The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Ade



A cura di Bardo Ade

Introduzione
Ade, terzo dei fratelli figli di Cronos che si spartirono il suo regno, era il sovrano del mondo sotterraneo, il regno della notte eterna, delle anime e dei morti. Non è un caso che le sue rappresentazioni siano molto poche, e i miti a lui afferenti altrettanto parchi. Non era nemmeno conteggiato tra gli Olimpi, seppure la sua importanza fosse lampante. Egli era l’invisibile, eternamente assente, eppure una presenza sottile persistente nell’ombra proiettata dalla luce. A lui attribuiti erano degli oggetti emblematici come l’elmo dell’invisibilità creato dai ciclopi e un bastone in pugno, a metà tra uno scettro e il bastone dei pastori – e degli eremiti. Cerbero era al suo fianco, il feroce cane infero a tre teste, guardiano della soglia.
Una versione del mito narra che fu Ade a rubare le armi di Cronos, permettendo al fratello Zeus di colpirlo con la folgore (un’eredità che, come vedremo più avanti, è particolarmente coerente con la continuità delle due figure). L’altro mito che lo vede protagonista è il famoso ratto di Proserpina, in cui egli, uscito dal proprio regno (evento unico nella sua storia), si presentò alla fanciulla trascinandola negli abissi del suo impero per farne la sua Regina.
Non fatichiamo a comprendere che Ade fosse un Dio temuto, tanto quanto il suo regno profondo e sconosciuto. Questo luogo, a metà tra l’etereo e il materiale, è la trasposizione precisa dell’inconscio, sia quello personale sia l’inconscio collettivo, quella memoria ancestrale umana che è la nostra eredità psichica. La maggior parte delle persone si recano nell’Ade o incontrano il suo Archetipo involontariamente, nel corso della propria esistenza. Ma chi alberga solidamente in sé questo simulacro, persone psicologicamente molto dotate e sensibili, ben conoscono le sue fattezze definite come “la buia notte dell’anima”, quella profonda depressione in cui ci si estranea dalla realtà ordinaria, incapaci di esporsi o sopportare la luce del sole della vita. L’esperienza di una morte, la sconfitta, la fine della speranza, il cessare delle cose ci conducono ad Ade. Tutto ciò che viene rimosso o dimenticato ivi alberga come uno spettro, pronto a mostrarsi nel momento della discesa. Discesa che avviene involontariamente spesso, come detto, quando similmente a Persefone diveniamo vittime di qualcosa (una violenza, una ferita, un fallimento). Il diventare vittime dà luogo al rapimento, che ci trascina volenti o nolenti nell’abisso. Ma taluni individui vi si recano coscientemente: sono i terapeuti, i saggi in cerca della verità celata agli occhi, i viaggiatori dell’anima. Queste persone conoscono la ricchezza nascosta nel profondo dell’Oltremondo, ragione per cui uno dei nominativi di Ade era Plutone, il munifico. Tuttavia, affinché tale viaggio possa essere compiuto in totale coscienza e capacità di entrata e uscita dal regno oscuro (morte e rinascita), sono necessari l’ausilio di Archetipi come Ermes, Dioniso o Persefone. Ragione stessa per cui la redenzione dell’Archetipo Ade è assolutamente necessaria: la distorsione della realtà di cui è capace (che porta a “vedere tutto nero”), la suadente promessa di solitudine e abbandono dei tormenti nelle braccia anestetiche e fredde della notte dell’anima, sono pericoli in cui chi si lascia dominare da Ade incorre fatalmente. Può diventare semplice entrare nel mondo di tenebra, ma non altrettanto saperne uscire.

Morfologia
Morfologicamente, Ade è considerato un metatipo: dei tre fratelli figli di Cronos (Saturno) è colui che dal padre eredita più marcatamente i tratti. Dacché infatti Ade rubò le armi del genitore, il prototipo che lo compone primariamente è proprio Saturno, integrato da Ermes e Terra. Ha in comune col fratello Poseidone l’ascendente saturnino, derivante dal fatto che entrambi sono stati da lui inghiottiti, tuttavia il legame che Ade ha con Saturno è ben più marcato: si tratta di due Archetipi che presentano comunanze molto evidenti, quasi come se Saturno, dopo essere stato “ucciso” mitologicamente, avesse continuato a vivere parte della sua esistenza archetipica in Ade. Possibilmente ciò si spiega poiché Ade è anche il signore dell’Oltremondo, il luogo ove permane la memoria di tutto; ma esiste una relazione scambievole per cui il ventre di Saturno può in qualche modo rappresentare per Ade quel “rifugio” atavico, oscuro e separato dal mondo, quella ferita originaria che lo ha emarginato per sempre dal resto dei viventi e che egli ricerca inconsciamente nel corso della sua esistenza.
Ade è alto di statura, l’espressione è dura, scura, la testa possente, i lineamenti energici. Il viso è molto allungato se predomina Saturno, più pieno e quadrato se predomina Terra, più travagliato se a dominare è Ermes. I capelli sono neri e lisci (con la variabile dell’ondulato influenzata da Ermes), la fronte ampia e tormentata, naso dritto, gli occhi neri brillanti, la bocca grande con labbra sottili. Mento e mascella sono massicci, il collo corto e forte; le spalle larghe contribuiscono a dare alla sua fattezza un che di potenzialmente intimidente. La caratteristica essenziale del tipo è tuttavia la sua fisionomia scura e rigida, con occhi dagli scintillii potenti. Dice Vannier: “Solo nell’occhio c’è vita, più pieno del fuoco della passione che di luce. Si riconosce l’individuo che (citando gli Inni Orfici) percorre immensità silenziose, velate dalle tenebre, e che trae i propri diritti di vita quasi unicamente dalla grandezza della morte”.
Il foglietto embrionale corrispondente è duplice. Si riconosce nel tipo una variante dalla pelle più scura, meso-ecto, bilioso-fegatoso, caratteriologicamente individuabile come flemmatico (non emotivo attivo secondario): controllato, freddo e calcolatore, più lucido e razionale e capace di raggiungere gli obiettivi che si pone. La seconda variante invece è pallida, ento-ecto (più simile al suo corrispettivo femminile, Kore – cioè Persefone nella sua veste bambina), caratteriologicamente individuabile come apatico (non emotivo non attivo secondario): intimorito dai cambiamenti, mal si adatta a nuove situazioni preferendo di gran lunga rimuginare sul passato, controlla l’ambiente circondandosi di regole e routine che segue quasi ossessivamente. Può avere in tutti i casi un para-passionato (emotivo attivo secondario), che giustifica gli slanci impulsivi tipici delle emozioni represse, non vissute (Ade rimane comunque un controllato). Possibile comparizione anche del carattere sentimentale (emotivo non attivo secondario), che accentua la malinconia crepuscolare, la visione negativa del futuro e la scarsa fiducia in sé. Di base, si denota la sua marcata introversione.
Nella medicina cinese, il binario afferente è chiaramente legno-metallo yin.

Psicologia e caratteriologia
La facoltà principale di Ade è l’improvvisazione sofisticata.
Ade ha un cuore inflessibile. Che lo palesi o meno, è un despota, vuole dominare tutto. Se vinto dall’amore, sorprende con l’astuzia e rapisce brutalmente l’oggetto della propria passione violenta.
Di temperamento aggressivo ma taciturno, Ade possiede una strana pazienza e indignazioni terribili. è capace di ogni sforzo e anche di ogni scoraggiamento. In lui albergano due uomini: uno robusto e attivo, l’altro melanconico, debole e indolente. Così non sa arbitrare né padroneggiare le proprie passioni, che il più delle volte dissimula. è molto spesso un poeta senza forma, da cui però è posseduto e che tenta di ricreare, con grande sforzo di artificio e a proprio uso. è un artista senza espressione, che concepisce opere strane; un ricercatore la cui mano pesante non riesce a dar corpo al pensiero che si sviluppa in un cervello profondo, delicato e tenebroso.
Ade è un benevolo disilluso, disincantato ancor prima di aver conosciuto una gioia vera; un curioso mai soddisfatto. Spesso nasconde un animo ardente sotto una maschera di bronzo, sotto una serenità scettica e pessimista: è questa l’anima che traspare dall’occhio brillante e inquieto. Di temperamento passionale, ma tutto d’un pezzo, filosofo rigido, sofista ironico, logico implacabile nel proprio ragionamento falso, è in generale temuto, solitario e infelice. Ha orrore della solitudine che cerca per orgoglio; ama la donna che lo fugge e che spesso egli stesso fugge. Lei crede di vedere in lui il tiranno, il despota, mentre egli è invece l’amante più timido e devoto che ci sia.
Ade è un essere complicato, che complica la propria stessa vita. è orgoglioso, un despota, un padrone, ma ciò nonostante è timido e maldestro. Soffre senza lamentarsi, perché la sua altera disperazione vorrebbe disprezzare ciò che in realtà adora. Così si prostra in segreto davanti all’essere che lo ha fatto soffrire e che lo respinge con sdegno; allora soffre ancor di più per la propria debolezza di uomo forte.
Le sue collere e i suoi sdegni sono terribili. Nelle sue ire non conosce misura: gli insulti si sprecano e le espressioni più volgari e triviali vengono profferite senza riguardo per chi ascolta, sebbene egli sia un uomo raffinato; ma soprattutto colpisce la cattiveria, la malignità con cui è capace di ferire la vittima designata, elargita sulla lama della lingua affilata che non si trattiene dall’utilizzare. Tutto avviene come se egli fosse animato da un’ossessione malefica o sotto l’effetto di una possessione diabolica. In questi casi è tanto violento quanto in altri è chiuso e silenzioso.
Ade è timido per orgoglio e umile per fierezza. Se non gli danno il primo posto preferisce l’ultimo. Quando vuole è brillante e seducente, ma non appena si sente in trappola fugge. Interiormente è un ribelle. La sua mente lo porta a studi occulti, alla filosofia, al sofisma, alla contraddizione, al paradosso, alla dominazione. La sua mente è tenebrosa anche se la sua intelligenza è vivace.

Disturbi fisici e malattie morali
Le malattie morali in cui Ade facilmente incorre sono l’orgoglio, l’invidia, la gelosia, l’avarizia; tutte quante figlie di una causa primaria: la distorsione della realtà. Ade è disposto a qualunque cosa pur di preservare il suo status di sovrano infero: per farlo, incasella la realtà in una serie di concause che giustificano e avallano il suo vittimismo e la sua emarginazione. Nutrimenti, questi, per il suo egotismo decadente. La via di redenzione per Ade è la fiducia, la fede in se stesso e negli altri, in ciò che di buono c’è nell’esistenza, nel sacro, nel destino. Finché egli si concede di rinchiudersi nella sicurezza della sua autocommiserazione, lontano dalla vita che prosegue senza di lui, non ha modo di uscirne poiché la buca che scava non ha fondo: troverà sempre qualcosa di nuovo per cui continuare a sprofondare. L’inversione della spirale che innesca il circolo virtuoso è l’apertura verso l’esterno: la ricerca del varco verso il mondo, l’accettazione della sfida della fiducia e del mettersi in gioco. La rinuncia all’invisibilità. I disturbi fisici di Ade sono principalmente psicastenia con irritabilità emotiva o depressione e ansia, connessi all’insufficienza epatica e all’intestino, con relative problematiche di colite, difficoltà di metabolismo, stitichezza e/o dissenteria. Di riflesso, passa a problematiche respiratorie e dei polmoni, faringiti. I rimedi base omeopatici per Ade variano a seconda della prevalenza dei prototìpi: principalmente Sepia se prevale Saturno (come in genere accade) oppure Thuya; Silicea se prevale Ermes (comportando una tendenza forte alla demineralizzazione); in ultima analisi Nux Vomica o Lycopodium se c’è prevalenza di Terra (aumentano le problematiche di congestione epatico-portale).

Sviluppo
Come per tutti gli Archetipi, la descrizione psicologica che viene fatta in questa sede è del tipo base. Alcune di queste caratteristiche possono mancare nel metatipo dell’individuo preso in analisi, alcune fasi della vita possono essere dominate da altri Archetipi. Ade può manifestarsi in determinate situazioni, in seguito a traumi o cambiamenti drastici nel corso dell’esistenza; o può essere il protagonista di momenti definiti, finestre in cui taluni impulsi prendono il sopravvento. Di seguito osserviamo il percorso del tipo base.

Infanzia – I genitori
L’invisibilità è la caratteristica principe di Ade da bambino. Creatura introversa e silenziosa, viene catalogato come timido e notato solo quando il suo mondo interiore nascosto affiora: ciò accade con il sopraggiungere di novità, che mentre in altri non suscitano grandi reazioni, su Ade possono avere effetti dirompenti. Può vedere una strega in una nuova amica della mamma, i passi di un orco che viene a prenderlo nel rumore del passeggiare dei vicini, o un tragico abbandono in una piccola distrazione dei genitori: le cose sono fortemente filtrate dalle sue percezioni soggettive e dal suo mondo privato, che egli proietta all’esterno in modo del tutto singolare. E non sempre le reazioni interiori vengono esternate: capita che invece egli tenga tutto dentro, chiudendosi con una modalità autistica senza dare adito agli altri di capire cos’è accaduto – finanche di accorgersene. Quest’ultima è la modalità che tende ad affermarsi col tempo, allorché Ade comprende di essere “sbagliato”, inopportuno. Per questo spesso i bambini Ade sono problematici per i genitori: le madri (particolarmente le Demetra e le Afrodite, ma anche le Kore) spesso fanno esperienza di una totale inadeguatezza quando lui rifiuta la loro affettuosità; i padri possono percepire una distanza incolmabile che con il tempo può diventare abissale. O peggio – cosa che accade quando il padre ha un Archetipo Zeus o Ares, estrovertito, solare, amico di tutti (e che cerca nel figlio un’immagine di sé) – può accadere che il genitore sproni anche veementemente il bambino a “non essere una femminuccia”, a praticare sport di contatto, a fare amicizie. Atteggiamento che si concluderà con un fatale fallimento, che acuirà in Ade il senso di inadeguatezza e distanza dal “mondo dei vincenti”, potenzialmente riverberandosi poi nel rifiuto della figura del padre che si concretizzerà col tempo in un gelido, incolmabile distacco. Ade, abbandonato e chiuso nel suo mondo, si creerà facilmente un amico immaginario.
è molto difficile per lui sviluppare una sana autostima. Sono positivi per la sua evoluzione quei genitori che comprendono il suo bisogno, e lasciano pazientemente che se lo viva senza mandargli indietro il messaggio che in lui c’è qualcosa che non va. Meglio ancora se potenziano la sua individualità con l’asserzione che la capacità di stare da soli è un punto di forza, non uno svantaggio. Ade deve percorrere da solo la sua strada, deve imparare da solo a ridimensionare la sua soggettività ed equilibrare il rapporto con il mondo esterno. Gli sono molto d’aiuto in questo l’apprendimento e la cultura: sono elementi che egli sente naturalmente affini e di cui si nutrirà facilmente, con l’effetto potenziale di riuscire a sviluppare logica e oggettività, che possono emanciparlo dal suo stato di isolamento.

Adolescenza e prima maturità – Il lavoro, i rapporti, matrimonio e famiglia
Da adolescente Ade è facilmente un emarginato: timido, serio, scontroso. Se ha sviluppato minimamente la propria estroversione, ha realizzato che preferisce star solo piuttosto che con persone inutili e con cui non ha nulla a che spartire: avrà uno o due compagni con cui potrà passare il tempo, una cerchia decisamente ristretta. Tipicamente nozionista e pignolo, può avere difficoltà nonostante lo studio a causa della scarsa facoltà di espressione, orale (per timidezza) o scritta (per tortuosità o prolissità). Gli fa molto comodo lo sviluppo di Apollo, che gli consente un’ottica più oggettiva e una maggior facilità di integrazione, assieme ad Ermes, che aiuta le sue facoltà comunicative.
Per Ade è facile smarrire la strada: se è incapace di portare a termine, non finirà gli studi. Se invece li finirà, potrebbe fare esperienza di lavori mal retribuiti in cui viene sfruttato: qualsiasi cosa lui faccia, si impegna seriamente fino a chiudercisi, per cui è facile che i datori di lavoro se ne approfittino, facendo leva sulla sua scarsa autostima. Lo sviluppo psicologico di Ermes è fondamentale per Ade: grazie a questo Archetipo, egli diventa capace di entrare ed uscire dal proprio Averno, portando alla luce tutta quella ricchezza che tiene dentro. Ecco allora che nasce un regista visionario, un terapeuta illuminato, psicologo profondo o quant’altro sia possibile in altri campi. è questo il momento in cui Ade scopre il proprio talento, attivando la redenzione dell’Archetipo.
I rapporti con le donne sono difficili, come si può immaginare: il rifiuto è un’esperienza che facilmente gli si presenta dinanzi, e all’aumentare dell’insicurezza aumenta la sua inesperienza e distanza dall’altro sesso. Accade allora che Ade idealizzi nella sua mente un rapporto, compiendo un’esperienza soggettiva interiore che sia con una donna reale, che magari ha visto solo di sfuggita, o con un essere ideale. Se trova una compagna, si tratta facilmente di una Persefone, capace di condividere con lui le profondità abissali dell’anima.
Il rapporto con gli uomini pure è complicato: il cameratismo è l’antitesi di Ade, per cui egli lo rifugge come la peste. Gli altri, sentendosi rifiutati o semplicemente ignorandolo, lo lasciano fare. Paradossalmente, l’isolamento di un Ade che abbia sviluppato una sua autostima può invece attivare negli altri uomini un senso di ammirazione e superiorità, una dimostrazione di forza. Può spesso diventare un leader senza saperlo. Se è omosessuale, è facile che viva il suo stato come ulteriore separazione dal mondo dei “giusti”. L’accettazione non arriva facilmente, o comunque sempre accompagnata dalla coscienza che gli altri non lo capiranno e rimarrà un emarginato.
La sessualità in qualunque caso è uno scoglio per Ade: si tratta dell’annullamento delle distanze che lo hanno protetto per tutta una vita, per cui affinché avvenga in modo sano ed evolutivo deve accadere in seguito a un innamoramento che sia un legame spirituale con l’altra persona, tanto forte da fargli desiderare di uscire dal suo mondo oscuro. Allora diventa un’esperienza estatica, che può risvegliare in lui un latente Dioniso. Altrimenti, può avvenire quello che il famoso mito narra: Ade rapisce l’ignaro oggetto del suo desiderio. Può accadere che l’oggetto ossessivamente bramato venga violentato o molestato.
Ade, pur estremamente diverso dai suoi fratelli, rimane comunque un Archetipo Padre: desidera fondare una famiglia, un punto di riferimento che gli dia stabilità. Allora facilmente si avvererà la situazione in cui la moglie funge da mediatrice tra il marito introverso e il resto del mondo – inclusi i figli. La coppia ovviamente di più agile realizzazione è quella tra Ade e Persefone; ma possono verificarsi abbinamenti con donne Atena, basati sull’intellettualità ma in assenza quasi completa di fisicità. Similmente avviene per Estia. Deleterie per Ade sono invece le donne Era, che facilmente lo affosseranno rinfacciandogli le sue incapacità, come anche le Demetra convinte di poterlo salvare, ma che si renderanno conto di aver arato il campo sbagliato (e se è troppo tardi, potrebbero finire per prosciugare completamente la propria vitalità).
Con i figli Ade è come con il resto del mondo: cupo, chiuso, insondabile. In più, pretende l’obbedienza da buon Signore dell’Oltremondo, e guai a sdrammatizzare, ridere o permettersi giochi e battute. L’espansività è assente; è una guida che però non sa insegnare ai figli come stare al mondo e avere successo. Se è redento, o se ha avuto un’infanzia sana, condividerà invece con la sua prole il suo mondo interiore, le favole, i racconti, la sua visione personale e la sua ricchezza, aiutandoli a crescere con spessore e profondità.

Mezz’età e vecchiaia
A metà del cammino di Ade possono essersi avverate una moltitudine di possibilità. Molto, per questo Archetipo, dipende dalle circostanze esterne in cui si trova e si è trovato, correlate poi interiormente allo sviluppo di altri Archetipi che sia riuscito ad attivare.
Nell’ipotesi di un Ade puro, non redento, troveremo un uomo solitario e recluso dal mondo che vive nella sua dimensione interiore. Se non ha famiglia o non è stato in grado di effettuare una scalata sociale e lavorativa, avrà soltanto il suo Oltremondo. è allora il monaco solitario, il paziente psichiatrico cronico, il losco figuro che abita nella stanzetta di un motel. Se invece ha creato una famiglia e ha un lavoro solido sarà un capofamiglia patriarcale in tutto e per tutto. Avendo intrapreso una carriera intellettuale, sarà diventato un accademico o un letterato di spicco; dedicatosi all’Arte o alla scrittura, sarà un artista dal tocco assolutamente unico e personale.
Se Ade ha sviluppato altri Archetipi che lo hanno messo in contatto con la sfera delle emozioni e quella della mente, oltre a quella interiore, sarà un uomo la cui completezza è difficilmente raggiungibile da persone che partono da altri presupposti: è arduo, infatti, diventare padroni dell’Oltremondo senza padroneggiare il suo Signore. L’uomo Ade, che ha dovuto faticare per adattarsi al mondo esterno, giunto alla mezza età è capace di vivere queste tre sfere in maniera assai più integrata della maggior parte degli altri uomini.
Nella vecchiaia, Ade porta alle ultime conseguenze il modello impostosi a metà del suo cammino. Nel momento della morte, tipicamente si ritira in se stesso per l’ultima volta, lontano dagli altri, per vivere questo passaggio nel modo a lui più consono.

Vie di crescita e Redenzione dell’Archetipo
Ade è l’Archetipo che incarna tutta la pesantezza dell’oscurità e allontana la persona dal resto del mondo. Questo eremitaggio facilmente fa cadere nella tentazione di abbandonarsi al freddo della notte dell’anima, come avviene a chi, intorpidito, si perde tra le montagne nel mezzo di una tormenta di neve. Lasciare il comando della propria esistenza ad Ade significa morire senza resuscitare. Redimerlo, significa conquistare il tesoro più grande che si possa ottenere in una singola vita.

La Danza a Spirale
Ade è un Regno, oltre che un Sovrano. è il Regno in cui vengono proiettate tutte le ombre della società. Quando si esalta nella luce un modello dominante, come fa il sistema patriarcale con l’estroversione e la competitività, automaticamente viene a crearsi quella che Jung chiamava “funzione inferiore”, ossia un modello svalutato (e temuto) che rappresenta l’opposto di quello preso come esempio virtuoso. è “ciò che non è, che non deve essere, che va evitato”. Dal momento che Ade incarna proprio questo Regno, è assai facile che soffra di un complesso di inferiorità attivato dalle aspettative comuni – complesso che può rimanere latente in lui anche se riesce ad integrarsi nella società, per cui si sentirà sempre non abbastanza all’altezza, non abbastanza adeguato. Il problema del complesso di inferiorità è che falsa la prospettiva delle cose nel tentativo costante di auto-affermarsi. Tipicamente, un Ade che riesca a ottenere una vittoria o un riconoscimento, arriverà a dare il merito al caso, finanche a sentirsi un imbroglione perché quel successo sente di non meritarlo. In queste condizioni, è chiaro che qualsiasi cosa accada all’esterno viene filtrata da una lente brunita, diventando Spirale Nera; un complesso che si auto-afferma è come una strada già tracciata, in cui i passi vengono mossi meccanicamente verso l’inesorabile, infinita discesa.
Questo intricato labirinto in realtà è assai simile alla doppia spirale, l’antico simbolo che mostra i due sentieri della luce e dell’ombra affiancati, identici: al centro di essa, il sentiero oscuro che porta al suo interno si inverte divenendo luce e portando di nuovo all’esterno. Percorrendola, si comprende come sia necessario perdersi in cerchio arrivando pian piano al cuore del dilemma, per poi poter uscire nuovamente, più forti e consapevoli.
Come si arriva al cuore, allora? Cos’è che fa scattare l’inversione di rotta in questo Archetipo? Ade, come abbiamo visto dalla sua mitologia, non abbandona il suo Regno. Da solo non ha la forza per invertirla, deve perciò accantonare l’orgoglio e chiedere l’aiuto di altri Archetipi. è Ermes che tipicamente mette “le ali ai piedi” al Signore dell’Oltremondo per guidarlo dentro e fuori, scardinando quella Spirale Nera talmente fitta da sembrare infinita. Ermes fa intrinsecamente parte del metatìpo Ade, ma spesso è in conflitto con Saturno che lo costringe a percorrere gli stessi schemi mentali coatti e non lo rende libero di esprimersi. Ecco allora che è necessario liberare il Dio alato: viaggi, cambiamenti, nuovi ambienti, nuove conoscenze, studi o interessi, hobbies ricreativi, sono tutti spunti che aiutano l’Archetipo Ermes a emergere. Ma la cosa più importante affinché Ade decida di cedere spazio a Ermes è che riesca a vedere il percorso a spirale cui la sua danza lo sta portando: soltanto così gli sarà possibile comprendere, indi accettare di cambiare. Per fare questo gli sono necessari altri Archetipi (come Zeus e Apollo, portatori di luce) che eliminano il problema della lente scura contribuendo a una visione oggettiva delle situazioni.

L’Uomo Fantasma
Ade apprende l’invisibilità sin da piccolo, come naturale difesa del suo mondo tanto profondo quanto fragile. è uno stato che pian piano lo allontana, psicologicamente ma anche fisicamente, dal mondo degli “altri”, come un fantasma che prosegue la sua esistenza osservando gli altri vivere. Se questa condizione permane, Ade non farà mai esperienza di quella che invece è la panacea per il suo essere spettrale: il contatto fisico. Nello stato di distanza Ade dimentica di vivere il proprio corpo, probabilmente se lo trascina dietro stancamente, ne prova alle volte repulsione. Anche qui è necessaria un’inversione di marcia, che può essere aiutata dall’Archetipo Dioniso. Dioniso colma la distanza tra la mente e il corpo, invita a scoprire i piaceri sensoriali, il contatto con l’altro, insegna ad Ade un’altra profondità: quella splendida, che si apre sfiorando la pelle di un’altra persona. Grazie a lui, Ade esce dal suo stato di invisibilità e riscopre il proprio corpo: e assieme ad esso quello altrui, conquistandosi il suo posto di uomo tra gli uomini.

Il Ghiaccio e il Fuoco: lo Yin e lo Yang
In Ade convivono due elementi in forte contrasto: il ghiaccio e il fuoco. Non è un caso che l’antico regno dell’Ade fosse visto come un luogo freddo, di silenzio e paura, mentre in tempi più recenti l’Inferno cattolico che lo ha rimpiazzato sia tutto l’opposto, un luogo di fuoco, urla e orrore. Ade li racchiude entrambi. Abbiamo detto che Ade non rappresenta (o sente di non rappresentare) il modello maschile patriarcalmente giudicato vincente; pur tuttavia, in lui alberga un Signore Sovrano, una forma di energia yang: non dimentichiamoci che, sebbene la fortissima introversione dell’Archetipo, che lo porta a manifestare un’energia decisamente yin – quindi di tipo più femminile – Ade è un Archetipo di base maschile, quindi yang. è come se queste due forze combattessero costantemente dentro di lui: egli si manifesta (o meglio sceglie di manifestarsi) con un tipo di energia che è invece l’opposto di quella sua originaria. Come se avesse paura di incarnare la sua mascolinità per timore del fallimento, dell’incapacità di portarla su di sé. Questo conflitto spiega il perché degli improvvisi accessi d’ira, aggressività o bramosia di Ade: sono le manifestazioni perverse di questo fuoco soppresso sotto il ghiaccio, per cui poi il Signore Oscuro emerge dal suo regno e violenta, rapisce, distrugge. è facile che un uomo Ade contatti Poseidone in queste fasi, ma dal momento che si tratta di attimi di perdita di controllo, anziché apprendere dall’Archetipo del Signore dei Mari l’accesso al mondo delle emozioni, queste vengono vissute come deleterie perché foriere di distruzione e caos, quindi immediatamente relegate sotto una nuova coltre di ghiaccio e sensi di colpa. Effetto, questo, che non fa che rendere più profondo ancora il Reame delle Ombre.
Per bilanciare il ghiaccio e il fuoco, Ade deve fare pace con il suo maschile e permettergli di vivere al pari dell’ombra che tende a prediligere. Esiste un campo di attività estremamente benefiche per lui in questo senso: si tratta delle arti marziali. Tramite queste, Ade è capace di mettere a frutto la propria autodisciplina (in lui già molto forte ma tendenzialmente sterile) per canalizzare quell’energia che giace sopita sotto le braci. Le arti marziali, oltre a mettere in contatto Ade con il suo corpo, lo aiutano a sviluppare una forza, un equilibrio e una maestria che si riflettono in modo estremamente positivo sulla sua autostima. Il modello virile auspicato dal sistema patriarcale emerge di riflesso: non è l’interesse primario di Ade, ma consiste in un effetto secondario che contribuisce alla sua emancipazione dal giudizio sociale.