The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

I Misteri di Britannia



sezione a cura di Bardo

A cura di Vanth Spiritwalker

Affrontando il tema dei Misteri di Britannia, innanzitutto dobbiamo interrogarci su cosa esattamente intendiamo con questa espressione. La parola “mistero” ha assunto oramai nel senso comune il significato di “enigma”, tuttavia il significato originario è diverso. in greco deriva da che significa “iniziato”: ecco quindi che il mistero diventa “l’insegnamento iniziatico”.
Curiosamente, quando parliamo dei Misteri di Britannia, entrambi i significati del termine sono appropriati, in quanto ci troviamo di fronte ad un corpus di insegnamenti iniziatici che sono un enigma per gli stessi adepti, dal momento che non abbiamo più una linea di insegnamento che possa consegnarceli intatti, ma dobbiamo andare a ricostruirli in base ai testi tradizionali: testi che hanno subito profonde manipolazioni nel corso dei secoli, che sono stati filtrati ed adattati alle mutate condizioni sociali e culturali all’interno delle quali sopravvivevano e nei quali noi siamo costretti a cercare indizi che, collazionati, ci possano restituire un insegnamento che, a questo punto, è stato nascosto non una, ma due volte.
Chiaramente, data l’esiguità dello spazio a disposizione, la nostra non sarà una trattazione esaustiva dell’argomento, posto anche che una tale cosa sia possibile, né ci addentreremo nei meandri dell’indagine filologica che è stata alla base di ciò di cui parleremo: non è questa la sede adatta ad una tale analisi, per la quale rimando invece alle opere di John e Caitlin Matthews, cui si deve lo sforzo di decifrare gli antichi Misteri all’interno del corpus di scritti tradizionali, ed in particolare segnalo al riguardo le opere Mabon and the Mysteries of Britain e Arthur and the Sovereignity of Britain, entrambi di Caitlin Matthews, edite da Arkana alla metà degli anni ‘80.
Abbiamo quindi detto che tratteremo di Misteri: questi Misteri ci si presentano come storie. Storie fondamentali, che attraversano le ere mutandosi ma mantenendo sempre un nocciolo centrale immutato che agisce da trasformatore a livello personale e a livello cosmico. Per andare a trovare i Misteri di Britannia dobbiamo affrontare il corpus di racconti tradizionali dell’ultimo baluardo della resistenza britannica contro l’invasione sassone, ossia il Galles; in particolare andremo a cercare tra le storie che compongono il Mabinogion e le metteremo a confronto con altri cicli, come ad esempio il Llyfr Taliesin, il Preiddeu Annwn o le Triadi gallesi. Parliamo di testi che, nella forma a noi giunta, sono stati messi per iscritto tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo, ma la cui genesi, come ci rivela un’ analisi approfondita, risale a tempi anteriori alla conquista romana dell’isola di Britannia.
Va detto innanzitutto che Mabinogion è un termine recente, che dobbiamo a Lady Charlotte Guest, la prima traduttrice in lingua inglese di questo testo tradizionale nel 1849. Il titolo tradizionale è in realtà Pedeir Keinc y Mabinogi, ossia i Quattro Rami del Mabinogi: Lady Charlotte Guest ritenne che il termine mabinogi indicasse un racconto per bambini, erroneamente. In realtà il termine è assimilabile all’irlandese macgnimartha, ossia “racconto della gioventù di un eroe”: a tale proposito va fatto infatti notare che il De Infantia Iesu Christi, un vangelo apocrifo del XIV secolo, fu tradotto in gallese come Mabinogi Iesu Grist.
Una prima parziale versione del Mabinogion è conservata nel Libro Bianco di Rhydderc (c.1300), mentre una versione completa appare nel Libro Rosso di Hergest (c.1400), mentre il Llyfr Taliesin ci arriva su un manoscritto del XVII secolo, a sua volta copia di un originale del XVI, conservato nel Museo Nazionale del Galles.

I “Quattro Rami” che compongono il Mabinogion propriamente detto sono quattro racconti intitolati rispettivamente:

 

 

  • Pwyll, principe di Dyved
  • Branwen, figlia di Llyr
  • Manawyddan, figlio di Llyr
  • Math, figlio di Mathonwy

    A questi vengono tradizionalmente uniti nella pubblicazione altri racconti affini che sono:
  • Il Sogno di Maxen Wledig
  • Llud e Llevelys
  • Culhwc ed Olwen
  • Il Sogno di Rhonabwy
  • La Dama della Fontana
  • Peredur, figlio di Erewac
  • Geraint, figlio di Erbin
  • Taliesin

    Va fatto notare che è in questo gruppo di racconti che noi, per la prima volta, troviamo il nucleo fondante di quello che sarà uno dei cicli epici più famosi di tutti i tempi: il ciclo arturiano. Un ciclo, è opportuno sottolineare, molto diverso da quello cui siamo abituati, privo di tutte le sovrastrutture cristiane che successivamente gli sono state sovraimposte, soprattutto ad opera della scuola francese: un ciclo completamente ed autenticamente pagano.
    All’interno di questi racconti noi ci imbattiamo in una continua commistione, in un continuo salto di livello tra il mondo ordinario e l’Altro Mondo, quello che in Irlanda veniva chiamato il reame dei Sidhe e qui è invece noto come Annwn. Un Altro Mondo che non è un inferno od un paradiso, si badi bene: non si tratta semplicemente di un regno dei morti, ma di una vera e propria dimensione di realtà alternativa alla realtà ordinaria, ad essa compresente ed alla quale, a certe condizioni, l’eroe riesce ad accedere. Questo Altro Mondo non è soltanto un Aldilà: giova ricordare che già Cesare attribuiva il coraggio dei Celti alla loro fede nel fatto che, quando fossero morti in questo mondo essi sarebbero rinati nell’Altro e, parimenti, una volta che fossero morti nell’Altro Mondo essi sarebbero rinati in questo. Per questo, dice Cesare, essi festeggiano i funerali come se fossero nascite, e piangono le nascite come funerali. Ci troviamo quindi di fronte a due vere e proprie realtà parallele, una ordinaria ed una non ordinaria, una umana ed una spirituale composte in un insieme olistico che verrà spezzato solo dall’avvento del cristianesimo.
    Per poter accedere alla realtà non ordinaria abbiamo bisogno di trovare le chiavi che ci permettano di aprire le porte: queste chiavi non possono essere trovate all’interno delle parole sui libri scritti dall’uomo. Esse si nascondono in simboli ed immagini poiché la verità, come dice il Vangelo Gnostico di Filippo, non è venuta nuda in questo mondo, ma per immagini e simboli. Le immagini ed i simboli contenuti nelle storie del Mabinogion ci consegnano le chiavi che ci consentono di aprire le porte per entrare in Annwn.
    Mentre ci avventuriamo lungo i sentieri narrativi, come direbbe Eco, del Mabinogion ci accorgiamo pian piano che esiste un Quinto Ramo, una storia nascosta: la storia di Mabon e di Modron, e della Successione dei Pendragon.
    Mabon e Modron non sono nomi, è bene ricordarlo, ma sono ruoli, titoli, per così dire. I termini vogliono semplicemente dire, rispettivamente, “figlio” e “madre”: è proprio questo dettaglio che ci indica in realtà come questo tema sia antico, la metastoria che tutte le altre storie in realtà raccontano. Mabon, che peraltro è assimilabile al romano-britanno Maponus, il cui culto era diffuso in Britannia, ed in particolare nella zona a ridosso del Vallo di Adriano, non è solo il grande prigioniero, egli è il Prigioniero Eterno, perso per eoni e finalmente ritrovato: nel Mabinogion tutti gli eroi, nelle loro vicissitudini, non fanno altro che impersonare aspetti di Mabon. Essi sono, di volta in volta, prigionieri, aguzzini e salvatori in un vorticare di ruoli, così come le varie eroine non sono a loro volta che aspetti di Modron.
    La stessa Triade 52 ci mette sull’avviso, mostrando il pattern che percorre i racconti. Le Triad i, per inciso, sono un corpus che è stato collazionato da un gran numero di testi, e costituiscono un vero e proprio sillabo ad uso dell’istruzione dei bardi: si tratta di chiavi mnemoniche che alludono a storie in gran parte oggi perdute, ma che dovevano aiutare l’aspirante bardo a ricordare i grandi temi tramandati in via esclusivamente orale. La Triade 52, dunque, recita come segue:
    Tre famosi prigionieri dell’Isola di Britannia:
    Llyr Mezzo-Discorso, che fu imprigionato da Euroswydd,
    e secondo, Mabon figlio di Modron,
    e terzo, Gwain, figlio di Geirioedd.
    Ed uno che fu più famoso di tutti e tre loro, fu tre notti imprigionato in Caer Oeth ed Anoeth, e tre notti imprigionato da Gwen Pendragon, e tre notti in una prigione incantata sotto la Pietra di Echyment. Questo famoso prigioniero fu Arthur. E fu lo stesso ragazzo a liberarlo da ciascuna di queste tre prigioni – Goreu, figlio di Custennin, suo cugino.

    Pur non potendo scendere nel dettaglio, cosa che richiederebbe spazi e tempi che travalicano quelli a nostra disposizione, esaminiamo allora la storia che abbiamo scoperta nascosta tra le pieghe del Mabinogion:





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  • Mabon è tenuto prigioniero in Annwn
  • L’eroe, il Pen Dragon, deve liberarlo
  • Per farlo egli deve affrontare il Signore di Annwn, il Pen Annwn
  • Il Pen Dragon sconfigge il Pen Annwn e ne prende il posto; Mabon, liberato, diventa il nuovo Pen Dragon mentre il Pen Annwn rinasce come nuovo Mabon.

    E’in questo ciclo, che definiremo Successione dei Pen Dragon, che noi troviamo l’essenza dell’insegnamento spirituale dei Misteri di Britannia. Esso affronta allo stesso tempo, su diversi livelli, questioni pubbliche come la legittimità della sovranità ed ambiti personali relativi alla crescita spirituale del singolo individuo. In realtà, vedremo, i due ambiti sono separati soltanto in apparenza. Il lato maschile ed il lato femminile del divino sono entrambi contemporaneamente all’opera qui, per mostrarci la via della crescita della consapevolezza ed i mezzi per poterla percorrere.
    In questi racconti incontriamo numerosi elementi sciamanici: le trasformazioni successive in una serie di animali differenti cui assistiamo spesso, come nel Taliesin ad esempio, non fanno altro che riferirsi ad un processo iniziatico durante il quale il protagonista deve identificarsi con una serie di totem animali per potersi trasformare interiormente ed in cui la figura che lo incalza si pone come l’iniziatore: questa figura si rivela, a seconda dei casi, o come il Signore degli Animali o come la Donna della Conoscenza. In maniera probabilmente inconsapevole un riflesso di questa iniziazione sciamanica è rimasto anche in una versione moderna come La Spada nella Roccia di T.H.White, in cui Merlino sottopone Artù ad una serie di trasformazioni animali per istruirlo sul mondo: è evidente che qui Merlino (a sua volta in diversi punti del ciclo antico presentato come Signore degli Animali o Uomo Selvaggio, ergo una rappresentazione del principio divino maschile) si pone come iniziatore di Artù, seguendo perfettamente il pattern che noi troviamo già delineato nei Misteri di Britannia.
    Risulta a questo punto evidente come il processo della Successione dei Pen Dragon non sia quindi un processo distruttivo, ma di crescita. Il Pen Annwn si pone come avversario che deve farsi superare in quanto iniziatore la cui sconfitta, da parte del Pen Dragon, equivale al superamento della prova ed al raggiungimento della consapevolezza: ne consegue quindi che la prigionia di Mabon è, in gran parte, una prigionia volontaria, parte di un processo di crescita.
    Come possiamo esplicitare tutto questo riferendolo ad un processo di crescita personale? Ciascuno di noi è il Pen Dragon che deve andare a liberare Mabon, l’eterno fanciullo che è prigioniero dentro noi stessi. Per poter raggiungere il nostro scopo dobbiamo affrontare e sconfiggere il Pen Annwn, il Signore dell’Altro Mondo, ossia la parte nascosta di noi stessi, quella che cerchiamo di non vedere, quella che preferiremmo fingere che non esista. Soltanto in questo modo possiamo far progredire il ciclo, rigenerare questa parte oscura di noi consentendogli di diventare un nuovo Mabon, mentre il fanciullo che era in noi matura per diventare il nuovo Pen Dragon. Allo stesso tempo ciò che eravamo diventa ciò che dobbiamo superare per poter progredire ulteriormente, in un ciclo senza fine.
    Dicevamo inoltre della sovranità. Nella cultura celtica il concetto di legittimità della sovranità era un punto centrale, dal momento che essa non era garantita semplicemente in via ereditaria ma doveva andare all’individuo più meritevole di esercitarla. Anche in questo i Misteri di Britannia ci indicano la via: vediamo infatti come il Pen Dragon diventa tale solo dimostrandosi degno della sovranità, personificata di nuovo in una figura femminile. Alla triade maschile Mabon, Pen Dragon e Pen Annwn vediamo quindi corrispondere una triade femminile Madre, Signora Sovranità, Terribile Iniziatrice: il Pen Dragon è colui che, avendo superato una prova iniziatica, si è dimostrato degno del matrimonio mistico con la Sovranità, ergo il Divino Femminile Stesso, ergo può diventare uno con la terra che governa. Come viene ricordato in Excalibur di John Boorman, “il Re e la Terra sono Uno”.
    E ritornando quindi a quello che è il percorso interiore che ci viene indicato dai Misteri di Britannia, ciascuno di noi è una personificazione del Divino Maschile che deve attraversare un ciclo di trasformazione per potersi evolvere, ma condizione preliminare per questo, requisito essenziale per poter essere il Pen Dragon che va a liberare Mabon, è di riuscire a diventare Uno con il Divino Femminile che anch’esso è in noi: solo così potremo essere Signori di Noi Stessi, capaci di superare le nostre debolezze, di spezzare le catene delle consuetudini che ci tengono fermi e diventare quindi persone spiritualmente liberate e sul cammino dell’evoluzione. Vanth Spiritwalker