The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Samhain 2013

Samhain 2013

L'amore allontana il tempo. Ma se non vissuto, il tempo allontana l'amore. E la dea lo sa che era tempo.

Sono un clown e faccio collezione di attimi.
Heinrich Böll: "Opinioni di un Clown"

Sapete, ogni volta che arriva Samhain io mi ritrovo a fare i conti con un riepilogo dell'anno passato. È definibile come una sorta di rituale che non si può mancare e che continua da anni. E ad ogni Samhain, scrivere questo editoriale mette sempre a dura prova la mia memoria. Diciamo che mia mamma lo ripete sempre che il tempo vola, ma si è dimenticata di sottolineare come gli anni siano capaci di mescolarsi. Dovrò farglielo notare. È terribile guardare una foto di mio figlio e dire: "quanti anni avrà avuto qui?" o vedere una propria foto e dire: "Che anno sarà stato questo?". Fare i conti con il passare degli anni è qualcosa che tocca a tutti prima o poi, ma la cosa buffa di questo rituale di Samhain, è che quando io arrivo a questa festa parto con il proposito di tenermi traccia su un file .txt sul mio pc degli eventi importanti, così che quando poi la ruota gira e mi ritrovo di nuovo a questo periodo, sono sicuro di riuscire a ricordarmi tutto.
Sì, sì.
Contaci Danny.
Viaggia in relax. Puoi proprio stare tranquillo.
Capite quindi come sia paradossale arrivare ogni anno a Samhain e dire: "Cazzo ma perché non mi sono segnato le cose nemmeno questa volta? Quella cosa è capitata prima o dopo Samhain dell'anno scorso?". Pensate, lo scorso Samhain, per dirne una, manco ho scritto due, tre righe. Zero proprio. Come diceva una ragazza che ho conosciuto qualche tempo fa: "Dovrei scrivere un libro intitolato: l'enciclopedia dei miei propositi incompiuti". Insomma, se tutto questo mi servisse come esercizio alla memoria, di sicuro sarebbe un'ottima scusante per le mie mancanze, ma sapendo che non è assolutamente così, prenderla come giustificazione è paritaria a sostenere che fai un servizio all'umanità pestando una merda di cane perché almeno favorisci lo smaltimento dei rifiuti solidi mediante la loro decentrazione dai marciapiedi urbani.
Dunque, che anno è stato? Decisamente all'insegna del cambiamento e del: "non l'avrei detto mai". Nonostante ciò al contrario di altri è stato un ciclo decisamente migliore, sia come crescita che come vita in se stessa. Ho dovuto lasciare andare. Non è stato facile, certo, ma non prendiamoci in giro: non lo è mai. La difficoltà sta solo quando credi di essere immune al dolore, quindi quando si fa finta di essere forti. Ma come diceva Arawn a Pwyll nel primo ramo del Mabinogi: la lama deve essere temprata prima della battaglia.
Quest'anno, per come lo consideriamo, è stato curioso. Nel senso che molte cose si sono sistemate in un modo particolare. Ok, tutti aspettavamo un cambiamento. Per dirne una alcuni si aspettavano uno Sciame di Meteore, (Incantesimo di Invocazione [Fuoco]) di Livello 9 lanciato da uno Stregone di livello 20 Ladro di livello 10 Mistificatore Arcano di 10 quindi con furtivo ad area senza tiro salvezza anche se non si è colti alla sprovvista. Non oso pensare quale debba essere stata la loro delusione per aver visto che al risveglio il mondo era ancora al suo posto. Nemmeno un piccolissimo ad inutile dardo incantato sfuggito per errore dal dito medio di un mago di primo livello che stava insultando un tipo che passava con il rosso è andato a segno. Sono rammaricato per loro. Beh si fa per dire; in senso retorico insomma.
Nonostante ciò il cambiamento c'è stato. Eccome se c'è stato. Ma la tipica tendenza di pensare che accendere un fuoco in una casa significhi calore immediato contrasta sempre ogni cognizione e ogni comprensione di ciò che si muove. Nemmeno l'idea che stiamo parlando di Ere Astronomiche può smuovere certe mentalità bloccate sull'ora e l'adesso, sul tutto e sul subito. Chi però lavora con le energie sottili sa che molte cose sono diverse, e che hanno cominciato a cambiare da prima della fatidica data del solstizio del 2012. Come è ovvio del resto. Non puoi mica pensare di vincere una partita a scacchi senza muovere nemmeno un pedone.
Oltre a questo evento, quest'anno mi ha insegnato anche che spesso incito le persone a reagire, a non mollare, cerco di riconoscere i loro punti forti, ma che poi faccio una dannata fatica a fare con me stesso la stessa cosa. Ho fatto un viaggio che mi ha cambiato e lo sento nelle fibre, dentro, in fondo. Ma come ogni viaggio non è solo l'andare da qualche parte che ti cambia, e nemmeno ciò che vedi o ciò che fai, ma è ciò che sei preparato e sei disposto a capire di te stesso.
Salendo sull'aereo di ritorno, come sempre, ero triste perché era durata poco, perché era finita, perché avevo avuto poco tempo e troppe cose da fare e da vedere, perché in qualche modo le cose non sarebbero più state le stesse da quel momento e io lo sapevo. Ma dentro sentivo che era come se un seme fosse germogliato e con me portavo il germe di qualcosa che apparteneva a quel luogo. Diceva un saggio cantatutore: "Porto il nome di tutti i battesimi; ogni nome il sigillo di un lasciapassare per un guado, una terra, una nuvola, un canto, un diamante nascosto nel pane, per un solo dolcissimo umore del sangue, per la stessa ragione del viaggio: viaggiare. Il cuore rallenta e la testa cammina in un buio di giostre in disuso".
Spesso non è così facile accettare che, per aspera sic itur ad astra, la via che ci siamo scelti è esattamente piena di difficoltà così come chiedavamo nei momenti di lucidità. A volte qualche discesa, qualche panchina, "guanciali da spartire, bianchi seni su cui riposare"; se ne sente il bisogno insomma. Credo che in parte sia il passare degli anni. Un collega tempo fa diceva che quando si è giovani bisogna correre tantissimo per poi rallentare quando si invecchia. E lo diceva guardando me. Io per alcune cose sento già il bisogno da qualche anno di rallentare. Ma non è sempre propriamente una scelta. A volte capita e basta, a volte te la senti addosso senza che ti sia dato il tempo di capire cosa sia successo e come. Insomma per alcuni c'è voluta l'India, per me è bastata l'Irlanda. Dopotutto, come dicono gli Aerosmith: "non è forse questo il modo in cui in vita ognuno di noi paga il suo debito? So che nessuno conosce la strada da percorrere, e so che ognuno ha il suo peccato, so che devi perdere per imparare a vincere. Metà della mia vita è nelle pagine dei libri che sono stati scritti, vissuta e imparata da idioti e saggi".
Caro il mio Steve, quanto hai ragione. Ma vediamo un po' di spremere le meningi.

  • Sono rinato urlando di nuovo, come ogni anno del resto, e ho aiutato tutti a rinascere.
  • Ho comprato una nuova coppa che però non rimarrà con me a lungo. Se n'è stata bellamente nella terra per un mese, nell'acqua corrente e tutto il resto. Sono come la Locatelli: faccio le cose per bene.
  • Ho visitato per due volte un ospedale psichiatrico (abbandonato, se no col cavolo che mi facevano uscire) per fare alcuni rituali per favorire il passaggio dei defunti intrappolati al suo interno. È stata un'esperienza molto tosta ma necessaria.
  • Ho riconsacrato la cabotina, questa volta con enorme difficoltà.
  • Ho ricevuto spesso visite notturne che mi hanno fatto capire quali sono i bug da risolvere. Alla prima luna faccio un debug.
  • L'anno scorso Jon Lord, quest'anno Zuzzurro. Sono sempre i migliori che se ne vanno, diceva un vecchio adagio. Io, che sono figlio degli anni ottanta, ti ho in mente al "Drive In" con "Ce l'ho qui la Brioche!", ma mi ricordo di averti visto a teatro per due spettacoli meravigliosi: "Piume" e "La Cena dei Cretini". Sei stato tu con il tuo compare a farmi apprezzare il teatro. Credo che fosse la prima volta, al di fuori della scuola, che di mia iniziativa andavo ad uno spettacolo di quel tipo e ho ancora in mente il tuo umorismo, la sua s sibilata che ti caratterizzava. Ci mancherai. Ho letto le righe che Gaspare ha lasciato per te e ho riconosciuto in esse l'uomo che riconosce le proprie debolezze e la propria umanità e, se possibile, l'ho stimato di più di quanto già non lo stimassi prima. Arrivederci. Quando ritornerai spero che tu non abbia perduto la tua vena umoristica.
  • Ho cambiato lavoro. Non per scelta, eh. Ma dovete sapere che a Imbolc del 2012, dinanzi alle tre dee io chiesi di poter avere una possibilità che il progetto su cui stavo lavorando proseguisse. Mi ricordo che la Madre mi guardò con disappunto e mi replicò che con il "vorrei" non avrei ottenuto nulla. Così, comprendendo ciò che intendeva, riformulai la richiesta asserendo che volevo che il progetto su cui lavoravo continuasse almeno ancora per un altro anno. Beh, che ci crediate o no, avrei dovuto specificare meglio l'estendersi dei giorni. Un anno mi sembrava un tempo lungo, ma in realtà volò e proprio verso Imbolc di quest'anno, quando mi stavo preparando per il sabba, ricevetti la chiamata della mia azienda. Fu come se la Luna fosse caduta sulla Terra.
    Il mio responsabile mi comunicò che entro poco tempo sarei dovuto tornare in sede e che, per il momento, non sapeva dove sarei finito a lavorare. Ricordo che ho passato quelle ultime due settimane come se fossi un fantasma. Il capo dell'ufficio dove lavoravo, dipendente di Lispa, l'azienda con cui la mia società aveva stipulato un contratto, non mi disse nulla. Ci rimasi male da questo comportamento, perché quando aveva avuto bisogno per questioni personali ero stato disponibile e comunque erano passati anni di lavoro assieme e spesso si andava a pranzo o si beveva il caffè al mattino. Insomma, ci conoscevamo. Non eravamo amici, certo, ma colleghi.
    Ma a volte, vedete, ci sono cose che dobbiamo farci ritornare alla mente: anche se sono stati dieci lunghi anni e se quella azienda ha visto praticamente nascere il Reef, ha assistito alla nascita di mio figlio e alla fine della mia relazione con sua madre, era bene che io non mi ci affezionassi. Forse siamo proprio abitudinari, o forse sono io che non mi sento più in grado di cambiare la mia vita in tempi così brevi. Qualsiasi sia il motivo, fu difficile accettare il cambiamento, quanto meno all'inizio, ma infine riuscii a vedere la fine di quel qualcosa come l'inizio di qualcosa di diverso, come sempre bisognerebbe fare. Avrei ricominciato da qualche altra parte e sarebbe stata un'avventura nuova, degna di essere vissuta, affrontata. Quello che però mi fece rimanere male fu che passarono venti giorni e si avvicinò il mio compleanno senza che il capo con cui avevo lavorato per anni avesse le palle di affrontare con me il discorso; anche solo per dirmi: "Danny, mi dispiace ma ti sostituiranno. In bocca al lupo". La ricerca di un rapporto umano nel lavorativo credo che sia un dilemma comune a chiunque.
    Così si arrivò all'ultimo giorno. In pausa pranzo svuotai i punti del libraccio collezionati sulla tessera e mangiai gratis al Sushi Bar completando la tessera con i timbri. Quando arrivò la sera e quindi l'ora di andare, preparai le mie poche cose: le foto di mio figlio, la macchinina che mi aveva regalato, il cammello, la barchetta e misi tutto nello zaino. Il mio capo non c'era.
    Il giorno dopo era il mio compleanno. Tanti auguri a me. Non che io sia mai stato attaccato a certe cose, anzi, chi mi conosce sa bene che io non amo festeggiare queste cose, ma in qualche modo fu più difficile, come se dovessi celebrare il mio invecchiare in questo modo. Passai così a salutare le persone che forse non avrei visto mai più e poi scrissi un biglietto per il mio capo, lasciandoglielo sulla scrivania. Alla fine era una brava persona e io avevo avuto modo di vederlo, di riconoscerlo. Solo non aveva avuto le palle di dirmi qual era stata la decisione dall'alto e che mi riguardava. Ma mi domando quanto io avrei saputo fare diversamente. Così gli scrissi che lo avrei ricordato comunque con affetto perché era un brav'uomo che mi aveva insegnato alcune cose degne di essere ricordate e poi, sapendo come era sistemato male aziendalmente, con decine di capi e gente che gli rompevano le palle, gli scrissi: "Ricorda: quando la vita ti sembra un biliardo dove le persone sono le palle, tu impara a fare la sponda".
    E così quel giorno così freddo me ne andai e finora non ho più rimesso piede in quella azienda, dove comunque la madre di mio figlio ancora lavora.
    Le prime settimane sono state difficili. La mia società mi mise in ferie forzate e io rimasi a casa a fare nulla. Rimanere chiuso tra quattro mura con un abbonamento attivo a World of Warcraft potrebbe mettere a dura prova gli animi più saldi, così mi impegnai a fare dei giri giusto per farli; magari al parco nord, vicino a casa, magari per Sesto. Ma non era facile vincere la depressione del non sapere che cosa sarebbe stato del mio futuro e così mi misi a scrivere sul BOS, redarre articoli per il Reef. Poi un bel giorno, passate tre settimane, dovetti tornare nella sede della mia azienda e dopo tre giorni rimasi di nuovo in ferie per altre due settimane. Al ritorno in sede dopo questo altro periodo, senza fare nulla, con un mio collega venni spedito al magazzino in attesa di avere un progetto su cui assegnarmi. Là dovevo montare server, rifare PC, smontare e lavorare con le mani. Fu una rinascita. Il posto mi piaceva da impazzire e ritrovai l'amore per i lavori più manuali invece che mentali. Ma dopo poco più di un mese venni spostato qui in Fastweb, dove sono ora. Era aprile, una settimana prima del compleanno di mio figlio. Ora sono qui da sei mesi circa, con una pausa di due settimane in Sky. Mi sono adattato e ora non si sta troppo male. Ok, il caffé fa schifo, ma i colleghi in linea di massima mi hanno accolto bene e siamo mediamente una buona squadra.
  • Ho vinto una gara in ufficio lanciata dai colleghi, che sembra si ripeta spesso. Una sorta si "Sarabanda" musicale sugli anni 70/80. Il gioco consiste in questo: viene fatto suonare un brano di quell'epoca e il primo che risponde prende un punto. A me non è parso così difficile e ho stracciato il campione in carica 10 a 4. Non che io abbia vinto nulla di più di un caffé ma è stata una soddisfazione.
  • Ho aiutato la mia ragazza a traslocare da casa dei suoi a casa sua, che ha preso nei pressi, guarda caso, dell'azienda dove lavoravo fino a febbraio, nella stessa via dove c'è il Libraccio dove andavo sempre in pausa pranzo. L'altra sera, mentre la aspettavo sotto casa, mi è passata di fianco la coppia di ragazze che lavorano lì, mi hanno riconosciuto e mi hanno salutato. È bello quando a distanza di quasi un anno le persone che hanno un impiego in una libreria si ricordano di te perché ci sei andato spessissimo.
  • Ho atteso l'arrivo del 21/12/2012 leggendo le sinossi dei libri di Giacobbo e ridendo alla grande quando ho saputo che c'è stato chi si è chiuso in una botola antiatomica per sopravvivere e poi è uscito tipo il 22 deluso. Personalmente ho svolto un rito molto bello in parallelo con degli sciamani andini. A fianco avevo la donna che amo, i miei amici più cari e mio figlio: insieme fino alla fine, piccolo mio.
  • Ho assaggiato la cucina Thailandese. Una figata.
  • Ho assaggiato la cucina Vietnamita. Una figata così così.
  • Ho trovato tre animali di potere. Finalmente cazzo. Sembrava che mi stessero aspettando, ed effettivamente era così, dato che ognuno è legato ad un diverso periodo della mia vita.
  • Con uno di essi ho imparato a viaggiare in luoghi remoti e oscuri e tornare indietro, sano e salvo.
  • Dopo essere stato perseguitato per mesi dai corvi, in modi che non saprei e non potrei nemmeno spiegare, ho capito infine cosa desideravano dirmi. Eh, ragazzi, sono uno duro d'orecchi, che ci posso fare?
  • A luglio, a distanza di quattro anni dalla mia ultima vacanza, sono andato in Irlanda per partecipare al gruppo di studio di cui faccio parte e guidato da Janet Farrar e Gavin Bone. Prima di partire Morgan mi aveva chiesto un cappello da Leprecauno e io, chiedendo in giro a chi era andato prima di me, dato che era la mia prima volta, mi sentivo rispondere sempre: "In Irlanda piove sempre, bevi solo Irish Coffee e ovunque trovi cappelli da Leprecauno". Al che ero tranquillo, rilassato: cappotti, felpe, giacche a vento, salvagenti e via. Arriviamo là e indovinate un po'? C'è stato un sole da pazzi per tutti i giorni. A sentire Janet non c'era un tempo così a luglio dal 1975. Non ho trovato un cazzo di Irish Coffee nemmeno a pagarlo a peso d'oro. Da nessuna parte. E inoltre... nessuno vendeva cappelli da Leprecauno. Volevo morire.
    Comunque là, nella casa di Janet, piena zeppa di statuette di divinità, foto di personaggi famosi della wicca e oggetti che sono stati fotografati sui libri di stregoneria, come il famiglio di Doreen Valiente, ho conosciuto dei ragazzi americani: AJ, Tommy, Chandra e Bernadette con cui abbiamo avuto esperienze mistiche, come assaggiare il chili vegetariano ottenuto con le proteine dei funghi. Mai sentita una roba del genere. Quando abbiamo chiesto a Gavin se fosse seitan, quindi glutine, ci ha guardati con tanto d'occhi. Evidentemente da loro suona in modo differente... ed effettivamente tra Seitan e Satan in inglese la differenza di pronuncia è indistinguibile. Diciamo che è stato comico vedere la sua faccia quando gli abbiamo chiesto se quello che ci ha cucinato è carne di una divinità pre-ebraica demonizzata e ritenuta l'avversario del dio creatore.
    Il primo luogo che abbiamo visitato è stato un pozzo sacro ad un monaco, St. Ciaran, ma che chiamano Kieran's Well. Lì mi sono scontrato con l'accento irlandese per la prima volta. La storia narrava di come Kieran, nel trecidesimo secolo avesse ricevuto l'illuminazione di costruire un monastero in quel luogo e, recandosi sul posto e chiedendo un segno da Dio, vide un cervo che apparve sulla collina e gli disse di costruire lì il monastero. Tornando a casa dubitò che potesse trattarsi di un segno del demonio, essendo il cervo un simbolo pagano. Pregò così tutta la notte e tornò sul luogo, chiedendo un nuovo segno. Al che gli apparve una scrofa che gli disse di nuovo di costruire lì il suo monastero. Ma tornando a casa, ancora una volta, Kieran dubitò, dato che anche la scrofa è un simbolo pagano. Pregò tutta la notte e tornò di nuovo sul posto e, attraversando il fiumiciattolo apparve un salmone, che gli ripeté nuovamente dove costruire il monastero. A quel punto, finalmente, Kieran si convinse.
    Facendo una meditazione la ragazza che la guidava ci disse di concentrare l'attenzione sul pesce. Al che io interdetto mi guardai intorno. Che pesce? Si riferiva forse al salmone? Dopo un po' compresi che non si riferiva a "fish", che significa "pesce", ma a "feet", che significa "piedi". Chiedeva di concentrare l'attenzione sui propri piedi. Solo che gli irlandesi pronunciano la "T" come "Sh". Non vi dico la figura di merda che stavo per fare.
  • Ho avuto l'esperienza mistica e spirituale più forte della mia vita, in Irlanda, nella Cave of the Cats, una caverna sotterranea alla quale si accede da un ingresso sottostante ad un biancospino. Un luogo, questo, che serviva per le iniziazioni dei guerrieri celti e sacra alla Morrigan. Lì dentro, dopo aver strisciato come un verme, ho meditato e cantato al buio più assoluto e più pesto che mai avessi incontrato. Non avrei mai creduto che potessi trovare quel posto così accogliente. La luce in quel luogo non arrivava in nessun modo. Spente le luci delle torce che ci erano servite per non spezzarci l'osso del collo è stato come essere di nuovo nel ventre della madre, anche se era freddo come il tocco gelido della morte. C'erano centinaia di sospiri che si potevano udire stando seduti al buio; dopo un po' era come essere sospesi in un oceano profondo e oscuro, un abisso senza fondo. Nell'Oweynagat la Morrigan mi ha portato visioni e segni; mi sono sentito messo alla prova. Non so se ho soddisfatto le sue aspettative, ma sento di aver compiuto un passo importante nel mio cammino. Possa essere una svolta o una conferma, ancora non lo so con sicurezza. Là, nell'oscurità così fitta e glaciale ho ritrovato me stesso e ho capito cosa devo fare nella mia vita spirituale, qual è il mio compito, quello cui mi sento chiamato a fare sopra tutto il resto. Perfettamente conscio ho così creato un legame con quel luogo e, uscendo, ho capito che dovevo tatuarmi il prima possibile qualcosa che mi ricordasse quell'esperienza.
  • Il prima possibile, oggettivamente, è stato ieri, 28 ottobre 2013. All'8 Mile Tattoo a Cusano Milanino, mi sono fatto tatuare da un ragazzo russo con un mano incredibilmente capace. Costoso. Doloroso. Per sempre.
  • Ho posto una domanda e... mi è stato risposto affermativamente.
  • Sono disceso stando in un tumulo sepolcrale preistorico. E sono tornato su con difficoltà.
  • Sono stato intervistato per due ricerche universitarie sulla wicca. Infine ho letto la tesi di una dei due ed è stata mediamente soddisfacente.
  • Ho visitato uno degli altari naturali più belli che io abbia mai visto, a Lughnasadh di quest'anno.
  • Andando al campo di Lughnsadh che abbiamo organizzato a Berceto, due caprioli mi hanno attraversato la strada. È stato magico, come tutto il sabba del resto.
  • Ho dormito (per dire) nel bosco, in tenda, insieme con miliardi di animali che venivano a grattare alla tenda, che bramivano, ululavano, uggiolavano, zigavano, sibilavano, frinivano, barrivano, grugnivano, fischiavano, ronzavano, ragliavano, belavano, latravano, gorgheggiavano, rugliavano, chiocciavano, nitrivano, pigolavano, tubavano, squittivano, gufavano, grufolavano, gracidavano, garrivano, goglottavano, zirlavano, guaiuolavano e stridivano. E poi c'era pure in Lonfo che non vatercava né gluiva e molto raramente barigattava, ma quando soffiava il bego a bisce bisce sdilencava un poco e gnagio s'archipattava. E se noi cionfavamo lui sbidugliava e ci arrupignava e se lugrigavamo lui ci botallava e ci criventava. Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto che beteva e zugghiava e foncava nei trombazzi faceva lègica busìa, faceva gisbuto; e quasi qausi in segno di sberdazzi gli stavamo per affarferestare un gniffo. Ma lui zuto ci avrebbe alloippato, sbernecchiato e noi l'avremmo accazzato.
    Insomma, una cazzo di fattoria dove le leggi sono uguali per tutti tranne che per il Lonfo. Sembrava di essere in quella puntata dei Simpson quando Homer viene assaltato da tutti gli animali nel mezzo del cottage. Una notte del cazzo. Cioè, io amo gli animali. Davvero. In primis non li mangio più, e già questo fa la differenza, immagino. Ma cazzo uno va a dormire in un bosco per fuggire dall'inquinamento acustico di Milano e si ritrova a preferire i vicini che trombano nel mezzo della notte perché almeno in una ventina di minuti hanno finito? È un po' paradossale, insomma. E poi cazzo, io ho una venerazione per i cervi, per ovvie ragioni. Ma anche i caprioli sono tra i miei preferiti. Ora, io non so se qualcuno di voi sa che verso fanno questi animali. Sentirlo di notte mentre sei al buio più totale è qualcosa di agghiacciante. Assomiglia circa ad un bambino che piange mentre qualcuno lo sta torturando. Una scena da film horror, cazzo.
    Alla fine il giorno dopo mi sono addormentato sulla mia amaca e ho recuperato. Una favola.
  • Comunque la sera dopo ho dormito a fianco al fuoco acceso, per controllare che non si spegnesse e anche preferendo il fuoco alla festa notturna che si teneva nel bosco con tutti gli animali. Quanto meno ho dormito.
    Dormire sotto le stelle è stato bellissimo, anche perché al buio la Via Lattea era così luminosa che sembrava di essere in orbita. Ho anche visto una stella cadente! Roba rara. Per me soprattutto. Sono sempre sfigato con le stelle cadenti. L'anno prossimo si rifà.
  • Per il suo compleanno ho portato Morgan al ristorante messicano. La peculiarità di quel posto è che se avvisi che c'è un festeggiato nel mezzo della serata si spengono le luci, spengono la musica e parte un ritmo tribale di tamburi che suonano. Dalla cucina corre fuori un tipo che fa un giro nel locale portando un piatto con un candelone che lancia scintille come una fontana di capodanno e, nello stupore generale lo piazza davanti al piccolo. Madre, solo per riguardarlo in quei momenti varrebbe la pena portare indietro l'orologio per mille e mille volte, come quel film con Ben Stiller in cui ha il telecomando e riporta indietro la scena dell'ultima volta in cui ha visto suo padre. Era così contento ed esaltato che la foto che abbiamo fatto mentre batte le mani e ha un sorriso immenso la porto in macchina infilata nel parasole, così me la riguardo quando sono in coda e mi risollevo il morale.
  • Come regalo a sorpresa io e la mia ragazza l'abbiamo portato a Gardaland, dove finalmente abbiamo potuto fare giri su un sacco di giostre che prima non poteva visitare perché troppo piccolo, come Fuga da Atlantide o il Mammuth. E proprio su quest'ultima ho capito che certe cose non sono per me. Mentre Morgan era esaltatissimo, seduto urlante a fianco a me in quella bara su binari che sfrecciava, a quanto mi sembrava, così veloce che se sorridevo avevo i moscerini spiaccicati sui denti, io per poco non stetti male. Ma lui se la intende con la mia donna che come lui è una pazza per queste cose e gli ha promesso che andranno da soli la prossima volta. Piccolo, ci ho provato almeno! Io per il Mammuth vi aspetto giù la prossima volta.
  • Ho assaggiato il formaggio con le albicocche. E fa schifo. Mi domando perché alcune culture debbano fare le combo. Se io voglio mangiare formaggio e albicocche mangio formaggio e albicocche, non è che metto le albicocche nel formaggio! Andate a dire a chi produce il Parmigiano Reggiano che, dato che vi piace mangiarlo con le pere, dovrebbero inserire le pere nell'impasto del formaggio così quando tagli la forma sono già dentro. Scusate, sarò io il tradizionalista ma come dicevo a Robb Weir in tour quando voleva gli spaghetti con la coscia di pollo: "Different food, different flavours".
  • Ho assaggiato, purtroppo, i pumcakes con il burro salato. Ed è stata la fine della mia indipendenza da certi cibi. Ragazzi... non provateli... sono peggio della droga. Datemi retta cazzo!
  • Ho cucito assieme ai ragazzi di B&A un Libro delle Ombre dove tutti a turni scriviamo qualcosa.
  • Ho chiesto il terzo grado. E speriamo che quelli che hanno accettato di darmelo abbiano pietà di me. Purtroppo dallo sguardo che ho visto negli occhi di un paio di loro credo che mi toccherà tipo spostare degli scarafaggi da una ciotola ad un'altra con le mani legate dietro la schiena per superarlo. Abbiate pietààààà!
  • Ho comprato un telefonino nuovo. Lo so che potreste considerare questa cosa poco importante ma dovete riflettere che è di fatto il secondo telefono che compro e il primo era un 3310. Impiegherò ancora alcuni mesi a capire come funziona ma suppongo di potermela cavare. E poi io sti cazzo di touch non li capisco e non funzionano. Ogni volta che li guardo si apre qualcosa che io non capisco. Così ho preso un nokia old style: sms, telefonate, note, sveglia e macchina fotografica. Il resto non mi importa.
  • Sono andato a trovare una cara amica a casa sua per portarle il regalo di compleanno e ho scoperto che si trasferirà in un posto bellissimo.
  • Abbiamo riaperto B&A e sono entrate cinque persone nuove di cui sono felicissimo. Ora richiuderemo per un pezzo, così che potremo maturare e crescere e imparare cose nuove gli uni dagli altri.
  • Ho cominciato a suonare con una vecchia band di amici per poi lasciare dopo qualche mese. Ero stanco. Ci sono cose per cui è tempo e cose per cui non lo è più. Credo che per me la via della musica sia ormai chiusa. Ma non si sa mai che non salti fuori di nuovo qualcosa, gli dei come si sa hanno senso dell'umorismo.
  • Ho ripreso in mano il mio vecchio libro: "La Nuvola Sulla Porta". Quando finii di scriverlo nel 2009, segnò la fine di un ciclo della mia vita e poeticamente volevo che rimanesse fermo così, congelato nel tempo come un mammuth al Polo Nord. Ovviamente non tutti i pochi che l'hanno letto la pensavano come me. Anzi. Direi che nessuno condivideva questa mia idea. Ma io sono un cacciatore di sogni, io gioco a Piante contro Zombie perché credo nella botanica e ho paura degli zombie; erano loro che non capivano un cazzo: quando incidi una stele con una forchetta e con un cucchiaino da caffé pensi forse di ricominciarne una uguale solo perché non tutti saprebbero leggerla? Col cazzo.
    Ma vedete, una delle lezioni che io fatico di più ad apprendere è quella del fatto che quasi il 90% delle volte che mi incaponisco con un'idea e una visione senza ascoltare gli altri alla fine poi mi rendo conto che il loro punto di vista è degno di nota e il più delle volte è dieci volte migliore del mio. E ovviamente questa volta non ha fatto eccezione. Nonostante quindi molte persone mi abbiano suggerito di rivederlo, di riscriverlo, io sentivo che doveva significare qualcosa per il tempo che avevo impiegato a scriverlo. Ma poi, quest'anno, ho capito che era tempo di tornare sulla mia decisione. Ok, impiego un po' a ragionare sulle cose, ma non getto via le opinioni degli altri solo perché non le accetto al primo colpo.
    Vedete, quando si scrivono opere di fantasia è difficile spiegare quanto è arduo accettare che una storia è morta e che non continuerà. A volte le storie hanno una vita propria e quando le scrivi riesci a capire abbastanza presto quando comincia a non stare poi così bene. Diciamo che il mio romanzo era uscito focomelico. Funzionava sì, ma fino ad un certo punto. Così ho atteso quattro anni in cui non l'ho pubblicizzato, promosso, non ho fatto nulla e poi un bel giorno l'ho rivisto dall'inizio alla fine, aggiungendo alcuni capitoli, togliendone altri, e arrivando alla fine a creare una seconda edizione su ilmiolibro.it. Esteticamente non è cambiato un cazzo, ma la storia funziona meglio. Ora, mi raccomando, non correte a comprarlo su ilmiolibro.it perché se no mi rovinate le statistiche che automaticamente il sito mi manda a casa per ricordarmi quanto non ho venduto. Conto su di voi.
  • Nel mezzo della mia esperienza qui in Fastweb mi ha chiamato quel coglione del mio capo, una persona che ha il cervello talmente ristretto che potrebbe guardare dal buco della serratura con entrambi gli occhi. Con il suo tono da demente mi comunica che devo fare "un paio di giorni" in Sky. In genere io sono abbastanza pronto per le nuove esperienze, purché non coinvolgano parti del mio corpo che vorrei astenere da usi differenti da quelli per cui naturalmente sono stati concepiti. Supponendo quindi che non fosse questo il caso, quanto meno fisicamente, ma non tanto sicuro di quanto non lo fosse metaforicamente, mi sono ritrovato costretto ad accettare la "generosa" proposta fattami e, dalla sera alla mattina, tirare su il laptop e spostarmi dall'altra parte della città.
    Ora, dovete sapere che sapevo e nello stesso tempo non sapevo che cosa aspettarmi. Nell'ambito della consulenza Sky gode di una certa fama nell'ambiente informatico, ma spesso certe fame sono del tutto immeritate o comunque non sempre corrispondenti alla verità. Per farvi capire cosa intendo, c'è una puntata di Happy Days in cui Ricky, insieme con Raplh e Potsie decidono di andare a vedere "Bolle di Sapone", una spogliarellista che a dire di tutti i minorenni che frequentano Arnold's (pare) faccia un nudo completo. Insomma, dopo le varie peripezie per avere documenti falsi i tre entrano nel club privato per scoprire che dopo esserti tolta i guanti e a mala pena abbassate le spalline del vestito, la famosa "Bolle di Sapone" si dilegua dietro il sipario. Verso la fine della puntata, all'uscita di Arnold's incontrano dei ragazzi che, sapendo che loro erano andati a vedere lo spettacolo volevano sapere come fosse. Prima che Ricky potesse dire la verità, Potsie asserì che il nudo fosse completo e che valeva la pena. Certe leggende, insomma non possono morire. Capirete come in Sky potesse essere la stessa cosa. Giravano leggende inenarrabili su quella sede, peggio che se si parlasse della Fabbrica di Ciottolato di Willy Wonka: fiumi di brioche calde al mattino, pizze volanti a pranzo, ragazze seminude in giro per l'azienda, gente famosa che serve da bere e che ti chiede l'autografo, piccioni che gettano le briciole di pane ai passanti, distributori di caramelle gratis, massaggiatrici thailandesi che ti fanno il pediluvio mentre lavori, cani che portano a passeggio i loro padroni, politici onesti, Testimoni di Geova riservati e rispettosi della libertà altrui. A montare a neve tutto questo ci pensavano dei colleghi già presenti che ne parlavano come se fosse Eldorado.
    Insomma, scelto il libro candidato per il viaggio, dato che io non faccio due passi a piedi senza portarmi da leggere, mi sono mosso verso la sede Sky. Da casa mia è stata una manata infinita in compagnia di Helena Petrovna Blavatsky. Arrivato mi sono ritrovato dinanzi a questo palazzo enorme a forma di ferro di cavallo con il nome SKY alto una dozzina di metri. Appena entrato mi sono reso conto subito di come fosse in stile americano: Badge di ingresso con cordini colorati a seconda della mansione: gialli-consulenti, verdi-visitatori, blu-dipendenti, rossi-manutentori, arancioni-VIP. Io avevo il badge giallo, ovviamente. All'ingresso, oltre le immense porte a vetri, nella hall dell'azienda, che è grande come il cortile di casa mia, c'era un dipendente in piedi, a quanto pare pagato solo solo per dire "Buongiorno". Ovunque c'erano decine di TV al LCD dai 50 ai 70 pollici, appesi dappertutto e sintonizzati su canali Sky. Al primo e al quinto piano c'erano due bar a prezzi stracciati, al quarto una palestra gratuita e si sentiva vociferare del progetto di una piscina nel seminterrato. Io ero assegnato al gruppo LSA, ossia l'assistenza tecnica informatica interna. Girando in giro per l'azienda ho notato di quanto fosse pulita, ordinata, come un ospedale, quando in genere le aziende informatiche non spiccano per pulizia. Sulle pareti, ovunque, c'erano cartelli motivazionali che spingevano i dipendenti a fare meglio, a collaborare, a comunicare per fare un lavoro migliore. Suonava un po' Grande Fratello in effetti.
    Dopo un tot che ero dentro e cominciavo ad ambientarmi mi sono reso conto che avevo la fortuna di trovarmi di fronte problematiche di facile risoluzione, quanto meno per la mia esperienza, così dopo la prima volta che ho sistemato il PC a Tony, uno dei manager più importanti, l'attitudine era quella di chiedere espressamente di me quando si trattava di VIP. Mi capitò così di entrare nell'ufficio di un manager perché dovevo fare un'installazione. Nel mentre doveva essere in corso una riunione abbastanza al vertice e dopo aver bussato e dopo aver ricevuto il permesso ed essere entrato, ho notato di come tutti i partecipanti si fossero zittiti. Il manager, che ormai mi conosceva e si fidava di me, disse che si poteva continuare come se non ci fossi perché ero lì per il computer. Ora, non ero lì per origliare, anche perché non sapevo minimamente di cosa stessero parlando, ma sentii volare nomi vari che non conoscevo assolutamente. L'installazione era un po' lunga e richiedeva un riavvio, così assistetti per una certa misura a ciò che si dissero e compresi che la riunione verteva sul decidere un nome tra un tot di persone per non sapevo bene cosa. Alla fine venne deciso, o forse annunciato senza badare che fossi lì. Poco prima di uscire mi sono accorto che il nome aveva a che fare con il vincitore di X-Factor. Immediatamente, comprendendo la grandezza dell'informazione che avevo in mano, mentre ero in ascensore, tornando al piano dell'LSA, ho cercato di farmi tornare in mente il nome senza ovviamente ricordarmelo, anche perché io non ho la TV e non seguo queste cose. Alla fine credo che certe persone, come me, sono destinate a rimanere povere materialmente ma ricche di spirito: se avessi venduto quell'informazione (se fossi stato disonesto) o se avessi scommesso bellamente su quello che ho sentito essere il Toto X-Factor avrei fatto un sacco di soldi. Ma ovviamente non sarà possibile.
    Ciò non toglie che per alcune delle leggende di Sky c'è un fondamento di verità. La quantità di ragazze giovani e belle è veramente da capogiro. Ma dopo un po' ti abitui a tutto. Tutto sì. Tranne i cubicles. Quelli proprio no. Dopo aver visto "Zombieland" avevo il terrore che con la sfiga che ho scoppiasse un'apocalisse zombie proprio quando ero in Sky e proprio mentre mi trovavo in uno di quei cessi americani del cazzo dove non c'è privacy e dove gli zombie si possono infilare sotto per venire a farti compagnia mentre stai facendo i tuoi bisogni.
  • È venuto a trovarmi un caro amico nei pressi di Mabon e l'ho portato a vedere le varie librerie esoteriche di Milano, oltre che i Sentieri del Vento e poi, assieme con lui, abbiamo celebrato un bellissimo esbat al Parco Nord. Ma sopra ogni cosa... mi ha portato la mozzarella di Bufala. Ora... non avete idea di che chimera sia stata per me. La prima volta che l'ho assaggiata è stato in ufficio, quando una collega tornando da Napoli la portò ad un collega che se la dimenticò in frigorifero e poi si diede malato. Così me la mangiai io. La seconda volta fu quattro anni dopo al PPD. Me la portò proprio questo mio amico. Per parcondicio dovetti condividerla e, appena saputo che c'era, fu come lottare contro un'orda di murloc. Da quel giorno io me la sognavo di notte. La vedevo rotolare via, sobbalzando, mentre io la inseguivo con la mano tesa. Come capita nei sogni immancabilmente inciampavo e la vedevo allontanarsi mentre gridavo disperato il suo nome: "Bufalaaaaaaaaaaaaaaa". Beh, questa volta i miei sogni hanno trovato compimento. Il mio amico me ne ha portate un po'... e ho fatto una cena special con un carpaccio di melanzane fichissimo. Me le sono gustate per tre giorni. Che sia benedetta Hathor!
  • Ho rifatto l'idromele ma questa volta era talmente frizzante che alcune bottiglie sono letteralmente esplose.
  • Sul Reef abbiamo riacquistato un'astrologa e un runologo!
  • Ho reincontrato due amici di infanzia in due posti di lavoro diversi.
  • Ho visitato una sacra fonte nei pressi di Como per fare delle offerte. Un luogo bellissimo. Ma ho dovuto attendere ad andarci perché i miei animali guida mi hanno impedito l'accesso a quel luogo per un rituale che doveva tenersi a Yule. Nel tempo poi ho capito perché.
  • Ho assistito ad uno dei fenomeni più strani che abbia mai visto: la sparizione effettiva di uno dei denti di Morgan. Lo ha perduto che eravamo al cinema e, per non rischiare di non trovarlo più, l'ho messo nel portafoglio, così quando saremmo stati a casa lo avremmo infilato sotto il cuscino perché potesse passare il topo dei denti che, cazzo... a casa di sua madre porta botte di dieci euro, così che per stare dietro allo standard è un disastro. Mi ci vorrebbe uno stipendio solo per quello. Cazzo se contate dieci euro per venti denti sono duecento cazzo euro prima che finisca. Ma comunque. Arrivati a casa dal cinema avvolgo il dentino in un fazzoletto di carta e lo chiudo nello scrigno dove Morgan tiene le cose preziose: pietre, conchiglie, carte speciali, monete che ha ricevuto da Janet ecc. La sera ci dimentichiamo di infilarlo sotto il cuscino e al mattino mi riprometto di farlo la sera al ritorno. Lo porto quindi a scuola. A casa c'erano solo i due mici di casa. Quando torniamo troviamo lo scrigno chiuso come al solito, il fazzoletto aperto al di fuori e il dente svanito. Ora, lui era tranquillo perché ha pensato che il topo dei denti fosse passato lo stesso a prendersi il dente e che i soldi li avrebbe eventualmente trovati da sua madre, ma io mi sono domandato oggettivamente come potesse essere accaduto. Di quel dente nessuna traccia.
  • Ho iniziato alcune persone.
  • Ho risistemato completamente tutto il mio archivio di MP3. È stato un lavoro infinito, estenuante, ma alla fine ora è a posto.
  • Ho studiato. Tantissimo.
  • Ho scoperto di avere un'ernia inguinale. Va e viene insomma. Mi è uscita quando qualche anno fa portavo su il mobileletto di Morgan per sei piani. Dopo il primo piano di scale avevo fermato mio padre e gli avevo detto: "Aspetta devo avere qualcosa in tasca che mi dà fastidio". Vidi che si appoggiava al mobile e si metteva a ridere e io gli chiesi: "Cazzo ridi?". E lui: "Non hai nulla in tasca. Quella è l'ernia inguinale che sta uscendo". E cazzo aveva ragione. Insomma sono stato in ospedale a farmi visitare. La visita dall'urologo è andata così: mi tasta e mi controlla e mi fa: "Beh, due sono le cose: o si opera o se la tiene". Al che gli ho risposto: "Beh, con tutto il rispetto per la sua professione, ma questo lo sapevo anche io che non ho studiato Urologia. Se avessi avuto una gamba rotta mi avrebbe detto 'o se la fa ingessare o se la tiene rotta?'" Fortunatamente si è messo a ridere e mi ha detto che avrei dovuto mettere tipo i mutandoni della nonna per sei mesi per "forse" avere miglioramenti, ma che non era urgente. Dal momento che non ne voglio un cazzo di indossare certi indumenti affronterò con stoicismo e perseveranza, per la seconda volta nella mia vita, l'esperienza iniziatica della rapatura genitale e mi farò operare. Sti cazzi. Come dice Jack Burton del Pork Chop Express: "Mena il tuo colpo più duro amico, non mi fai paura".
  • Sono stato alla cena per l'Articolo 8 con alcuni esponenti del Paganesimo Italiano Lombardo. Un anno fa l'iniziativa sembrava partire, ma ora non so se si farà più nulla. Almeno, non ho sentito ancora nessuno dopo l'incontro a Trivia a cui non ho partecipato perché stavo festeggiando Oestara. Ad adesso continuo a sostenere che secondo me l'Italia non è pronta per certe cose. Ci serve almeno un altro decennio. Ma magari qualcosa cambierà.
  • Sono andato alla Rassegna della Microeditoria Italiana a Chiari. Là ho assistito ad un performante amico che intervistava in modo davvero professionale una bellissima Sarah degli Spiriti durante la presentazione dei due libri: "Voci Pagane Vol 1 & 2".
  • Ho appoggiato Sarah nella sua indignazione quando un noto esponente del paganesimo italiano ha infangato il suo lavoro in modo stupido, inutile, infantile, ignorante, polemico e soprattutto infamante.
  • Ti ho vista andare via. Ti ho cercata laggiù. Ti ho trovata. Ti ho calmata. Ti ho liberata. Ti ho aiutata a passare. Sei stata e sarai sempre quella bellezza incorruttibile e determinata che farà sentire sempre la propria mancanza in questo mondo.
    Non è stato facile. Anche perché era una delle prime volte che lo facevo in quel modo, ma era necessario. Lo rifarei.
    Recentemente mi sono sentito dire che ho un cuore grande e che farei qualsiasi cosa per aiutare le persone cui voglio bene. È vero che farei qualsiasi cosa. Lo riconosco. Se questo vuol dire avere un gran cuore allora sarà così. Nonostante ciò, quello che ho fatto per te è stato qualcosa che dovevo fare. Mi sono sempre sentito dire che la chiave per le porte del mondo è la "Compassione". Se non conosci questo sentimento, se non sei capace di esprimerlo, di portarlo alle altre persone, di mostrarlo quando è necessario, la crescita sarà sempre limitata e alcuni campi ti saranno preclusi. A volte, però, quando devi vedere le cose che sei costretto a vedere, quando devi portare a termine i compiti che ti sono affidati, vorresti poter scegliere di provare compassione per alcune situazioni e per altre no.
    Non è facile pensare al modo in cui sei andata via. Eri così bella. E dentro sapevi distinguere cosa era giusto per te da cosa sarebbe stato giusto a prescindere dal punto di vista delle altre persone. Era questa la cosa che forse mi aveva colpito di più di te: sapevi chi volevi essere. Parlando con te, io che in quei giorni remoti quando ci siamo conosciuti ero così sicuro di me stesso, mi sono reso conto di quanta salita ancora mi stava di fronte.
    Se esiste un perché lo scopriremo. Ma fino a quel momento possiamo osservare, vedere, cercare di capire. Ci mancherai Mailena.
  • Mi sono preparato per tagliare il ramo di ciliegio per la nuova bacchetta. Mi reco sul posto dopo offerte e cordino rosso, tutto pronto, mercoledì a mezzanotte in luna piena e scopro che il ramo scelto aveva appena messo i butti. Non era cosa. Ci si rivede fra un po'.
  • Sono stato ad una festa di streghe per la Befana e ho portato Morgan con me, tutto vestito da mago, con tanto di cordone e bastone magico. Un figurino.
  • La notte del 6 Morgan si è dimenticato di appendere la calza e io avevo le caramelle in macchina. Sta di fatto che alla fine ho dovuto fare tutto domenica sera alla chitichella e lunedì era tutto mogio perché lui i dolci non li mangia e si aspettava un gioco. Cazzo i bambini di oggi...
  • Ho assistito Janet mentre faceva comparire le monete dal naso e dalle orecchie di Morgan, il quale diligentemente se le intascava ogni volta. Mica fesso mio figlio.
  • Ho speso un occhio della testa in statuette di dei alla Fiera dell'Artigianato e ho comprato anche una bellissima collana tibetana che mi serve come caduceo per i viaggi che devo fare.
  • Mi sono fatto accompagnare verso il basso per cercare una persona. E l'ho trovata.
  • Sono andato a vedere Frankenweenie, l'ultimo di Tim Burton. Ragazzi che visionario. Il film è stato carino, con quei volti allucinanti degni dei suoi film di animazione. E ci sono delle belle trovate. All'uscita dal cinema alla Mondadori ho trovato un libro di Michael Ende che cercavo da una vita: "A Scuola di Magia". Un approccio alla magia molto più vicino alla realtà di quanto non sembri. Morgan sta sviluppando un piacere alla lettura che mi stimola molto di più a comprargli libri. Ovviamente in questo non può che farmi piacere. Dopotutto prende esempio da me che non esco di casa senza un libro da leggere a meno che non debba guidare. Alla Mondadori si è preso la sua poltroncina e si è messo a leggere per un pezzo ciò che gli capitava. Ovviamente ha qualche problema con la punteggiatura e l'intonazione ma legge in modo mediamente veloce per la sua età. E soprattutto quando gli dico: andiamo a fare un giro in libreria non sbuffa come farebbero altri bambini. Il Rock n Roll non è mica una cazzo di opinione.
  • Ho dovuto negare l'aiuto alla madre di un amico di Morgan per settimane, mesi. Ho impiegato un anno e mezzo per cercare di farle capire perché le davo il mio rifiuto ad aiutarla in un incantesimo per chiamare il tipo di uomo che lei desidera. È stato difficile ma alla fine ha capito. Spero almeno, o forse si è semplicemente stancata. Sempre di più mi rendo conto di come i libri sbagliati nelle mani sbagliate possano fare la differenza. Lei ha comprato questo libro di incantesimi e magia d'amore di una autrice italiana di cui non farò nome. Il problema di un libro così è sempre il solito, e credo che ormai tutti sappiamo bene di cosa si tratti senza bisogno di ripeterselo. Il guaio più grosso in questo caso è che ciò che scrive lei ha piena attinenza. Cioè, se prendeste un libro di magia d'amore di qualche altra autrice, come chessò la Montse Osuma, la Ulrike Ascher o qualcuna di quelle inutili che pubblicano a cavolo perché c'è qualcuno che ha i soldi da buttare per stampare le loro stupidaggini, dentro troveremmo veramente poca roba degna di nota. Invece quel libro, purtroppo, non è così. All'inizio dà pure una spolverata di nozioni sul come e quando fare e del come funziona la magia. Il che, se da principio ci potrebbe apparire "serio", nelle mani di persone che non hanno chiara la differenza etica, morale e soggettivamente evolutiva della differenza che corre tra "bisogno" e "desiderio", quelle cose diventano le munizioni per un fucile e le istruzioni su come caricarlo e come sparare. In nessun momento in quelle pagine viene dato un freno, un modo di dire: "ricordatevi che violare la volontà di qualcuno è un gesto orribile ed eticamente ingiusto". No. Lo sfogliate e trovate incantesimi su come "far litigare una coppia per avere l'uomo che desiderate", come "trasformare i sogni di un uomo in un'ossessione per voi", come "renderlo il vostro giocattolo sessuale". E quando leggete gli incantesimi notate che il simbolismo c'è, ed è giusto; sia nelle erbe, sia nelle tempistiche, sia nei simboli reali da usare. Ovviamente c'è il di più, che serve per fare scena, ma quelli sono incantesimi che, in mano ad una persona che ha una volontà reale, possono funzionare correttamente. Ne hanno la piena potenzialità. E la cosa difficile è spiegare a qualcuno che pretende qualcosa il perché non può averla quando un libro ti serve la soluzione su un piatto d'argento, senza vagliare nessun tipo di etica o legge magica sul "come" ciò che chiedi arriva a te, senza farti porre delle domande se sia giusto usare questo metodo senza magari fare un percorso per capire "perché" hai bisogno di arrivare a questo. Perché naturalmente le persone che sono sole, nella maggior parte dei casi si autodistinguono in due caratteristiche: chi si crede perfetto e si sente circondato da persone sbagliate o chi si crede sbagliato e si sente circondato da persone perfette. Lei, come molte altre, è del primo tipo. Ma non si domanda come mai attira solamente uomini che non valgono, dal suo punto di vista. Non si domanda cosa può esserci che non funziona dentro di lei, nel suo approcciare all'amore. Non si domanda, soprattutto, cosa ha bisogno di imparare su se stessa, da queste persone, che non riesce proprio ad apprendere.
  • Ho ricevuto in tutto quest'anno, circa cinquanta mail da persone che mi chiedevano incantesimi d'amore. Parlando recentemente con una ragazza che mi ha scritto mi sono reso conto di quanto il bisogno d'amore sia capace di rendere le persone cieche più di quanto sappia farlo acido fosforico gettato negli occhi e quanto mi sento dannatamente fortunato a non essere solo. Le botte nei denti mi hanno fatto crescere.
  • Ho scoperto il futuro del Fast Food: Universo Vegano. Ragazzi... è buonissimo e anche i vegetariani possono mangiare hamburger e kebab!
  • Ho ceduto alla mia voce interiore e ho comprato la discografia dei Pink Floyd in cd con Repubblica. Ci sono voluti mesi, ma ho le lacrime agli occhi... perché mi hanno aperto le porte di nuovi universi sconosciuti e infiniti. Ascoltarli da ragazzo è una cosa; conoscere a memoria le canzoni e capirne i testi è un'altra. Certi musicisti non sono musicisti: sono qualcosa che li avvicina di più alla pura poesia. Grazie ragazzi.
  • Ho giocato a nascondino per tre giorni con mio figlio e compagni ed ero tutto rotto. Mamma mia quei bambini avevano le gambe corte ma facevano degli scatti che sembravano gazzelle, io mi nascondevo una volta e poi contavo tre volte e mica sempre perché non li beccavo, ma anche perché almeno riprendevo fiato. Ragazzi è dura non essere più in forma come vent'anni fa. Ho proprio scambiato il fisico con la consapevolezza. Che dura scelta.
  • Sono andato alle caverne di Toirano, dopo tantissimi anni. Sono state bellissime e voglio andare a vedere anche quelle di Borgio Verezzi. Quando ero bambino mi parevano molto più grandi. È paradossale come cambi la prospettiva delle cose, crescendo. Alla fine mi sono fermato due minuti in riva a salutare il mare e la dea mi ha concesso di trovare due splendide piume di gabbiano da infilare sulla cima del mio bastone sacro. Poi, dato che stava arrivando una tempesta ci siamo allontanati, prendendola in pieno in autostrada.
  • Beh, anche quest'anno credo di non essermi perduto nulla per strada.
  • ...e poi stasera rinascerò.
  • E sti gran cazzi se l'anno prossimo l'editoriale di Samhain non avrà grandi news. Scommettiamo?