Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
A cura di Bardo Ermes
Introduzione
Ermes (Mercurio per i Romani), il messaggero degli Dèi, figlio di Zeus e Maia – una remissiva figlia di Atlante, che venne trasformata in una stella delle Pleiadi – era il secondo figlio prediletto dal divino padre. Secondo perché nacque dopo Apollo: si narra che nel suo primo giorno di vita andò per il mondo in esplorazione e inventò uno strumento musicale, la lira, uccidendo una tartaruga di passaggio; poi, affamato, rubò le mandrie sacre al solare fratello e per cucinarne la carne inventò il fuoco sfregando due legni tra loro. Colto in flagrante, dissimulò mentendo e finse ignoranza; messo alle strette, per sdebitarsi regalò al fratello la lira, conquistandone di nuovo i favori. Capiamo già dall’esempio del mito la natura di questo Dio svelto e briccone, padrone dell’ingegno mutevole e della parola. Negli altri miti che lo menzionano, è sempre coinvolto nella consegna dei messaggi da parte del padre, il recupero e il salvataggio di Dèi e umani, il passaggio tra diversi mondi: salvò Ares allorché fu imprigionato in una giara, e altrettanto fece con Dioniso in diverse occasioni; fu inoltre lui a scendere nell’Averno per riportare Persefone in superficie dalla madre in lacrime. Con la rapidità d’azione che gli era propria, veniva anche la facilità di seduzione: si accoppiò con molte donne ed ebbe molti figli (Pan, il selvaggio satiro mezzo uomo e mezzo capra; Ermafrodito, concepito con Afrodite, che incarnava l’ambiguità sessuale propria dello stesso padre; Priapo dal grande fallo, la cui paternità alcune fonti attribuiscono però a Dioniso; Tyke, la Dea della Fortuna; Autolico, il Principe dei Ladri e nonno di Odisseo). Non ebbe mai però una reale consorte, rimase quindi scapolo, figlio eterno, eterno fanciullo: un Peter Pan dei nostri giorni.
I simboli che lo rappresentavano erano i calzari alati, il cappello a tesa larga tipico dei viaggiatori, anch’esso ornato di ali, e infine il caduceo, il bastone con i due serpenti intrecciati, simbolo di morte e rinascita e dell’incontro di maschile e femminile.
Ermes patrocina la diplomazia, il senso degli affari, la comunicazione, ma dà anche vita alla parola “ermetico”, non penetrabile, oscuro, che necessita interpretazione. In Alchimia, il principio afferente ad Ermes era il cosiddetto “argento vivo”, lo spirito nascosto all’interno della materia. Si trattava del principio che univa tutti gli opposti: metallico e liquido, materiale e immateriale, freddo e infuocato, velenoso e curativo. Cavalcando la metafora alchemica, possiamo affermare che è Ermes la strada che porta all’unione e conciliazione dei due lati maschile e femminile (come ben rappresentava suo figlio Ermafrodito), dell’Animus e dell’Anima, dell’ombra e della luce, del conscio e dell’inconscio. L’aspetto positivo e negativo dell’ambiguità, lo scherzo che può diventare molesto, il viaggio che può diventare fuga, l’ingegno che è capace di furbizia, la mano rapida che può salvare o rubare, la menzogna che può arrecare grave danno con estrema leggerezza, la parola che può trasformare, tutto questo è dell’Archetipo Ermes, e di coloro che lo incarnano. Il tempo in cui viviamo, fatto di istantaneità, di rete di comunicazione globale, di virtualità, è dominato da Ermes: in quanto tale, la redenzione dell’Archetipo è fondamentale sia in chi lo incarna sia in chi lo sente debole. Come accennato, Ermes è il varco attraverso cui passa il cambiamento, quindi anche l’apertura verso gli altri Archetipi, la capacità di trasformarsi ed evolversi. Redimerlo significa saltare l’ostacolo, aprire la porta e abbracciare la strada, qualunque essa sia, senza cedere allo stress della mente, alla confusione, all’ansia e alla paranoia, al sotterfugio. Ecco allora che gli vengono in aiuto altri Archetipi: Apollo, che gli insegna la correttezza, Afrodite e Dioniso, che gli mostrano il suo lato femminile e lo introducono al sentimento d’amore e d’affetto. Ecco allora che Ermes, da briccone girovago, può evolversi in una guida per le anime e un ricercatore delle verità dello spirito.
Morfologia
Ermes è di bassa statura (tra il metro e sessanta e il metro e settantacinque). L’atteggiamento agitato e nervoso è caratteristico, anima i gesti rapidi e frequenti; il passo è veloce e scivolato (digitigrado). Ha il volto a forma di nocciola (più allungato se il tipo è più cerebrale e nervoso): il cranio largo, la fronte è movimentata nei lineamenti, alta, convessa e ben arcuata; il mento finisce affusolato, un po’ quadrato. Il naso è abbastanza lungo, dritto (o talvolta arcuato), sottile e a punta, le narici sono generalmente molto strette (funzione sentimento limitata); la bocca è anch’essa sottile, piccola, può avere gli angoli rivolti all’insù. Le orecchie sono minute e alte, a volte sporgono leggermente all’infuori. I capelli sono neri (o comunque scuri) ondulati o ricci; le sopracciglia cadono leggermente ad arco, vicine agli occhi vivaci scintillanti e neri (anche se talvolta troviamo l’occhio azzurro di Kore/Persefone, negli individui psichicamente più agitati e ferventi). Il colorito della pelle è scuro, talvolta olivastro; a riposo, appare di un pallore giallastro. Il collo è lungo e bello, le spalle sono larghe, ma il busto è fragile; le braccia sono pelose, animate da nervosismo; le mani strette, con dita affusolate. Le gambe sono gracili, anch’esse pelose; il piede termina piccolo e arcuato.
La caratteristica che colpisce subito di Ermes è la sua fisionomia “a triangolo”: il viso con fronte larga e mento sottile, le spalle larghe con vita stretta. In seconda battuta, colpiscono gli occhi di lui: vivaci, mobili, maliziosi, animati da uno scintillio vitale che dà luce al volto. Di taglia mediamente piccola, Ermes ha un corpo svelto e ben fatto con giunture sottili, che conserva la giovinezza fino ad età avanzata. Restano sempre ragazzini, anche nello spirito, nonostante l’età o il sesso: aspetto grazioso e sottile, andatura morbida e petulante, risata facile.
Il loro atteggiamento è fondamentalmente instabile e agitato: è arduo per Ermes mantenere una stessa posizione a lungo, si muove, incrocia e disincrocia le gambe, se sono seduti si alzano spesso per fare qualcosa – qualsiasi cosa, anche inutile, come spostare un oggetto casuale o spulciare in giro per la stanza. Se sono costretti a una conversazione importante, gesticolano e ticchettano con le dita sul tavolo o sul bracciolo della sedia. Il passo è veloce ed elastico, quasi scivolato: camminano sulle punte (a differenza di Saturno che invece è plantigrado e ha un passo solido), fanno passi brevi e precipitosi, sfiorano il terreno come se volassero. Tutti questi elementi convergono a far asserire agli spettatori di un Ermes che ha indubbiamente “l’argento vivo addosso”.
Rimane impressa di lui la volubilità dei gesti e delle parole: fa seguire a una parola molteplici sinonimi, saluta molte volte di seguito, col corpo, i gesti, gli occhi. Una mimica perpetua occupa i suoi silenzi mentre ascolta qualcuno, e sì animata resta quando risponde. Aggraziato, vivace e agile, riesce bene nella ginnastica, la corsa, la scherma e i giochi di abilità come la prestidigitazione.
Ha una voce debole, dolce. Parla molto e molto in fretta, con un accento allegro e amabile che diventa acuto quando tenta di convincere l’interlocutore.
Il foglietto embrionale corrispondente è ectoblastico puro. Facilmente poi sfocia in ecto-meso, arrivando addirittura al cordoblastico se presenta anche il piano mandibolare sviluppato (cosa rara per Ermes). Caratteriologicamente è un nervoso (emotivo non attivo primario), con un para- declinabile variamente tra collerico (emotivo attivo primario), apatico (non emotivo non attivo secondario), flemmatico (non emotivo attivo secondario), sentimentale (emotivo non attivo secondario) o sanguigno (non emotivo attivo primario).
Il binario di medicina cinese corrispondente è metallo-fuoco.
Il tipo femminile di Ermes corrisponde ad Atena nel suo lato ingegnoso e mentale e nell’abilità per gli affari, ma possiede una carica di brio, penetrazione psicologica e mutevolezza che la accostano a Kore/Persefone.
Psicologia e caratteriologia
Ermes è la scintilla che anima, ma che giunge anche alla realizzazione: si tratti di intraprendere qualcosa, o fare una scoperta, lanciare un’idea nuova, è sempre la sua energia che viene chiamata naturalmente in causa. Ha una potente attività cerebrale e la sua mente indagatrice non riposa mai. La sua intelligenza è vivace, penetrante, arriva in profondità e viaggia a rapidità impressionante.
Facoltà principe dell’Archetipo è la critica: uno spirito che gli permette di distinguere a colpo d’occhio il punto debole di un affare, un discorso, un prodotto o un’opera letteraria. Un Ermes può occuparsi di tutto (e facilmente lo farà). Certo, lo spirito critico lo spinge talvolta al dubbio scettico, che si trasforma facilmente in ironia, a discapito dell’ambiente che lo circonda. L’ironia è un’arma letale nelle mani di un Ermes, tuttavia essa non viene usata con cattiveria, quanto più con leggerezza: in genere Ermes ha tatto, e critica con sottigliezza senza ferire i suoi bersagli. Ha il senso dell’opportunità e percepisce intuitivamente il ritmo delle conversazioni, per cui è capace di risposte pronte e spiritose. Se discute, non è mai a corto di argomentazioni e se deve ricorre ad espedienti: è certo che riesca a cavarsi d’impaccio dalle situazioni più intricate con maestria invidiabile.
La capacità di assimilazione e la memoria di cui gode sono senza pari. Si accoppiano a una vitalità e resistenza nervosa al di sopra del normale, di cui però abusa tremendamente fino all’esaurimento. Ermes è un uomo d’affari accorto, un oratore la cui dialettica incanta, un artista poliedrico e in particolare un drammatico d’eccezione. Se è uno scienziato, è estremamente meticoloso nell’analisi e rapido nella sintesi.
Ermes è scettico, ma non a priori: è anche indagatore, un uomo di progresso che cerca di perfezionarsi per moltiplicare i propri mezzi a disposizione. La sua natura curiosa lo porta a cercare di sapere tutto, capire tutto, sperimentare tutto. Dotato di un’intuizione unica, spesso indovina le cose più che apprenderle e sa collegare i fatti su piani diversi. Queste sue doti unite assieme gli consentono di essere maestro di se stesso.
Ermes rifugge i dogmi e i princìpi assolutistici: non crede mai senza esaminare e riflettere (ricorda il motto di San Tommaso: “Se non vedo, non credo”). Se si occupa d’affari, è difficile ingannarlo; tuttavia egli si fa ben poco scrupolo a ingannare gli altri: per lui l’inganno è una sottigliezza, una furbizia, una diplomazia, e prova piacere in questo come negli altri giochi, d’amore o d’azzardo. è uno speculatore abile e possiede realmente la filosofia del successo. Se è meno intelligente, il tipo Ermes diventa allora pignolo e dispettoso, tormenta chi gli è attorno col suo costante bisogno di movimento e attività. Nervoso, agitato, fissato maniacalmente, se non mette in atto qualcosa per sfogare l’esuberanza diventa insopportabile.
Normalmente sobrio, moderato, riservato, Ermes non è un tipo sensuale. è però voluttuoso, ricco d’immaginazione, e talvolta può andare a ricercare esperienze e sensazioni straordinarie che, affliggendo la sua resistenza nervosa, possono se ripetute frequentemente determinare convulsioni epilettiche.
Ermes veniva rappresentato dagli antichi con il fallo costantemente eretto. Stupratore di ninfe, privo di affetto, Ermes funziona più grazie al suo polo superiore che a quello inferiore: ciò lo trascina in desideri morbosi, con pessime ripercussioni (notiamo qui l’aspetto selvaggio di Ermes, padre di Pan e dei fauni). Quasi privo di tenerezza, ma con un enorme bisogno di carezze e affetto, è di un egoismo impressionante, ma in gran parte inconscio. Egocentrico, ambizioso, il suo orgoglio si accompagna a un certo disprezzo degli uomini e delle cose che lo rende beffardo. Molto indipendente, difficilmente sottosta alle regole e alla disciplina; è refrattario alla dominazione altrui e sa disfarsene con abilità e senza lotta.
Dotato di capacità di eloquenza pur senza averne gli strumenti (la voce di Ermes è debole e dolce con toni talvolta striduli, non adatta all’oratoria), è un fine conversatore che sa farsi ascoltare, animato da fascino, brio e acutezza seducente. Tuttavia, a causa della sua inventiva e immaginazione fervida, è portato senza accorgersene a ingigantire le storie che racconta aggiungendo dettagli meravigliosi e irreali.
Disturbi fisici e malattie morali
La malattia morale di Ermes è la menzogna. è un essere che spesso esercita il suo spirito ironico e beffardo nell’ambiente in cui vive, seppure dotato di tatto e capace di non ferire le persone. Il suo acuto senso di osservazione e la rapida valutazione altrui possono portarlo a metodi di azione poco raccomandabili: se privo di senso morale, diventa presto un bugiardo e un ingannatore. Allora non mantiene più le promesse; ipocrita, ficcanaso, calunniatore, usa il suo ingegno per nuocere agli altri, persino agli amici e ai benefattori. L’ironia inacidisce nel suo animo piccino, diventa cattiveria, sarcasmo e insolenza, che egli distribuisce attorno con allegra noncuranza. Arriva a denunciare e tradire le persone, prediligendo armi come la lettera anonima. Semina discordia, persino in famiglia, ripetendo agli uni le parole degli altri. Se è un commerciante, falsifica la sua mercanzia e froda i clienti sul peso e la qualità dei prodotti. Cattivo consigliere, organizzatore di azioni delittuose, incita gli altri a commetterle stando nell’ombra al sicuro a godere di ciò che ha innescato. Fin troppo abile a ingannare, perché spesso arriva per mezzo della sua fantasia distorta a credere in un certo grado alle proprie menzogne, afferma autorevolmente le peggiori falsità e diventa spergiuro. Falsario temibile, agisce sullo spirito della gente con la stessa abilità con cui falsifica documenti o stampa soldi falsi. La cleptomania non è estranea a questo soggetto.
La redenzione dell’Archetipo Ermes passa attraverso la moralità: il senso di giustizia, la compassione, la concordia sociale sono elementi che fungono da contraltare alla sua acutezza spregiudicata, mantenendolo su un percorso di rettitudine. In senso più allargato, Ermes deve arrivare a conoscere l’Amore: solo facendo quest’esperienza profonda può arrivare a comprendere davvero il prossimo, e a rispettarlo senza abusarne.
La degenerazione morale di Ermes porta le modificazioni del tipo, accentuandone i connotati: il viso è marcatamente triangolare, le sopracciglia unite e ondulate; gli occhi piccoli, molto infossati, mobili, scintillanti, viperini, dardeggiano con sguardi obliqui; il naso è ancora più sporgente e a punta; la bocca, molto stretta e ondulata, assume una smorfia di perpetuo sorriso, sarcastico e un po’ inquietante. Il colorito è pallido e cosparso di macchie. I capelli sono corti e ribelli. I movimenti, bruschi e abili, ricordano quelli delle scimmie. Talvolta una spalla è più alta dell’altra. Le dita, lunghe, fanno gesti prensili involontari. Non porge mai la mano aperta, e spesso evita di fronteggiare l’interlocutore, deviando il plesso solare verso alte direzioni.
Nel suo stato fisico di normalità, Ermes non sa cosa sia il riposo. La sua agitazione fisica e mentale lo tiene in un costante nervosismo e tensione che, nonostante la resistenza del soggetto, sfocia progressivamente in un esaurimento: dichiara allora di essere sfinito, incapace di reagire; sente il peso insopportabile del contrasto tra il suo ritmo frenetico abituale di attività e lo stato di debolezza fisica e depressione morale in cui versa.
La grande malattia di Ermes è l’esaurimento nervoso. Esso si può manifestare con la perdita di ogni energia morale e un profondo scoraggiamento, oppure può sfociare più subdolamente in altri atteggiamenti sclerotici, quali la preoccupante ricerca di sensazioni nuove, esperienze che cerca e ripete compulsivamente che generano nuove nevrosi e spesso manifestazioni neuropatiche (crisi di nervi, convulsioni).
Occorre poi tenere presente che Ermes ha spalle larghe ma torace stretto: nella sua continua frenetica attività ha bisogno di respirare, ma non se ne concede il tempo e così affatica il cuore, male irrigato dal sangue povero di ossigeno. Soffre spesso di palpitazioni, sensazioni di soffocamento nervoso, angosce e crisi depressive.
Il rimedio omeopatico base per Ermes è Silicea: è un soggetto demineralizzato (come suo fratello Apollo), che lavora troppo e logora la propria resistenza nervosa. Quando è depresso, diventa pusillanime, pauroso e perde la fiducia in sé. Si scoraggia al minimo tentativo, il lavoro cerebrale lo affatica, deve sforzarsi per trovare le parole ed esprimere il proprio pensiero. Eppure vuole continuare a lavorare, non ascolta i consigli. Dimagrisce progressivamente, diventa irritabile, ma ha un forte desiderio di rimanere sdraiato e diventa molto sensibile al freddo, non riesce a scaldarsi (in particolare ai piedi). Rimedi ausiliari per il tipo sono Arsenicum Album, Iodum e Argentum Nitricum (tutti legati all’agitazione nervosa e le ansie che non passano); possono essere d’aiuto anche Lachesis, Chamomilla (il rimedio dei bambini), Ignatia (particolarmente femminile), Tubercolinum e Medorrhinum. è impossibile mettere a riposo completo un Ermes: egli troverà requie solo in una nuova attività. Allora, un’ottima cura per lui può essere consigliargli dei cambiamenti, anche frequenti. Devono essere attività orientate in senso completamente contrario a quello che Ermes prenderebbe: se all’attività psichica viene appaiata l’attività fisica (moderata, senza esagerazioni), la legge di compensazione può riportare Ermes all’equilibrio dinamico che lo rimette in salute.
Sviluppo
Come per tutti gli Archetipi, la descrizione psicologica che viene fatta in questa sede è del tipo base. Alcune di queste caratteristiche possono mancare nel metatipo dell’individuo preso in analisi, alcune fasi della vita possono essere dominate da altri Archetipi. Ermes può manifestarsi in determinate situazioni, ad esempio in concomitanza con il periodo della fanciullezza, oppure in risposta a grandi cambiamenti di vita, in cui occorre avventurarsi in territori inesplorati e aprirsi al nuovo; ci accompagna anche quando scegliamo di non pianificare e lasciare spazio alla spontaneità e al caso (che si tratti di un discorso da tenere in pubblico, o di un viaggio da intraprendere). Oppure può essere il protagonista di momenti o ambiti definiti, come quello lavorativo, sociale o affettivo. Di seguito osserviamo il percorso del tipo base.
Infanzia – I genitori
Essere secondogeniti in famiglia (o comunque avere fratelli maggiori) aumenta le probabilità di sviluppare Ermes. Non a caso, nella mitologia egli era il fratellastro minore di Apollo: come tutti i secondogeniti veniva trattato con più libertà, meno costrizioni da parte dell’autorità poiché il primogenito ha già “spianato la strada”. è altresì vero che un secondogenito viene al mondo con la consapevolezza inconscia che qualcuno ha acquisito l’eredità genitoriale prima di lui: è per questo che egli nel mito ruba le mandrie ad Apollo – ed è per questo che probabilmente si instilla negli Ermes il germe della scaltrezza, che può diventare truffaldina. Il risultato spesso osservabile è che se i secondogeniti partono non avendo niente, finiscono poi per avere tutto – o molto. Sono costantemente visti come “i più piccoli”, vengono trattati con maggior libertà e più riguardi; sviluppano così un’abilità nell’evitare gli scontri e i problemi e ricorrere alla dialettica, alla furbizia e all’aiuto esterno per risolvere le complicazioni.
Proprio come il Dio, che fu già molto attivo sin dal primo giorno di nascita, così è il bambino Ermes: spesso precoce nel camminare, nel parlare, esplora tutto e tocca tutto, smonta le cose ed entra ovunque. Colto “con le mani nella marmellata”, sarà tutto innocenza e fascino. è curioso e affettuoso, ha un autentico interesse per il mondo per cui va d’accordo con le persone, di qualsiasi età esse siano.
All’asilo e alle elementari Ermes si trova bene: apprende con facilità, se non gli si impone troppo severamente di stare fermo e seduto e non gli viene imposto di studiare con metodo. Alcuni dei possibili problemi futuri cominciano a manifestarsi in quest’età in modo innocente: inventa storie o scuse, ha l’abitudine di mentire sistematicamente, anche quando non ce n’è bisogno; non rispetta la proprietà altrui e allunga la mano sulle cose che lo attirano. Sono comportamenti infantili e innocenti, che spesso vengono presi sottogamba perché in lui non c’è malizia e le scuse che inventa sono spesso divertenti. Se non vengono arginati immediatamente, tuttavia, possono influire negativamente sul suo carattere e trasformarsi in modus operandi in età adulta. Viceversa, se viene rimproverato troppo severamente e bollato come “bambino cattivo”, il rischio è l’impersonificazione con il ruolo, anch’essa deleteria. Con il bambino Ermes occorre scindere molto chiaramente l’atto dall’attore: se un’azione è sbagliata, non è detto che chi la compie sia anch’egli sbagliato. ‘Il modo migliore per affrontare un errore è porvi rimedio con impegno sincero’: questo tipo di messaggio aiuta Ermes a instradarsi su un percorso di crescita e miglioramento personale, nonché di utilità sociale. Un altro messaggio estremamente importante per la crescita di Ermes è ‘non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te’: aiutarlo a mettersi nei panni altrui comporta lo sviluppo dell’empatia, o comunque di un concetto di reciprocità e rispetto del prossimo per lui estremamente benefico.
I genitori svolgono un ruolo pivotale per l’evoluzione di Ermes, specialmente nella fanciullezza. La madre perfetta per Ermes (che ripropone il canone di Maia), introversa, non possessiva, autosufficiente, ricalca le fattezze dell’Archetipo Estia. Se ella è l’unico genitore, Ermes farà di tutto per procurare a lei e se stesso il benessere desiderato, con qualsiasi mezzo – come nel mito. Se invece la madre che gli capita è possessiva e insicura (Demetra o Era), il rapporto sarà conflittuale. Per Ermes, la madre spesso rappresenta la donna più importante della sua vita, che decida di sposarsi o meno. Per ciò che concerne l’autorità maschile invece, un padre Zeus che non lo giudichi troppo ma che riesca a vedere attraverso i suoi sotterfugi e che possegga un polso fermo è il padre migliore che possa capitargli. Viceversa, un tipo giudicante e tagliente come Saturno o Ade, oppure un violento come Poseidone, sono i modelli peggiori per il suo sviluppo. Fondamentale è comunque l’atteggiamento nei confronti delle sue malefatte: se, come faceva Zeus, il padre mostrerà divertimento e approvazione (anche velata) nei confronti delle furberie del figlio, nonostante le punizioni severe, un doppio messaggio passerà a Ermes, piantando il seme per un possibile sviluppo distorto. è necessario polso e univocità nel momento del rimprovero, una chiarezza cristallina che non lascia aditi. Spesso il padre vede nelle trovate di Ermes il lato di sé che ha dovuto censurare, o le cose che non si è mai permesso di fare, e inconsciamente ne gode: questo tipo di transfert è deleterio per il percorso di entrambi.
Adolescenza e prima maturità – Il lavoro, i rapporti, matrimonio e famiglia
Mai come per altri Archetipi vale per Ermes il detto: “il ramo segue l’inclinazione del tronco”. Durante l’adolescenza, Ermes mette in discussione tutte le regole convenzionali e ciò che gli viene imposto dalla società. Egli si preoccupa di ottenere ciò che vuole dalla vita, non curandosi dell’impegno che si richiede per raggiungerlo. La varietà di interessi che ha, poi, rende facilmente il suo percorso un continuo zig-zag. Arriva a toccare ogni confine, “tasta i limiti” di ogni cosa, li attraversa con facilità, proprio come il Dio che gli somiglia: gli usi e costumi di un’altra cultura, il coprifuoco imposto, l’accesso vietato a una banca dati online, sono tutte sfide che accetterà e attraverserà, in un modo o nell’altro.
A scuola non punta ai voti alti (necessita di Apollo per farlo); se riesce è perché è interessato o stimolato dal soggetto degli studi. Potrebbe lasciare la scuola per seguire un’invenzione o un’ispirazione, o addirittura un’impresa personale, che sia un’azienda, una squadra sportiva o una rock band. Oppure potrebbe mettere in atto il modello di Ermes vagabondo, senza dimora in giro per il mondo. è questo il periodo in cui rischia di identificarsi anche con il ladro e il truffatore, se attirato da cattive compagnie od organizzazioni criminali. Per contrasto, potrebbe invece sviluppare interessi spirituali, filosofici o psicologici (l’Ermes guida delle Anime).
Nella scelta del lavoro e nell’atteggiamento verso di esso si riconosce il Dio: è difficile che si specializzi in una cosa sola, o che sia un piccolo ingranaggio di una grande ruota. Non ama essere incasellato, apprezza la libertà di movimento sia psicologicamente che fisicamente, per cui si trova bene a viaggiare spesso. Non ama fare nulla canonicamente, la sua testa è sempre proiettata su altre strade – o scorciatoie. è un inventivo, la cui creatività spesso va dispersa. è opportunista, in tutti i sensi positivi e negativi del termine: percepisce e coglie le occasioni al volo, per questo è un ottimo commerciante o negoziatore. Ma la stessa abilità che gli consente di vedere chiaro nelle situazioni e nelle persone, lo rende potenzialmente un terapeuta eccezionale, capace di accompagnare i pazienti dentro e fuori le loro zone oscure.
Nei rapporti umani Ermes è lo stesso: sembra sempre apparire all’improvviso, conquista rapidamente, rapidamente sparisce, proprio quando sembra che la relazione stia concretizzandosi. Tornerà senza scusarsi, di nuovo all’improvviso, dopo un lungo periodo di silenzio. Per lui, vale il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Ermes vuole sentirsi libero di entrare e uscire dalla vita delle persone senza dover sentire il peso di alcuna responsabilità. Per questo si trova bene con donne che non hanno su di lui aspettative irrealistiche e non proiettano su di lui bisogni che egli non è in grado di soddisfare (perfette le Estia, che gli fanno quasi da madre, le Afrodite emancipate e sicure di sé; pessime invece le Era e le Demetra). Il confine tra amicizia e amore – come tutti i confini per Ermes – è piuttosto labile, e può essere attraversato più volte, sempre in modo libero e spassionato. Ma c’è un lato oscuro che lo macchia: la possibilità dello sfruttamento degli altri. Egli infatti tende ad agire d’impulso e prendere ciò che vuole quando lo vuole, e quando questo qualcosa gli sfugge può diventare incurante delle conseguenze delle azioni che mette in atto per ottenerlo. è facile perciò immaginare cosa può accadere se Ermes si invaghisce di una donna sposata.
Con gli amici è il gregario perfetto: frequenta gruppi diversi, per interessi ed estrazione sociale, si unisce a uscite già organizzate spesso scombinandole, oppure crea lui stesso occasioni di incontro ogni volta diverse. Ma in fondo, Ermes è un gregario solitario: le sue amicizie sono fondate sulla condivisione di attività, non sull’aprire l’animo alle confidenze, per cui assai difficilmente arrivano in profondità.
Nell’ambito della sessualità, Ermes ama esplorare e sperimentare. Il suo fascino conduce le persone a lasciarsi andare e assecondarlo, per cui è facile che abbia fatto le sue prime esperienze molto giovane, per gioco. Se è eterosessuale, è assai facile che gli sia passata per la mente sovente la fantasia di far sesso con uno o più uomini (o con donne, se è omosessuale); ma a prescindere dalla sua inclinazione principale, Ermes avrà quasi certamente un atteggiamento bisessuale: non giudica e non si sente minacciato da nessuna tendenza presente in lui (non a caso è mitologicamente il padre di Ermafrodito).
Non si sposa se non ha sviluppato altri Archetipi: sarà uno scapolo sfuggente, un dongiovanni impenitente sempre proteso alla prossima conquista. Se matura, però, può scoprire una capacità di impegnarsi che lui stesso non avrebbe immaginato. Rimarrà un solitario, si aspetterà che la moglie sappia sbrigarsela da sola e possa supportarlo all’occasione, non la informerà di nulla e non le chiederà granché. Per questo la coppia con Estia funziona molto bene: lei è indipendente, una casalinga tradizionale ma dedita anche ad altro, non gelosa, auto-centrata. Anche con Afrodite il rapporto può funzionare: entrambi liberi, dediti completamente a ciò che stanno facendo nel momento, creativi, senza orari, sono una coppia rocambolesca che vive nel vento, spesso convivono senza sposarsi.
Ermes ebbe mitologicamente molti figli, di cui non si curò molto. Alcuni (come Pan) mostravano caratteristiche per metà animali, o non canoniche (Ermafrodito): ciò rappresenta la potenziale minaccia insita nel fatto che i figli di Ermes possono come il padre mostrare impulsi antisociali o sessuali difficili da gestire. Essendo un padre assente, Ermes sfugge dal ruolo di mediatore tra i figli e il mondo, abbandonandoli psicologicamente (o fisicamente) al loro destino e alle loro esperienze. Non fissa limiti, lascia fare a modo loro, spesso è incoerente nel comportamento, assumendo una posizione da compagno di giochi più che da genitore: se la madre non sopperisce a questa sua mancanza, l’educazione della prole è a serio rischio.
Mezz’età e vecchiaia
Se è riuscito a trovare un lavoro remunerativo e un posto nel mondo stabile, Ermes scopre in questa fase della vita un tesoro enorme: la possibilità di viaggiare all’interno di se stesso. Ma se arriva a questo punto che è ancora l’eterno adolescente, costantemente in fuga da se stesso e dagli altri, lo aspetta una crisi durissima: il fascino si è affievolito, non può più usarlo per coprire la sua mancanza di sostanza. Il fallimento diventa clamoroso, e porta alla depressione.
In vecchiaia, Ermes è decisamente un personaggio inconsueto: può diventare l’anziano furbacchione senza fissa dimora che racimola il companatico grazie alla sua parlantina; oppure al contrario, può diventare la guida per gli altri viaggiatori, l’uomo dalla visione globale, esploratore della psiche e dei meccanismi del mondo. Fino all’ultimo giorno di vita, Ermes esplorerà nuovi campi, incontrerà persone nuove, inseguirà nuove idee. E, probabilmente, considererà la morte come l’ennesima avventura che lo aspetta.
Vie di crescita e Redenzione dell’Archetipo
Ermes è l’argento vivo, il metallo liquido e tagliente, l’attraversatore di varchi, il vento mai uguale a se stesso. Un Archetipo che dona un’energia unica, dei doni incomparabili, ma che di contro non insegna a utilizzare. I suoi problemi sono tutti legati al modus operandi: cosa fa con le sue capacità, fin dove si spinge, con quanta considerazione delle conseguenze e del prossimo. Lasciarsi dominare da lui significa accondiscendere alla crudeltà dell’ingegno, divenire schiavi dell’istinto, come il gatto che uccide il topo per gioco.
Il Rispetto della Soglia
Ermes è dotato di calzari alati, il dono che gli consente di varcare qualsivoglia confine con agilità e leggerezza. E proprio questa leggerezza diviene il suo tallone d’Achille: non si pone attenzione a ciò che riesce facilmente, lo si fa e basta. Ermes così non impara a fermarsi di fronte a una soglia, a riconoscerne la sacralità, apprezzare l’importanza del passaggio: entra ovunque, senza chiedere permesso, esce senza congedarsi. E quando le soglie che attraversa sono quelle delle zone intime e fragili delle altre persone, il momento è critico. Senza la dimensione di spiritualità e di rispetto, Ermes è una pallottola schiava della sua stessa velocità, incapace di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie capacità. è solo nel momento in cui comprende l’importanza del suo ruolo di attraversatore di confini, di guida per le altre anime, che può sviluppare rispetto per i mondi che i suoi piedi calcano, accettando il senso del sacro nella sua vita. Proprio come nel mito in cui andò a recuperare Persefone nell’Oltremondo, o quando salvò la vita al piccolo Dioniso. Persefone e Dioniso rappresentano l’Anima e il Bambino Divino che sono in ognuno di noi: nelle mani di Ermes è il potere di salvarli o abbandonarli – i due serpenti gemelli, che si arrotolano sul suo bastone. Sono entrambi nelle sue mani, il veleno e la cura: la differenza sta nella coscienza e nel rispetto del compito, la consapevolezza di operare su un piano ben più grande di quello visibile, di cui tutti gli altri mondi sono parte.
Alla Ricerca dei Tre Maestri
Da solo, Ermes non può diventare adulto. è condannato a un’eterna fanciullezza, inconsapevole, schiavo della sua Ombra: il Briccone. Sono tre gli Archetipi Maestri capaci di emanciparlo da se stesso: Zeus, Apollo, Afrodite.
Zeus è il padre e il maestro di cui Ermes è in costante ricerca. Può avere la fortuna di incontrarlo nel suo percorso, ma deve prima o poi interiorizzarlo: quando il bambino che è in lui gli chiede di abbandonare tutto e mettersi a giocare, è la voce di Zeus che lo riporta all’ordine. Apollo è invece il portatore di chiarezza e giustizia: può essere un amico buon consigliere o un fratello maggiore, con il suo supporto Ermes è capace di vedere attraverso le sue stesse menzogne e darsi delle regole per seguire un sentiero retto; è la seconda chiave che ha bisogno di interiorizzare nel suo percorso di crescita. La terza – ma non meno importante – è Afrodite: è la dimensione femminile, che lo mette in comunicazione con il sentimento proprio e degli altri. Ermes la scopre in genere attraverso una donna portatrice dell’Archetipo che lo introduce in questo mondo nuovo. Una volta aperta la porta all’amore e sperimentato il sentimento, Ermes fronteggia la sua vulnerabilità e scopre il suo corpo, uscendo dal regno della mente. Questo è il viaggio che cambia Ermes per sempre, completando le sue mille sfaccettature e dandogli la consapevolezza dell’altro lato della medaglia. Con queste tre chiavi, Ermes apre tutte le sue porte e acquisisce il potere di diventare chiunque desideri, in piena padronanza di sé.