The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Concetto di Padre - Mentale e Istintuale

 

Il Concetto di Padre - Mentale e Istintuale
 

Una delle figure ricorrenti tra gli aspetti delle divinità è quella della coppia divina. Coloro che hanno generato l'essere umano o che ne tutelano la crescita e lo difendono, ma che sono anche pronti a punirlo quando viola le leggi divine. Quando riflettiamo su divinità di questo tipo la più grande difficoltà che incontriamo sulla nostra strada per la loro comprensione è staccarci dalla ferma immagine del Dio Cristiano che, nel suo ruolo singolo, ha spodestato totalmente, nel culto, il suo aspetto femminile, mantenendolo incarnato nell'attitudine amorevole e premurosa e incline al perdono che si riconosce nel Nuovo Testamento e opposto a quello vendicativo e distruttivo del Vecchio Testamento che non si ferma davanti ai genocidi o al desiderio di guidare una guerra o spargere sangue. Non per niente non si trova alcuna traccia, nei vangeli, di richieste di sacrifici, di cui invece sono intrisi i primi libri. Ci sono studiosi che affermano che in realtà l'enorme differenza che si nota in questa divinità, nella sua metamorfosi, è dovuta al fatto che siano a tutti gli effetti due divinità diverse. Un concetto che in termini energetici e magici trova una piena approvazione: il Dio dei Pentateuco è il Dio Ebraico, l'inconoscibile. Quello dei vangeli è il Dio Cristiano. Affermare che siano la stessa divinità è pressoché come dire che soffre di bipolarismo.

Ancora adesso, quando ci avviciniamo al concetto di Padre Celeste il nostro bisogno di antropomorfizzare il divino ci pone di fronte il volto di Zeus. Come abbiamo visto nell'introduzione, il nome stesso di questo dio ha un'etimologia protoindoeuropea che richiama il suo stesso ruolo: "Celeste". Tranne forse nelle ultime rappresentazioni cinematografiche, come ad esempio Una Settimana da Dio dove è rappresentato come un uomo anziano e di colore, interpretato da Morgan Freeman, o in Dogma, dove addirittura si tratta di una simpatica donna, interpretata da Alanis Morissette, il "padre" è visto come una persona barbuta, saggia e anziana, ma privo di un aspetto iracondo.

Nella visione mitologica i padri sono molti. La loro caratteristica è quella di poter essere amorevoli e distruttivi. Questo perché il ruolo del padre è quello di premiare e di punire, di lavorare quindi sia di bastone che di gentilezza. Quando incarna entrambi questi ruoli, quindi quando non è "diviso" nei suoi aspetti da un duplice volto o da una divinità diversa che ne incarna l'aspetto distruttivo, in genere tiene tra le mani simboli del suo potere, sia quello mentale che quello esecutivo. Nel caso di Zeus lo vediamo con in mano la folgore e il bastone, ma a volte con la torcia. Entrambi questi simboli, sia il bastone che la torcia, rappresentano la caratteristica di "guida" e potere anziano del dio padre. È divinità legata al mentale, non per niente è un dio celeste e rimane il signore del cielo. I suoi simboli sono l'aquila e la quercia: la prima a rappresentare la regalità e il potere aureo e la seconda per la sua capacità di attrarre i fulmini. Ma sono simboli che richiamano anche la sua nascita dato che la sua culla era appesa ai rami di una quercia e un'aquila gli portava l'ambrosia. Ma c'è un aspetto ctonio di Zeus che viene ricordato dagli ellenici. Nella miriade dei suoi epiteti, per lo più riportati da Esiodo, troviamo che in alcune città greche veniva adorato come Zeus Chtonios, ossia "ctonio", se non addirittura Katachthonios, ossia "sotterraneo", e Plousios, "munifico", come troviamo nell'opera di Arthur Bernard Cook: Zeus: A Study in Ancient Religion. Questo lo renderebbe quindi un signore del cielo e della terra e spiegherebbe anche il potere della quercia a lui associata, ossia l'albero europeo più resistente e radicato al terreno, che nella tradizione druidica è considerato possedere una massa di radici equivalente a quella dei rami.

Il ruolo del padre divino, in molte religioni, è quindi un ruolo cardine e centrale, sostitutivo ad un antico archetipo femminile di madre. Spesso è armato di un'arma dal forte simbolismo fallico, come una verga, uno scettro o una spada. Il potere sessuale e fertilitario ha riscontro però solo in alcuni tipi di padri. Vediamone ora alcuni esempi.
 

Il concetto del ruolo di Padre

In sostanza, che sia un Tiranno o che sia un Padre, il genitore è colui che ha quel ruolo di sacrificio, di responsabilità e di potere. Sia nel bene che nel male il suo ruolo è determinante per lo svolgere
di ciò che deve essere. Da qui troviamo appunto il concetto forte di come Odino avesse fatto quel patto con Loki. Chi mai, sapendo che un dio avrebbe causato, per una serie di eventi, una catastrofe di proporzioni universali e con essa la morte di tutti gli dei, avrebbe accettato la sua presenza o non avrebbe cercato di fermarlo da principio? Solo colui che conosce la verità che sta oltre l'inevitabilità: ossia che la fine è necessaria affinché ci sia un inizio, che la morte è necessaria perché ci sia la vita, che il concetto di male è necessario a quello di bene. Per le civiltà e le popolazioni che vedevano l'equilibrio dello svolgersi degli eventi senza mentire a se stessi, la religione era composta da tutto ciò che era umano. Non per niente secondo il mito greco narrato da Esiodo nella Teogonia Eris, la dea della discordia, nasce dalla Notte direttamente, senza bisogno di accoppiarsi e il suo nome è legato ad Eros, che è l'amore, senza la cui esistenza nessun dio avrebbe mai potuto amare un'altra divinità e pertanto esisteva dal principio. Chi concepisce il mondo come quello che è, senza vivere in illusioni, non disprezza il ruolo che i conflitti, di qualsivoglia natura siano, hanno e ciò che portano con loro nello svolgere degli eventi.

Non è mai esistito un mondo privo di difficoltà e scontri tra luce e oscurità e, dal momento che la maggior parte delle civiltà metteva sul trono una divinità benevola, esisteva un contrapposto che potesse equilibrare l'universo.

Disconoscere quindi la parte oscura, come sempre, è non riconoscere il potere della parte luminosa stessa che gli fa da opposto.