The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

La Riflessione sugli Elementi - Terra

TERRA

Cos'è la terra?
A livello chimico la terra è un insieme misto di diverse sostanze differenti tra loro. Per lo più la crosta terrestre, che è poi il tipo di terra con cui abbiamo a che fare, è composta da ossigeno e da ossidi, di cui i più importanti sono i silicati, gli ossidi di alluminio, ferro, calcio, magnesio, potassio e sodio. Il resto è composto da cloro, zolfo e fluoro. Le restanti quantità di minerali e cristalli sono di una percentuale inferiore all'1% della massa totale.
Ma, come abbiamo visto la terra non è solo questo. La terra è il luogo dove tutte le forme viventi vivono la loro vita. Anche gli uccelli, i pesci, oltre che i mammiferi e le piante, vivono sulla terra o in qualche modo ne dipendono. Le alghe, infatti, nutrimento per alcuni pesci, sono alla base della catena alimentare marina insieme al plancton. La terra, insomma, ospita dentro di sé tutto ciò di cui la vita necessita per fiorire ed esistere, in qualsiasi forma si manifesti: dal terriccio ricco e grasso al deserto infuocato dal sole. Nella terra le semenze delle piante germinano, crescono, fioriscono, si fecondano le une con le altre, fruttiferano e in ultimo completano il loro ciclo vitale gettando altre semenze perché crescano altre piante. Lei è la dispensatrice dei frutti, la Madre generosa ed abbondante che fornisce nutrimento alle creature che vivono sulla sue superficie.
Nel corso della storia e dei culti con divinità antropomorfe, la terra è stata rappresentata sempre come una donna dalle caratteristiche accentuate e ingigantite, come vediamo nella venere paleolitica di Willendorf (fig 28). Questo perché è la progenitrice di ciò che siamo. La terra infatti è il ciclo vitale per eccellenza. A livello biochimico, una creatura vivente animata necessita di sintetizzare e trasformare in molecole semplici i composti contenuti in altri esseri viventi. Alla base della grande struttura piramidale c'è la terra, nella quale crescono le piante che forniscono ossigeno e nutrimento e che, tramite la fotosintesi clorofilliana, trasformano la luce solare in glucosio, permettendo a chi si nutre delle piante di metabolizzarle in energia. È chiaro quindi che la terra è la cornucopia da cui ogni forma di nutrimento ha origine. Questo perché grazie alla terra possiamo completare il cerchio della vita. Gli esseri viventi pluricellulari, nutrendosi di altri esseri viventi, metabolizzano le sostanze di cui sono composti trasformandole in ciò di cui necessitano per sopravvivere. E gli stessi esseri viventi pluricellulari, una volta morti, si scomporranno nuovamente nelle sostanze metabolizzate e smontate di cui si erano nutriti e che gli erano serviti da sostentamento, divenendo così, nutrimento per altri esseri viventi. La terra quindi diventa la "spugna" che assorbe ciò che viene dissolto, lo ripensa, lo rimescola e lo rigetta fuori in altra forma, pronto per essere metabolizzato nuovamente.
Le terra si riconduce al ventre materno, quindi. Il seme aggrappato al tessuto uterino, germina nell'oscurità per divenire una forma di vita che troverà la luce. Nella sua oscurità infatti, il seme che fuoriesce dal frutto che si infrange al suolo viene accolto in attesa del momento adatto a germinare. Quando nel buio silenzioso della terra il seme ha atteso abbastanza ecco che mette radici e cresce, lentamente, per iniziare un nuovo ciclo.
La terra quindi è inizio e fine. Infatti è associata alla morte, alla rinascita, alla sepoltura. L'essere umano tende a rivedere nei riti funerari il "ritorno al ventre della madre", sin dall'antichità. I neanderthal seppellivano i morti in posizione fetale, con le gambe e le braccia raccolte al petto. In questo modo si credeva che l'uomo potesse ripercorrere la sua vita al contrario, trovando nel buio abbraccio della terra il calore stesso che aveva conosciuto nell'utero (fig 29).
Nella morte come nella nascita troviamo infine la rinascita. Quindi la terra, come anche l'acqua, è strettamente legata all'iniziazione. I riti iniziatici prevedono infatti una rinascita, un abbandono delle proprie spoglie al passato. In alcune forme di iniziazione wiccan ad esempio, troviamo la tradizione di avvolgere l'iniziando in un lungo drappo nero, che come un sudario lo rivestirà completamente e lasciarlo a meditare sul significato del rito che sta facendo. Quando giunge il momento, svolgendo i veli del drappo, si riconduce l'iniziato ad una nuova vita, gli si dà un nuovo nome e si festeggia il suo benvenuto nel gruppo o nel mondo wiccan esattamente come se fosse una nascita vera e propria. In altre tradizioni c'è la pratica di essere propriamente sepolti nella terra. Questo tipo di simbolismo lo troviamo anche nella ritualistica sciamanica, come la capanna del sudore (fig 29): una costruzione circolare in intelaiatura di rami intrecciati a cupola al cui centro viene scavata una grossa buca che ospiterà, secondo il rito, delle pietre incandescenti aggiunte man mano da un addetto al fuoco che si premurerà di mantenerle ad una temperatura molto elevata. I partecipanti al rito, dopo una breve purificazione, si introducono completamente nudi all'interno della capanna rivivendo una simbolica gestazione e il periodo passato all'interno del ventre materno. Questo rito è strettamente legato alla terra, al buio e al calore della sicurezza e richiama le divinità ctonie della terra, della morte e della rinascita.
Il legame di questo elemento con l'uomo è anche di tipo territoriale, tradizionale e soprattutto etnico. La terra esercita un ascendente attrattivo sulle popolazioni molto legate all'agricoltura. Il lavoro fisico che l'uomo fa con la terra crea una sorta di simbiosi/fratellanza tra l'elemento stesso e il contadino; un tipo di legame che va oltre la semplicità transitiva dell'agricoltore e della terra fertile, sfociando in qualcosa di più avanzato, qualcosa di culturalmente intrecciato all'elemento: il bisogno intrinseco di riscoprire e ripercorrere le proprie tradizioni, di vivere nel luogo ove si è nati, cresciuti; un bisogno accentuato talvolta dalla distanza, dal bisogno di riconoscere e risentire le proprie radici. Talvolta va oltre al fenomeno sociale, sfociando addirittura in una sorta di "riconoscimento" a livello fisico.
La terra è quindi madre anche nel senso affettivo che ci ispira. Madre che accoglie, dalla quale speri di ritornare e della quale ti porti nel cuore sempre quel qualcosa che ti fa sospirare di malinconia quando sei lontano. Questo è un tratto distintivo perlopiù delle popolazioni indigene da più tempo legate ad un territorio ed una cultura nata e sviluppatasi nello stesso; le civiltà di attitudine nomade presentano meno questo bisogno. La terra è quindi anche simbolo di affetto culturale e di radici in senso lato. Non per niente si tende a parlare di "Albero genealogico" quando si ricostruisce la storia di una famiglia. Questo è il chiaro sillogismo cui giungiamo se leghiamo cultura, terrirorio e genti.
E nelle genti stesse la terra accoglie dentro sé il profondo significato della fertilità; un aspetto, questo, che trova in uno spesso strato culturale un facile appiglio, dato che il cibo prodotto dai campi è il sostentamento base su cui tutti i popoli di cultura agreste hanno basato il loro benessere. Un raccolto disastroso avrebbe causato con facilità una carestia. E l'abbondanza delle messi andava propiziata. La fertilizzazione del terreno, in qualsiasi modo esso potesse essere invocata era un rito fondamentale nelle liturgie di origine agreste. Troviamo infatti moltissimi rituali portati a favorire la fertilità mediante offerte di ogni tipo, prima tra tutte quella del sangue, ma anche del latte o del miele.
Nel mito celtico, il sabba di "Imbolc" è strettamente legato all'elemento terra. Il termine in lingua gaelica significa "Nel Grembo", e si riferisce al risveglio della primavera dopo il lungo e freddo inverno. Nel grempo il seme, che ha atteso al caldo sotto lo strato di neve, finalmente germina e sboccia, dando vita ad un nuovo ciclo. Ma i riti per la fertilità dei campi si ritrovano anche in età contemporanea: lo stesso "Beltane", il palo di maggio e la corona di fiori, o l'uomo di vimini, o le figure antropomorfe costruite con il grano che vengono intrecciate a Lughnasadh sono tutti sacrifici propiziatori per la fertilità dei campi.
Nel medioevo appaiono anche le curiose figure dei "benandanti", di cui ci parla Carlo Ginzburg in ben due libri: ossia persone nate con il sacco amniotico sopra il volto (nati con la camicia) che sostenevano in particolari giorni dell'anno di recarsi nottetempo nei campi aperti, armati di mazze di finocchio a lottare contro misteriosi stregoni. Il tutto per salvare il raccolto dell'anno in entrata. Questo fenomeno è tipico delle zone del Friuli Venezia Giulia, ma l'autore li riconduce anche in altre parti d'Europa, sotto altri nomi.
Vediamo qui come la fertilità è uno degli aspetti fondamentali dell'elemento terra, soprattutto in un mondo dove un raccolto povero poteva significare la morte per centinaia di persone. E il simbolismo stesso della morte, creato nel medioevo, e cioè uno scheletro con una falce, ha chiare origini di tipo agreste (fig 30). La falce per mietere il grano, quella che taglia gli steli d'erba con facilità, lasciandoli morti e abbandonati al suolo, finisce nelle mani della stessa entità misteriosa e affamata che trova una triste connotazione con il raccolto: la mietitrice. Anche qui, quindi, troviamo la morte legata a doppio filo con questo elemento. La terra è infatti appartenente alla madre, colei che dà e colei che prende, esattamente come l'acqua. Lei dispensa nutrimento con una mano, ma prende la vita con l'altra. Infatti non a caso l'oscurità e il buio degli inferi sono stati sempre collegati a luoghi sotterranei.
Publio Virgilio Marone, nel sesto libro dell'Eneide, ci parla del viaggio che fece Enea nel regno degli inferi. Virgilio ci parla di un enorme olmo sotto le cui foglie sono gettati i sogni fallaci. Infatti i miti greci parlano degli inferi come di un luogo sotterraneo dove solo i morti (e alcuni simbolici eroi) possono accedere. Ma facciamo un ulteriore esempio: uno dei miti più vicini e strettamente legati alla terra è proprio quello di Ade e Persefone (fig 31). La giovane Kore, figlia di Demetra, Dea del raccolto, stava cogliendo dei fiori nei pressi di Enna, nel mezzo della Sicilia, assieme ad alcune ninfe (per altre tradizioni Leucippe - in seguito punite dalla dea per non essere intervenute e trasformate in sirene), quando vide correre verso di sé la figura imperiosa e inquietante del dio degli inferi Ade, che, stanco dell'oscurità del proprio regno sotterraneo, aveva deciso di aggirarsi alla luce del sole. A niente valse la fuga di Kore; le braccia d'acciaio del dio la brancarono subito e la inchiodarono sulla biga trainata da cavalli di fuoco. Solo una delle ninfe si oppose e tentè di difendere la compagna, cercando di frenare i cavalli: Ciane, che per questo affronto venne trasformata da Ade in una fonte che tuttora fornisce l'acqua al territorio di Siracusa. Dopo la scomparsa della figlia, Demetra, dilaniata dal dolore, si aggirè per il mondo alla ricerca della giovane perduta, e nei pressi di una fontana dove la dea, travestita, si stava riposando, incontrè Baubo (fig 32). Questa dea, abbastanza sconosciuta, ripercorre l'archetipo neolitico delle divinità antropomorfe per così dire "mutilate". Pare infatti che Baubo fosse priva di testa e che parlasse con i genitali. Fu proprio grazie a questa peculiarità che fece sorridere Demetra intrattenendola con una peculiare danza e una tiritera di oscenità. In seguito, con l'ausilio di Ecate e di Elio, Baubo aiutè Demetra nella ricerca della figlia. Quando, disperata, la dea si rivolse a Zeus perché intervenisse, il signore degli dei glissè, dato che sapeva bene che era stato il fratello a rapire Kore. A quel punto la madre, pazza di dolore, essendo la dea del raccolto, provocè una grandissima carestia. Le persone e gli animali morirono come mosche. A niente valsero le suppliche e i sacrifici degli uomini: Demetra era irremovibile. Pertanto, innanzi ad un tale comportamento, Zeus invio Hermes ad intercedere per la liberazione di Kore, alla quale Ade non si poté opporre. Lasciando andare la sposa, il dio le chiese però di non mangiare nulla, dandole un melograno tra le mani. Uscendo la ragazza violè il patto nutrendosi di tre semi del frutto donatole da Ade, legando così per tre mesi l'anno la sua presenza nel mondo degli inferi e divenendo Persefone. Secondo alcune versioni i semi erano quattro e secondo altre non ci fu inganno, ma lei li mangiò perché si era infine affezionata ad Ade.
La terra diventa qui luogo di riposo, tormento, e di viaggio iniziatico, come il mito di Orfeo ed Euridice, o dello stesso Eracle. Il viaggio nel mondo dei morti per tornare nel mondo dei vivi con una vita nuova. La terra però mantiene dentro sé lo stretto legame del riposo; non solo legato alla morte, ma anche al letargo. Alcuni mammiferi e rettili, all'approssimarsi della stagione fredda, sentono il bisogno irresistibile di addormentarsi per un lungo periodo di tempo entrando in uno stato di quiescienza dal quale si risveglieranno in primavera (tranne alcuni casi in cui ci sono degli sporadici risvegli isolati). Alcune specie scavano una tana sottoterra, altre si rifugiano in caverne naturali; le tartarughe scavano una fossa, vi si adagiano all'interno e si chiudono nel guscio. Questo comportamento, dettato prettamente dalla mancanza di cibo adatto, non è di tipo sociale, ma biologico. La temperatura di questi animali infatti scende di parecchi gradi, rallentando così le funzioni corporee e portandoli in uno stato del tutto simile alla vita sospesa. Una vita che viene ripresa d'un tratto quando la natura si risveglia. In fase molto meno accentuata, questo status psico-fisico lo percepiamo anche noi esseri umani; con l'approssimarsi dell'inverno ci sentiamo più deboli, meno inclini a nuovi progetti, più portati alla chiusura e all'umore più grigio. Con la primavera invece la nostra natura si risveglia seguendo il naturale scorrere delle stagioni e ci riapriamo a nuovi progetti, amori e nuove dimensioni della vita. Per propiziare e ringraziare la terra in questa peculiare situazione stagionale alcune popolazioni tribali e totemiche festeggiano con danze del risveglio. Questo tipo di balli prevedono il picchiare violentemente con i piedi nudi sul terreno, per invitare la terra a svegliarsi, facendo sentire alle creature ancora addormentate che la primavera è giunta di nuovo e che è ora di uscire dai loro nascondigli.
La terra, quindi, simbolo di rifugio e stabilità è facilmente identificabile con le rocce, con la durezza delle montagne, il saldo aggrapparsi al terreno delle quercie, le cui radici sprofondano per metri. Le rocce, nell'aspetto della terra, ripercorrono spesso un termine di indistruttibilità. Quando ci si riferisce a qualcuno come ad una "roccia", ad un "macigno" o una "montagna" lo si fa dicendo che quella persona è, non solo affidabile fisicamente, ma tenace e tutta d'un pezzo. Da qui anche il termine: "cuore di pietra", per riferirsi ad una persona che non mostra pietà o emozioni. In genere un termine molto dispregiativo. Inoltre le rocce, da sempre, sono usate per le costruzioni: dai castelli ai mattoni. Usiamo quindi il derivato antico e immortale della terra come materiale edile e questo ha un chiaro significato protettivo, che la terra ci instilla. Non per niente infatti, i più potenti incantesimi di protezione sono basati sulla terra. Ma proprio le rocce in realtà ci danno un segno della saggezza e della vecchiaia di questo elemento primevo. Le pietre infatti sono da sempre. Le costruzioni di epoca romana sorgono ancora adesso, mentre i nostri palazzi in calcestruzzo, senza alcuna manutenzione preventiva, in un secolo o due finirebbero polverizzati. Questo perché la costruzione con le rocce determina una coesione intrinseca dell'elemento stesso. Le rocce esistono come pezzi sfaldati di montagne e se potessero parlare ci racconterebbero del mondo che esisteva prima che esistessimo noi.
Nel rito della Capanna del Sudore, come abbiamo visto, le pietre vengono utilizzate come "veicolo" di calore, ma il loro simbolismo li riconduce alla saggezza della vecchiaia. Durante il rito si porta un reverente rispetto alle pietre, riferendosi a loro come "NONNI". E la vecchiaia, come ultimo stadio della vita, è legata a doppio filo all'elemento terra, che infatti viene invocato nel cerchio da Nord, il punto cardinale dove, in molte culture, l'anima deve viaggiare per raggiungere l'aldilà.
L'altro aspetto della terra è la ricchezza celata, misteriosa e segreta. Nelle sue viscere infatti prendono forma le gemme e nelle sue profondità risiedono le vene di minerale prezioso. Per non parlare poi del petrolio, il sangue nero della terra, che nel mondo attuale è la più grande fonte di guadagno su larga scala che l'umanità abbia mai conosciuto. Nelle miniere antiche, tra le polveri e l'oscurità, gli audaci si immergono a scavare nelle profondità silenziose e insondabili per estrarre dal cuore stesso della terra i suoi preziosi frutti. La terra quindi trattiene dentro il suo grembo tesori inestimabili. E infatti è proprio nella terra che in genere ci si sente più al sicuro nasconderli. Vediamo anche qui alcuni esempi. Nella favola delle "Mille e una Notte": Alì Babà e i Quaranta Ladroni, si narra di una grotta segreta dove era possibile accedere solo mediante una parola d'ordine e dove i malvagi ladroni depositavano il loro inestimabile bottino. Ecco che l'elemento terra qui prende di nuovo il sopravvento come "grembo che accoglie tesori" e che mantiene il segreto degli stessi. Infatti non era possibile accedere al tesoro se non se ne conosceva la parola d'ordine. Ma anche nella favola di Aladino e la lampada incantata, sempre tratta da "Le Mille e una Notte", il mago magrebino spalanca con la magia una caverna che dà nel sottosuolo, dove risiede un tesoro di origini misteriose e nel quale invita Aladino ad entrare a patto di non toccare nulla, poiché desidera che lui gli porti solo la vecchia lampada magica. Ecco che è ancora la terra ad essere un ventre spalancato che contiene tesori di inestimabile valore. Era nella terra che venivano sepolti i forzieri, e nella terra venivano scavate le ecatombe, nascosti i tesori in antichità. La stessa Valle dei Re, in Egitto, è il perfetto esempio di necropoli intagliata nella montagna, affettata per contenere i tesori e le spoglie mortali dei faraoni e dei loro sudditi: ciò che era più prezioso, ossia gli dei fatti carne.
La terra diventa anche custode di segreti e misteri, come il labirinto fatto costruire da Minosse (fig 33), dove il Minotauro era confinato. Secondo il mito infatti, Minosse, figlio di Europa e Zeus, venne adottato da Asterione dopo che questi aveva sposato la ninfa lasciata da Zeus e alla sua morte rivendicò il trono di Creta chiedendo supporto a Poseidone, che acconsentì facendo emergere dalle acque un toro bianco che andò in dono al re, con la promessa che poi gli sarebbe stato sacrificato. Minosse però non rispettò i patti e il dio del mari, infuriato, lo punì instillando in Pasifae, la regina, una passione sfrenata per il toro bianco. Confessata questa sua morbosa attrazione a Dedalo, il famoso architetto in esilio da Atene, questi la assecondò costruendo per lei una vacca di legno cava ricoperta da una pelle bovina, entro la quale la regina poteva introdursi per soddisfare il suo appetito. Dall'unione dei due venne generato il minotauro, una creatura metà uomo e metà toro. Minosse, esterrefatto, ordinò a Dedalo di costruire un profondo labirinto al centro del quale venne confinato questo mostro. Ogni anno, sette vergini e sette fanciulli venivano introdotte al suo interno perché potessero fungere da sacrificio alla creatura. Al terzo anno, durante la ricorrenza dei sacrifici, Teseo, re di Atene, giunse a Creta per fermare questa orrenda tradizione spacciandosi per uno dei fanciulli destinati al pasto del mostro. Si innamorò però della figlia del Re, Arianna, la quale, conosciuti i suoi propositi nei riguardi dell'uccisione del Minotauro, consultò Dedalo per aiutarlo. Il problema infatti non era solo l'uccisione in se stessa, quanto uscire vivi dalle profondità dell'opera dell'architetto ateniese. Dedalo consiglio quindi alla principessa di donare un rocchetto di filo al giovane, così che potesse srotolarlo mentre si aggirava nel labirinto per poter ritrovare la strada verso l'uscita. Il labirinto di Cnosso infatti si snodava come un budello dedaelico dal quale il nobile Teseo non poteva sperare di uscire se non fosse stato per l'intelligente trovata di Dedalo. Una volta ucciso il mostro, infatti, riarrotolando il rocchetto riuscè così a riguadagnare l'uscita. Il viaggio dentro il labirinto scavato nelle profondità di Cnosso è chiaramente di tipo iniziatico e riconduce all'esplorazione dei misteri della superbia umana, quando decide di sfidare gli dei.
Ecco che la terra è mistero oltre che viaggio e ricchezza. Il mistero delle profondità, dei vulcani, fonti di distruzione, dei terremoti, delle voragini che si aprono fagocitando dentro di sé ciò che capita. Prendiamo ad esempio "Viaggio al Centro della Terra" di Jules Verne. Il romanzo tratta di una spedizione basata sul ritrovamento di una pergamena in caratteri runici con un codice cifrato scritta da un alchimista danese del XVI secolo, tal Arne Saknussemm. Il viaggio, che prenderà pieghe fantastiche, conduce il professor Otto Lidenbrock e il nipote Axel (lo scopritore della pergamena), insieme ad una guida assunta per il caso fino al centro stesso della terra, dove incontreranno dinosauri e altre creature misteriose e fantastiche. In questo romanzo si nota una grande affinità con la terra-viaggio misterioso. La terra qui nasconde segreti custoditi gelosamente e li rivela solo mediante un viaggio-iniziazione. Verne, nel fantastico libro, cerca di svelare il mistero che condiziona gli scienziati di tutto il mondo: l'ipotesi di cosa possa risiedere al centro della terra. E il cuore stesso è infine lo scranno dove siede l'anima ancestrale del nostro pianeta: Gaia.
La terra, quindi, nel suo misterioso "dare quando lo desidera" si ritrova anche nelle stesse rune. Le rune, per chi non lo sapesse, sono simboli arcaici di origine misteriosa. Il loro antico significato è perduto, ma i più sono concordi nell'affermare che la loro genesi sia nordica. Per i popoli scandinavi infatti, le rune non erano solo un alfabeto, bensì un metodo divinatorio e un mezzo di comunicazione con gli dei. Secondo la leggenda, per acquisire saggezza, Odino viaggiò fino ai confini estremi del mondo, dove sorgeva il frassino Yggdrasil (fig 34), l'Albero della Vita che sostiene i nove mondi tra i suoi possenti rami. Nel mito nordico infatti, l'intera vita presente sulla terra in ogni sua meravigliosa forma ha avuto origine da questo albero eterno le cui radici mantengono tuttora la terra unita. Prima che Odino potesse accedere ai misteri e alla conoscenza detenuta da Yggdrasil, dovette sottoporsi ad alcune prove, fra le quali abbeverarsi dalla fonte che scaturiva dalle radici stesse dell'Albero della Vita: Mimir, nota anche come "la fonte della Saggezza" e fu costretto a sacrificare un occhio per poterlo fare. Questa era l'unica via per poter accedere a Yggdrasil e ottenere l'agognata Conoscenza. così, feritosi inoltre con la sua lancia, Odino rimase impiccato a testa in giù per nove giorni e nove notti a questo dispensatore di eterna vita e saggezza, che gli giunse infine in dono nella forma delle rune, donate in seguito agli uomini. La parola stessa, "RUNE", significa "SEGRETO", e il chiaro riferimento alla terra è dovuto anche al fatto che per tradizione vengono incise nella corteccia o nella pietra.
A questo punto, però, abbiamo questo elemento importantissimo: l'albero, ma anche le radici, le pietre e la conoscenza. Una conoscenza dovuta dalla saggezza di chi, come un albero immenso e millenario, ha potuto assistere immobile e silenzioso al passare degli eventi sotto le sue fronde. Ma l'albero, come simbolo di terra, è stato anche in passato ricondotto al ventre della madre. Infatti si riteneva, proprio nella cultura nordica, che dalla vita vegetale avesse origine tutta la vita animale, e si usava inserire i defunti all'interno degli alberi cavi per renderli nella morte alla materia primeva cui erano giunti. L'albero è anche lui dispensatore di frutti, come i sacri meli di Avalon. Per magia il nutrimento appare tra i rami e la tradizione de "L'Albero della Cuccagna" (fig 35) è legato alla terra: un tronco cosparso di grasso sulla cui cima sono appese leccornie di ogni tipo. Affrontarlo è un rito iniziatico, dato che per raggiungere la cima e afferrare i suoi tesori comporta una sorta di "cerca" e di dimostrazione del proprio valore, introduce i partecipanti e i vincenti nell'età adulta.
La terra ha due ulteriori aspetti che affronteremo nell'ambito magico, uno di questi è la sua capacità di contenere e annullare le energie. Come l'acqua ne favorisce lo smaltimento, lavando e guarendo, la terra protegge contenendo e difendendo. Seppellire un oggetto negativo nella terra permette all'energia di scaricarsi e neutralizzarsi, se non addirittura di caricarsi alternativamente. Questo aspetto ha un chiaro riferimento alla morte/rinascita. Vediamo inoltre la terra come protezione in antichi riti sciamanici. Castaneda ci racconta nel suo libro "Il Dono dell'Aquila", di come Don Juan, per proteggersi da alcuni spiriti maligni che lo assalivano, fu costretto dal suo maestro a dormire in una fossa colma di terra per un lunghissimo periodo, potendo uscire solo di giorno, ma dovendo ritornarci all'imbrunire. La terra lo difese dagli attacchi che altrimenti lo avrebbero portato alla follia. In questo caso l'elemento crea a livello magico una sorta di "schermo" di annullamento che è impossibile valicare.
La terra diventa protezione anche nei simboli ad essa legati, come la runa Berkana (fig 36), o il pentacolo. Secondo alcune tradizioni, la terra consacrata ha il potere di bandire gli spiriti del male, come l'acqua ha il potere di distruggerli. Ha quindi un potere protettivo intrinseco, compatto. Il potere della madre.
L'altro aspetto della terra è quello della sua vicinanza al lato economico della vita. E qui troviamo lo stretto legame con il sale, che viene usato spesso in magia per rappresentare questo elemento. Il sale, come possiamo immaginare, è strettamente vincolato all'economia e alla terra stessa. Considerate che è l'unico minerale che assumiamo in forma cristallizzata pura, ossia non disciolto o in forma puramente molecolare. E soprattutto è stato il metodo di pagamento europeo prima dell'introduzione della moneta corrente e appena dopo il baratto. Il termine "salario" infatti deriva proprio dall'usanza di pagare i lavoratori con il sale. Per quanto ci soffermiamo a credere che lo si ottenga solo dalle pozze di acqua marina lasciate ad asciugare, in realtà il sale viene estratto anche dalle miniere di salgemma, grazie a cui Salisburgo porta il nome. Esso infatti è un composto di origine naturale, che si trova disciolto negli oceani in grandissime quantità (circa 30 kg di cloruro di sodio ogni metro cubo di acqua marina), ma che è presente nella terra stessa. Per questo motivo, quindi, l'utilizzo dell'elemento terra per affinità con la magia rivolta all'economia è accentuata.
Ma la terra è segno di ricchezza anche perché possedere un terreno significa poter coltivare e coltivare significa poter avere un benestare economico pressoché illimitato. Il grano stesso, per il suo color oro, è associato alla ricchezza. E il grano è uno dei cereali più coltivati da sempre e che serve per fare il pane o come cibo per gli animali.

Fig 28 -
Venere
Paleolitica
di Willendorf
- Austria

Fig 29 - Nativi nella
Capanna del Sudore




Fig 30 -
La Morte
incisione
medievale


Fig 31 - Luca Giordano
- Ratto di Proserpina

Fig 32 - Labirinto
di Cnosso

Fig 33 -
Dea Baubo

Fig 34 -
Albero Yggdrasil

Fig 35 - Albero
della Cuccagna

Fig 36 - Berkana