The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Linchetto



A cura di Volpe Bianca
 

Fra le magiche terre di Toscana, dall'Alta Garfagnana alle campagne di Pistoia, ogni contadino sa che, nascosto (ma non troppo), fra le faggete e i vecchi ruderi abbandonati per la selva, c'è un venticello fatato, che, quando si ferma prende forma di un ometto magro ed ammiccante, vestito di foglie secche e con un berretto color delle mele mature: il Linchetto.
Imparentato con il buon vecchio Robin Goodfellow, per gli amici Puck, Il Linchetto abita in segreto le case, quando è in vena di giocare scherzi agli Umani, ma i suoi luoghi preferiti sono i boschi fra le montagne, dove la sua sostanza di vento è libera di correre giocosa, sollevando foglie e rami e scuotendo con un brivido gelido gli animali immersi nel sonno.
Ho conosciuto questo lieto ospite un po' esuberante, quando sono venuta a vivere qui, fra le alte colline garfagnine e me ne sono subito innamorata! Adoro il suo stile e la letteratura a lui dedicata, secondo me, non rende merito alle sue molteplici doti. Per esempio, si dice che per liberarsi della sua presenza bisogna mettersi in un cantuccio a mangiare pane e formaggio, facendo contemporaneamente i propri bisogni e dire: "Alla faccia del Linchetto, mangio e caco questo cacetto", ma anche che sia felice di aiutare le massaie più industriose a completare i lavori di casa, quando le vede troppo stanche di tanto lavoro e allora perché volerlo cacciare! Certo, come tutti i Fatati della sua famiglia, rifugge per eccesso di modestia ogni ricompensa o complimento, ma credo che un amico così discreto dovrebbe essere solo incoraggiato ad entrare nelle nostre case. Avendo chiesto un po' in giro, fra amici e abitanti del paese, ho scoperto varie cose riguardo a quest'ospite burlone, ma la più importante è sicuramente il fatto che, pur essendo ormai il popolo ben inserito nella logica cattolica, la gente anche di cultura tende a credere alla sua esistenza. Da queste parti, ancora oggi, quando si perde qualcosa in casa o si scorge un ombra che sfugge allo sguardo o un animale domestico sembra guardare nel vuoto o lanciare un richiamo apparentemente immotivato, si dice "Sarà il Linchetto!". E quando la notte il respiro si fa affannoso e ci si sente un peso sul petto e ci sente all'improvviso presi da vampate di calore inspiegabili, quando si sentono, sempre con il favore delle tenebre, strani rumori e ululati degni di un vecchio film dell'orrore di Bela Lugosi o, come mi racconta la mia amica Guendalina, quando dai cassetti della cucina svaniscono senza ragione cucchiaini o altri oggetti lucidi o ci si sente addosso la sensazione di essere osservati e guardando attraverso il riflesso di una superficie specchiante s'intravede un movimento o un ombra alle spalle....ecco, quello potrebbe essere il nostro, caro, vecchio Linchetto!
Le storie dei Vecchi, tramandate a voce da secoli ormai, ne raccontano tante sul suo conto, come quella per esempio di quel tale di Modena, che sceso in Toscana per affari, per strada si sentì afferrare per i capelli e sbattere con violenza per terra. Si era all'improvviso alzato un ventaccio vorticoso che trascinava con se' a mulinello foglie e rami secchi e gli impediva di rialzarsi in piedi. Quale non fu il suo stupore nell'accorgersi che tutta la sua merce e i suoi beni si erano come volatilizzati e per quanti sforzi facesse per cercarli in giro sembrava che mani invisibili l'avessero spogliato di ogni suo avere. Cerca che ti cerca, si era fatto buio, ad un tratto il pover'uomo sentì una risatina alle spalle e voltandosi vide tutta la sua roba sparpagliata in qua e in là per le fratte e i prati del circondario. Capì all'improvviso di essere stato preda degli scherzi del Linchetto e si ripromise di non andarsene più per selve e campagne senza una bella croce di faggio benedetta per scongiurare il ripetersi di episodi del genere.
Si racconta anche che il Linchetto sia custode di un tesoro nascosto dietro a una cascata e che se ci si avvicina troppo all'acqua per godere della sua selvaggia bellezza, si corra il rischio di essere trascinati sotto, visto il suo terrore per i ladri!
Fior di scrittori e cronisti storici della zona riportano episodi di incontri con il folletto, raccontati da contadini rimasti poi famosi nel ricordo popolare, come il "Cipollina" così chiamato a causa di una verruca a forma di cipollina rossa sul naso. Bravissimo a raccontare favole e novelle, riusciva ad affascinare il proprio pubblico con storie di streghe e mostri, ma la sua specialità e il suo maggior gusto consistevano proprio nel narrare di quel Linchetto che tante volte era venuto, da solo o in compagnia, ad occupargli la casa con tutto il suo bagaglio di scherzi o di buona volontà nell'aiutarlo a sbrigare le faccende domestiche rimaste indietro.
Tante e tante ancora se ne raccontano, come quella volta che un Linchetto si mise in testa di voler imparare a suonare il violino di un tale che ne possedeva uno di buona fattura, che era il suo unico diletto. Il Linchetto dai e dai a cercare di accordare le corde di quel disgraziato strumento, non faceva altro, sera dopo sera, che romperne una dietro l'altra, con estrema disperazione del tale, che un giorno, all'ennesima corda rotta, al culmine dell'esasperazione, gli scagliò addosso il piatto con gli strumenti per accordare: panìco e stoppia, urlandogli addosso che per punizione sarebbe dovuto rimanere là finché non avesse diviso l'uno dall'altra. Il Linchetto contrito fece quanto comandato, poi con un bell'inchino sparì e mai più si vide in quella casa!
Credo di poter affermare che il comportamento del Linchetto dipenda anche dall'animo dell'ospite che egli decide di "onorare" con la sua presenza, non serve che uno ci creda o che ne voglia o meno uno in casa, è sempre e solo il Folletto fatto di Vento a decidere chi frequentare e per quanto tempo rimanere con il suo umano "Prescelto". Capace di slanci di generoso affetto o di meditata e frenetica vendetta, nessuno riuscirà mai a mettergli le briglie e non vi venisse mai in mente di volerlo ricompensare dei suoi servigi in casa, sarebbe la più grossa e tremenda delle offese, potrebbe sparire per non farsi più vedere! Il Linchetto non vuole nulla per sé, ma punisce crudelmente chi non mostra generosità verso il proprio prossimo bisognos. Guai al disgraziato egoista che dovesse incontrarlo sul proprio cammino, sarebbe meglio per lui che non fosse mai nato! A meno che non decida di ravvedersi e cominciare a darsi da fare per chi è stato meno fortunato di lui, allora il nostro amico fatato lo lascerà stare e si limiterà a controllare i suoi gesti da lontano senza farsi vedere.
Parente stretto del Linchetto è il Buffardello che la gente descrive come un buffo e piccolo omino con due grossi baffi neri, che indossa un mantellino e un cappellino rosso. Molto simile nel carattere al Linchetto, spesso si possono ascoltare le chiacchiere dei Buffardelli vicino alle fonti, fra le fronde degli alberi circostanti.
A questo punto non mi rimane che invitarvi tutti a farmi visita, nella speranza di incontrare il Linchetto da lontano o di intravederlo in uno specchio mentre ci fa qualche smorfia alle spalle, pensando di non essere visto!

Bibliografia:
Paolo Fantozzi, Storie e leggende della montagna lucchese - Casa editrice Le lettere - Firenze - 2002