The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Oestara 2015

Oestara 2015

Una parte d'amore è innocenza
Una parte d'amore è colpa.
Una parte è latte,
che diventa acido appena sparso.
Una parte d'amore è sentimento,
una parte è lussuria e una parte è
il presentimento che torneremo polvere.


Come la bruma che non lascia sfregi sul verde cupo della collina, cominciava una bellissima poesia sull'amore. Quando ancora poteva avere un senso impararle a memoria senza carpirne il significato ne imparavo un sacco. Poi quando per la prima volta sali sul ring per scontrarti con la vita, ti accorgi che i tuoi guantoni sono lisi e di seconda mano. Se non sei un coglione è quello il momento in cui possono giungerti chiare alcuni fattori determinanti. Ad esempio, anche se ogni essere umano ha dentro di sé, anche in minima parte, ognuno degli elementi presenti in natura, non è conoscere a memoria la tavola periodica che mi permetterà di capire l'essenza di cosa significa vivere in questo corpo. Allo stesso modo conoscere a memorie poesie d'amore nella vita non mi ha mai aiutato a capire questo sentimento. Però è curioso quando, dopo aver esperito alcune situazioni piacevoli o spiacevoli, leggendo alcune poesia come questa, che dice che il vero amore non lascia tracce, ti ritrovi a capire realmente cosa intendeva chi l'ha scritta.
Forse chi diceva che la vita è arte sbagliava. Ma non sbagliava chi diceva che l'arte è vita. Non ci è concesso, infine, di capire il perché alcune persone parlano di alcune cose in un certo modo prima di averle provate. Forse l'amore quindi lascia sfregi su di noi e solo quando li abbiamo possiamo riconoscere quelli degli altri. Un po' come quando un genitore parla a qualcuno che ha figli. Parte della comunicazione avviene in una sfera di non detto, perché in un modo o nell'altro si passa da alcune fasi e le si dà per scontate; nei termini normali tutti i genitori conoscono alcune sensazioni di preoccupazione per il futuro, di timore di non essere abbastanza di questo o di essere troppo di quello. Forse verrà un giorno in cui poi si troverà una pace in questo scisma interno; giorni in cui si potrà fare pace con i propri errori, con le proprie impossibilità, le proprie debolezze e si accetterà ciò che abbiamo fatto davvero come se fosse il meglio che potevamo. Saper guardare davvero la bellezza che c'è nel mondo. Lo vedo negli occhi di mia madre quando guarda i suoi nipoti. C'è un'adorazione e un amore che va oltre la comprensione della possibilità di pensare alle proprie posizioni passate, ma solo a quello che rimane, a quello che c'è adesso, con alcuni sbalzi su un futuro incerto, come sempre.
Come tante altre cose che provocano paura, dai terribili villain di Outlast, mutilati e sanguinari, rinchiusi nelle loro celle, al buio, attendendo il momento più propizio per apparire e farti dichiarare chiaramente di non avere abbastanza fegato per continuare a giocare, a quei momenti in cui non sai proprio come farai a non lasciarti cadere a terra, a volte mi rendo conto di quanto coraggio serve per continuare ad avere fiducia.
Se davvero il vero amore non lascia tracce, come frecce senza bersaglio, come manette fatte di neve, il mio timore è che non avremmo modo di ricordarci del suo passaggio. Dopotutto per dipingere un quadro bisogna pur sporcare i pennelli.
Ricordo di un tempo in cui sprezzavo la paura. Non capisco cosa mi sia successo. Al servizio civile scavalcai il cancello del cimitero del paese per fare delle foto by night e mi proposi per un posto di guardiano notturno al camposanto di Cernusco. Vero è che questa proposta di lavoro compromise la mia possibilità di uscire con la ragazza che lavorava nell'ufficio comunale di Monzambano. Tuttavia ora, forse complice anche l'unica serie tv che seguo, avrei delle difficoltà a tali prodezze.
Tuttavia di una cosa sono sicuro: non credo che conoscere gli scritti di chi scrisse dell'amore mi permise di capirlo, di comprenderlo. In verità sono sempre stato uno che dava pessimi consigli. Al contrario di chi insiste tuttora a venire a chiedere a me alcune cose. Mi soffermavo sempre sull'incomprensibilità di alcune cose. Mi affascinavano. Prima di conoscere Sheldon Cooper ero già affascinato dal suo modo di dialogare con Amy Farrah Fowler. Ma c'è sempre quella grande sorpresa che ci coglie alla sprovvista. L'altro giorno, di ritorno da jogging con mio figlio (sì avete letto bene), mi ha fermato davanti ad un'edicola e mi ha chiesto in prestito cinque euro. È stata la prima volta che mi ha chiesto cinque euro "in prestito". Nel senso, prima di quel giorno mi aveva già chiesto dei soldi per qualcosa, chessò un gelato con amici, un pacchetto di carte di Magic, un gioco in sconto su Steam, ma non aveva mai dato ad intendere che desiderasse rendermi i soldi per i suoi acquisti. Ovviamente l'istinto mi ha spinto a chiedergli per cosa potessero servirgli. Trovandoci di fronte ad un'edicola in principio pensai volesse qualcosa del genere. Ma lui innocentemente mi indicò una tazza bianca con una scritta ad imitazione del simbolo della Fox Enternainment, con due oscar uno a fianco all'altro, esposta in vetrina, poggiata su uno scaffale. E la scritta dice: "PAPÀ SEI UN MITO!".
Ora, io non mi sono mai considerato un cazzo di uomo tutto d'un pezzo. È inutile che finga di avere qualità che non ho. Fin da quando ero un ragazzino (e quindi quando alcune cose non ti appaiono ridicole come quando diventi adulto), se mi fossi fatto chiamare con nomi fighi, che suonavano molto eighties e che riprendevano quelli dei duri dei film di quei tempi, come chessò Cobra, Iena, Corvo o anche Lupo Solitario, sarei parso stupido. Mi sarebbe stato chiaro fin da subito, senza bisogno che qualcuno me lo facesse notare, che stavo decisamente sbagliando strada. Se avessi cercato di apparire come statuario, fisicamente prestante, beh, sarebbe stato un tentativo a vuoto. Insomma, sono una persona che conta sul cervello prima che sul fisico. E devo dire che questa cosa mi ha salvato dai guai molto spesso, forse tanto quanto mi ci ha fatto infilare. Come tale sono una persona che ha una certa preponderanza verso il valore dei sentimenti e delle emozioni, senza scardinarle dal mio vivere e le riconosco sin da quando ne ho memoria. Non ho mai finto di essere scevro da esse, di rimanere immune dalla sofferenza, dal desiderio, dalla passione, dall'amore. Non ha senso che ora nasconda l'emozione che ho provato in quel momento, a leggere quelle parole. Erano solo quattro parole. Semplici. Ma alcune cose, come sosteneva il mio collega alla Mediobanca quando mi parlò della sua esperienza culinaria con le formiche salate in Kenya, vanno contestualizzate.
Mio figlio voleva dei soldi in prestito perché per lui farmi quel regalo doveva significare qualcosa di più del solo darmi un cuscino per la festa del papà. Voleva che quel regalo fosse interamente suo, che fosse ottenuto spendendo dei soldi suoi, non di qualcun altro. Soldi che al momento non aveva con sé perché al sicuro nel porcellino blu e rosso sul ripiano della libreria, appena a fianco alla statua di Pan.
Io credo che queste cose lascino dei segni. Io me le ricorderò finché vivrò. E forse mi verrà spontaneo raccontarle come aneddoti alle fidanzate che porterà a cena; ammesso che avrà il fegato di portare a cena da me qualche fidanzata.
Quando è venuto al mondo io e sua madre abbiamo dato a nostro figlio tre nomi. Due di questi sono stato io a sceglierli; ovviamente con il benestare degli altri ventitré cromosomi. E questi due nomi arrivano da persone che sono state speciali nella mia vita. Nessuna di loro aveva questo nome all'anagrafe. Erano nomi acquisiti per motivi del tutto personali. Ma sono persone che mi hanno insegnato qualcosa di importante, di determinante, in modo diverso, sull'amore. Ora, forse un paio di anni fa, una di queste persone ha avuto una bambina e ha smentito moltissime delle infrastrutture che lei stessa si era creata e che riguardavano la sinusoide carriera-figli. O almeno spero che le abbia infrante. I bambini hanno capacità innate a mettere pepe nella vita. Ad ogni modo questa persona mi ha insegnato che l'amore è un attimo. Che puoi stendere per un tempo indefinito, certo, ma che non puoi sperare di riuscire a pianificare senza incorrere in problematiche gestionali che nemmeno un fisico quantistico che studia la teoria del caos potrebbe prendere in considerazione. Un giorno, vagando dopo un viaggio attuato con il preciso scopo di riflettere, finisci in un locale con vista stupenda alle pendici del Gran Paradiso. Ordini una fonduta e appena poggi il cucchiaio arrivano tre farfalle monarca e ti si posano addosso e stanno con te senza mostrare alcuna paura per quasi un'ora, saltando dalle mani al viso, ai capelli. Si poggiano sulle tue labbra, sulle braccia. Se eri a cerca di segni, beh, li trovi di sicuro. A discapito di chi non riesce a spiegarsi come da una propensione per i lepidotteri di essere attratti da alcuni esseri umani si possa giungere a parlare d'amore, di poesie, di fiori. È così che capita a volte. Come quelle visioni che ti prendono quando sei bambino, proprio quando stai per addormentarti; chiudi gli occhi e ti immagini quando sei grande, adulto, e ti sembra di vederti come se non ci fosse nulla di fuori posto. E io ricordo che sentivo la tv dei miei, nella grande cucina abitabile che dava a nord, borbottare versi incomprensibili, mentre nella sala dove dormivo, a fianco al letto di mio fratello, io pensavo a quante cose strane avrei potuto fare. E mi immaginavo soprattutto a cantare dal vivo, con in mano un microfono e sotto di me una folla adorante che si muoveva ai miei gesti. Poi sono cresciuto e quelle cose si sono avverate, qualche volta. Non sempre, ma qualche volta sì. E quei sogni che ti tengono sveglio perché sai che quando crescerai svaniranno. Anche quelli, sì, fanno parte di questa categoria.
L'altra persona che ha dato nome a mio figlio è legata alla musica, nella mia vita. Ed è paradossale come se da una parte c'era una predisposizione all'ordine e alla precisione assoluta sotto alcuni aspetti sentimentali di una delle due persone, quasi da risultare atenea, dall'altra ci fosse invece il totale caos dionisiaco che sfocia nell'autodistruzione quando la trasformazione di se stessi non è abbastanza matura, quando la carne non è ancora cotta e arrostita e il cuore non può essere colto.
Quando ho reincontrato una delle due persone lui mi ha chiesto perché ho dato il suo nome a mio figlio. E io gli ho risposto che alcune persone rimangono, dentro di noi. Indipendentemente da quello che succede nella vita. Lo so che si è commosso a sentirmelo dire. Mica poteva nasconderlo così, su due piedi, senza farsi scoprire. Questi sono i segni che l'amore lascia, caro il mio Cohen.
Molte notti resistono senza una luna, senza una stella. Così resisteremo noi, quando uno dei due sarà via, lontano. Si chiude in bellezza quella poesia. Ed è forse la parte che preferisco, perché mi fa riflettere sempre su come il passaggio ci serva per renderci conto di quello che abbiamo, ma come spesso non possiamo prendere in considerazione i risvolti di ciò che non abbiamo più ma che potrebbe servirci.
Quando gli antichi assistevano a fenomeni come quello di questo equinozio, ossia il sole che viene divorato dalla luna, non prendevano certamente bene questi eventi. A parte ovviamente le streghe tessaliche che, al contrario dei sovrani (quanto meno come ci fanno passare, tra gli altri, Virgilio ed Orazio), erano ben a conoscenza dei moti celesti al punto da prevederli con una precisione pressoché attuale. Gli altri, bene o male, cadevano nel panico. James Frazer alzerebbe le spalle a queste parole, certo, considerando che lui reputava "superstiziosi selvaggi" persone della stirpe di Nelson Mandela. Ma io sono superstizioso e selvaggio anche più di quanto uno possa anche lontanamente intuire, per quanto abbia studiato abbastanza da poter mettere ordine nelle cose che dico. Quanto meno qualche volta.
A volte però mi fa proprio salire la risata amara alla bocca rendermi conto di quanto spesso credo che le cose, a distanza di anni, non mi tocchino più e invece, in fondo, sento ancora quegli uncini appesi al cuore. Forse perché a volte vivi delle situazioni allo sbaraglio, con quella spavalderia del credere che alla fine sei un vincente e poi, dopo qualche tempo, ti rendi conto che alla fine hai fatto male i conti. I segni che l'amore, nelle sue diverse forme, lascia dietro di sé, sfiorandoti il corpo, sono come cicatriti biancastre che nessuna abbronzatura può sperare di far sparire, di mescolare con il resto di te. Anche solo una carezza appena soffiata porta con sé qualcosa. A volte coltellate, a volte bellissimi ed elaborati tatuaggi, a volte un vero e proprio viaggio fino al centro del nostro cuore.
C'è quella bellissima poesia che dice: una parte d'amore è innocenza, una parte d'amore è colpa. Una parte è latte, che diventa acido appena sparso. Una parte d'amore è sentimento, una parte è lussuria e una parte è il presentimento che torneremo polvere..
Ogni volta che la rileggo mi sembra che acquisisca sempre un messaggio ed un significato nuovo. La prima volta che l'ho letta mi sembrò assolutamente chiaro che parlasse di amore perduto. Quando l'ho riletta qualche anno fa mi sembrò invece chiaro che parlasse di nuove possibilità e ora invece, mi sembra che parli di tutte quelle volte in cui rimandi qualcosa che desideri nella vita; promesse, sentimenti, decisioni, senza renderti conto che l'amore, come mi ha insegnato Morgana, è un attimo. E dopo che è passato, lo rimpiangi per tutto il resto della vita. Esattamente come avrei rimpianto a non prestare quei soldi a mio figlio.
Il sole sparisce, anche se solo per un'ora e mezza e nemmeno del tutto. Così fanno alcuni eventi, alcune persone della nostra vita. Ma qualcosa rimane sempre. Come la tazza che mi ha regalato mio figlio, come il sapore del primo bacio che ho dato alla meravigliosa ragazza che ora è mia moglie, come la sensazione che si prova quando sai che non rivedrai mai più una persona che ami, come quando ti svegli la prima volta a fianco di qualcuno che è importante per te. Volti tra i volti. A volte solo nomi che risuonano nell'aria come le note prodotte dal movimento eterico di un focomelico su un theremin. Non possiamo sapere sempre con la precisione del battito cardiaco quando saranno e quando non saranno più. Così crediamo che quel sole che sparisce poi non riapparirà, e come i re tessalici ci facciamo intimorire da questo evento, lasciando che le streghe ci manipolino. Ma dopo l'oscurità, c'è ancora la luce. Ed è questo il passaggio. Entriamo in una caverna perché sappiamo che possiamo imparare qualcosa, o entriamo solo perché speriamo di uscire di nuovo alla luce del sole? Alcuni dei tanti eventi spiacevoli che posso ricordare nella mia vita sono legati indissolubilmente a momenti, altresì, di piena gioia. Come dice Woody Allen: "Che diamine, non è mica tutta una noia". Ciò mi fa pensare che, in fin dei conti la luna non passa sul sole per restare lì, vero Medea?