Anima non soggiace alla Legge del Tempo (ne saprà qualcosa chi di voi, alla fine di una relazione d’amore, dopo anni, si sia ritrovato davanti al/la proprio/a “ex”, e abbia riprovato quel moto di sentimenti potenti, che si credevano “passati”… Chi asserisce che “il Tempo guarisce ogni ferita dell’Anima”, non sa davvero di cosa sta parlando…).
Per la concezione sciamanica, ogni avvenimento che ci capita di vivere rimane “sospeso” nel proprio eterno presente. Se subiamo un trauma, di qualunque genere, se veniamo umiliati, malmenati, se infrangiamo i nostri principi, o anche se ci capita di provare un’immensa gioia o piacere, la nostra Anima -una parte di essa- rimane “ferma” in quei momenti, nell’atemporalità. Immaginate di essere circondati da una sfera, formata da infinite, colorate tessere di mosaico, ed avrete un’immagine molto vicina al concetto: voi siete al centro della vostra esistenza, ed ogni attimo vissuto dalla vostra Anima è accessibile immediatamente, a distanza di braccio. Si tratta di un sistema che definiremmo “digitale”, e che sappiamo essere molto più agile di uno “analogico” (nel quale, per raggiungere lo stesso punto, dovremmo ripercorrere a ritroso tutta la retta che ci separa da esso). è un’impostazione che predilige l’unione, la vicinanza, a discapito della divisione e della distanza. Per gli Sciamani, il concetto di “andare a ritroso nelle Vite precedenti”, ad esempio, è un po’ contorto: non serve ripercorrere nulla a ritroso! Noi siamo, qui ed ora, tutto ciò che è stato e che sarà. Anche la psicanalisi utilizza la regressione come metodo di accesso all’inconscio, perché passa attraverso la mente, che ha bisogno di aggrapparsi allo schema conosciuto, quello temporale: se si accede direttamente all’Anima, non occorre alcuna “finzione”, si agisce direttamente nel suo campo, su di essa e attraverso di essa.
Lavorare con gli Spiriti è la stessa cosa. Anche gli Spiritisti occidentali sanno che le Anime dei morti che non riescono a passare oltre si trovano bloccate nella nostra dimensione perché “ferme”, legate a qualcosa che non sono riuscite a risolvere, a superare. Uno Spirito umano rimane fermo in un determinato momento della sua vita, anche precedente al momento della morte, che ha significato molto per lui e che lo àncora al Mondo di Mezzo: è lo stesso procedimento del nostro inconscio, che ad esempio assume un evento di fallimento e, per immedesimazione con il fatto, ci fa credere di essere “dei falliti” anche ora che l’evento è trascorso.
Assumere un principio divisore come quello analogico può creare molte problematiche: la nostalgia, il pentimento, l’ansia, nascono tutte dal senso di distanza tra ciò che percepiamo come “Io” e ciò che proiettiamo lontano da noi, nel passato o nel futuro. Questo tipo di “finzione” non solo rende difficile l’accesso al nostro tessuto temporale personale, ma crea anche ulteriori distorsioni dolorose.

Cerchiamo quindi di re-impossessarci del “nostro Tempo” e del “nostro Sé”.
Vi propongo alcuni semplici esercizi che possano aiutarvi a sbloccare la vostra percezione personale, fuori dagli schemi precostituiti, e che vi aiutino a contattare e far uscire il vostro inconscio. - Il primo, fondamentale, possiamo chiamarlo “Il Fuoco di Estia”: cercate un’attività che vi dia particolare gioia o che vi rilassi (può essere un’attività artistica, possono essere le pulizie di casa, o uno sport, come lo jogging, ma anche la meditazione…). Cominciate a praticare questa attività coscientemente, cioè, quando la cominciate, eliminate qualunque orologio, qualunque orario, qualsiasi appuntamento che possa distogliervi, e dedicatevi solo ad essa. Nell’iniziare, ripetetevi che “state entrando nella vostra dimensione senza Tempo”, che è solo vostra ed è protetta. Quando decidete, in completa autonomia, di terminare l’attività, portate a coscienza il fatto che “state rientrando nel flusso temporale comune”. Mano a mano, vi renderete conto che, ogni volta che ricomincerete a dipingere, o a spolverare la vostra casa, o a correre giù per il viale, o a meditare, sarà come non aver mai smesso, come aver ripreso proprio dal momento in cui avevate lasciato, fosse anche un mese fa: avrete creato, così, una vostra dimensione totalmente personale e sacra.
- Il secondo esercizio, che chiameremo “Bocca della Verità”, è utile a sbloccare l’inconscio e a farlo emergere, in maniera semplice e… Divertente: prendetevi tempo, anche qui; se potete, coinvolgete un partner che non si sconvolga, e che magari abbia voglia di fare a turno con voi l’esercizio. Rilassatevi, poi cominciate a parlare. L’essenziale è buttare fuori parole a getto continuo, andando avanti per immagini, senza filtri: qualsiasi immagine vi venga fuori, datele spazio e vocalizzatela; non devono essere associazioni di idee logiche, non devono essere politicamente corrette, e non devono essere giudicate. Ad esempio, non va bene: “La palla che va nel canestro rimbalza sull’uomo che sta sotto il palo che prende la stoppa rimbalza l’afferra…” ecc., perché la mente ha già preso il controllo e ha dirottato il flusso su un argomento: lo sport. Cercate la verità e l’immediatezza delle parole, cercate le immagini che vi appartengono. Vi propongo un esempio, puramente esplicativo: “Il rospo che salta sul buco della cacca allora ho spaccato un tegame in testa ai mostri delle carte sul filo interdentale di noialtri perché le caccole hanno l’aureola e quel non-so-che di favoloso che fa della gioia il bene di Strasburgo…” ecc. Non giudicate nulla di ciò che vi esce, e invitate l’altra persona a fare altrettanto; semplicemente, buttate fuori. Quando vi capita di fermarvi, o di pensare, l’esercizio finisce: a quel punto la mente è entrata di nuovo in ballo, quindi dovrete rilassarvi di nuovo e ricominciare. Pian piano, vedrete che l’accesso alle vostre immagini inconsce sarà più semplice, e potrete mantenerlo più a lungo e fluidamente. Non vi consiglio di fare questo esercizio in pubblico: il Centro di Igiene Mentale è assicurato…