The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Lughnasadh 2007

Lammas 2007

Questa notte ho fatto un sogno. Mi è capitato alcune volte di farlo, ma questa volta è stato più intenso.
Ho rivissuto tutta la mia vita, negli attimi salienti, in quelli meno decisivi... Ma conservavo dentro me tutta la coscienza degli anni passati, quindi anche il bagaglio di errori commessi, grossi o piccoli che fossero.
È stato come se potessi rimescolare le carte e giocare una nuova partita, conoscendo però a memoria ogni singola mano, ogni singola mossa, per non ripetere nuovamente gli stessi sbagli. È stato come avere la possibilità che ognuno desidera: scegliere nuovamente con una coscienza diversa quei bivi che sai che ti condurrebbero in luoghi sbagliati. Non aggirarsi per quella via quella data notte, non rispondere così a quella professoressa in prima superiore, attendere tre minuti, quel giorno, per salire in macchina e partire, dire a Fabio che non deve salire su quell'auto che andrà nei boschi che segneranno la sua tomba, nonostante la guidino quelli che reputa amici. Decine e decine di momenti, situazioni diverse che sono tutte sassolini nella nostra vita. Sassolini che stanno stretti al cuore, e che in se stessi non pesano, ma che accumulati e compressi fanno sentire il rimorso e il senso di colpa e il desiderio di poter mettere a posto le cose senza, invece, averne la facoltà.
I primi attimi del sogno sono stati rapidi, in un'età senza decisioni non puoi sbagliare fintanto che non rischi la vita e fai venire i capelli bianchi ai tuoi genitori. Ma presto, tempo di un battito di ciglia, ero davanti alla prima volta in cui potevo scegliere... e mi sono reso conto immediatamente, in meno di un secondo, che cominciavo ad avere paura. Il sogno stava diventando un incubo. Mi sono accorto che avrei dovuto attendere altri ventisette anni per vedere Morgan, mio figlio. Ventisette anni per abbracciarlo nuovamente, per sentire il suo odore di biscotti nei primi giorni, per sentirlo parlottare e camminare e stringermi forte. Non avrei potuto attendere tutto quel tempo con la coscienza di cosa significa. Era troppo.
Se non conosci una cosa, dicono, non ti mancherà mai. Non saprai mai cosa significa perderla. Io la conoscevo... e l'avevo perduta per quasi trent'anni.
E proprio mentre stavo pensando a questa eventualità mi resi conto di un altro terribile evento: se avessi cambiato anche solo una virgola di quello che era stato; anche solo due paroline dette in maniera diversa, e se tutto non si fosse svolto come la prima volta... per una serie incredibile di fatti collegati l'uno all'altro io avrei eliminato un tassello del domino e la caduta generale si sarebbe interrotta. E così, immediatamente, ho capito che dovevo scegliere se gettare all'aria i sogni di poter vivere una vita senza ripetere gli errori del passato, ma sacrificare così la possibilità di avere Morgan, esattamente come ora. Non credo di averci pensato nemmeno. Ho gettato tutto nel cesso e ho ripetuto gli stessi, terribili, dolorosi errori; ho fatto piangere mia madre, ho fatto soffrire i miei amici, le donne che mi amavano, ho tradito, abbandonato, fatto tutto ciò di cui non vado fiero... ma che, in un modo o in un altro, mi hanno portato lungo questa via fino a qui.
Qual è la scelta giusta?, mi domando... dopotutto se non giochi una mano di poker in un modo, la giochi in un altro... se non metti il piede in una pozzanghera finirai per metterlo su una merda. Non esiste la possibilità di sistemare ogni cosa... forse per una questione di equilibri, o peggio, di disposizione naturale. Dobbiamo assaggiare la pasta di cui sono fatti gli errori per giungere alla saggezza, e quando la si raggiunge, capiremo che senza quegli errori, noi non saremo niente.
In un momento della nostra vita, tutti noi... abbiamo pensato di essere destinati a grandi cose. Qualcosa per cui saremo ricordati per sempre.
Ma forse sono gli esempi davanti cui siamo sottoposti ad essere sbagliati. Crediamo, assurdamente, che per essere ricordati sia necessario che la nostra vita sia piena di vicissitudini che coinvolgano l'intera umanità. Potrebbe anche essere così; capita ad alcuni. Ma le grandi cose cui siamo destinati sono solo quelle che ci rendono orgogliosi di averle fatte, nonostante gli sbagli, le lacrime, le urla... tutto quello che pensiamo ci possa fare male. Fanno parte di noi, in ogni istante. Non è tanto il nostro temperamento, il nostro rapportarci con gli altri esseri umani, e soprattutto quello che pensano loro di noi ad etichettare le nostre gesta e renderle grandi... è quello che noi pensiamo di ciò che facciamo. Se riusciamo a guardare con il giusto equilibrio e con la bellezza nel cuore tutto ciò che facciamo, quando ci porta alla costruzione e non alla distruzione fine a se stessa, capiamo che la semplicità della vita è già di per sé una grande cosa.
"Non voglio per forza essere una rockstar", disse Lenny Kravitz una volta "voglio solo scrivere grandi canzoni". L'essenza sta tutta qui. Non sforziamoci di pensare a come diventare immortali. Impariamo il modo migliore per vivere la nostra vita mortale, e la pienezza che ci lasceremo dietro, influenzerà, nel piccolo, le persone che ci circondano. E così... anche se piccole... ma saranno sempre grandi cose.

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