The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

La Riflessione sugli Elementi - Aria

 

LA RIFLESSIONE SUGLI ELEMENTI

"Ero entrata così in profondità nell'elemento... che c'erano giorni in cui mi sentivo sciogliere il corpo, come fossi acqua"
Luce, durante una discussione sugli Elementi

Libere Associazioni

Gli elementi, come abbiamo visto negli articoli precedenti, possono essere soggetti a decine di interpretazioni od associazioni nell'ambito magico. Ma sapere realmente a quali rune o colori è associato l'elemento acqua, ad esempio, non ci permette di entrare nel dettaglio come un elemento, nella realtà, influenza la nostra vita. Per fare questo dovreste seguire questi precisi passi: cliccare sulla x in alto a destra del vostro browser, cliccare sul menù start di windows e selezionare chiudi sessione e poi cliccare sul pulsante centrale; attendete che la ventola dell'alimentatore si fermi e poi uscire, respirate l'aria, dono immenso, percepire la terra sotto i vostri piedi, sentire il sole su di voi e abbeverarvi ad una fontanella per strada. In questo modo avrete fatto più passi di quanti ne fareste continuando a leggere. Gli elementi sono intorno a noi e dentro di noi e li riconosciamo e li percepiamo in ogni istante della nostra vita, ma non ci rendiamo conto di come agiscano e come reagiscano al nostro muovervi nell'universo.
Per entrare nell'elemento e capirlo realmente, è necessario farlo nostro. Bisogna abbandonare il pensiero rigido di ciò che la parola stessa dell'elemento ci fa venire in mente e far sì che sia l'elemento stesso a insinuarsi dentro di noi, a suggerirci le sue caratteristiche.
Starhawk, nel suo libro "La Danza a Spirale", consigliava l'uso di una sorta di trance meditativa nei rituali. Lei, se non sbaglio, suggeriva di mettersi in cerchio e camminare. Una persona diceva una parola qualsiasi. A turno, uno alla volta, facendo il giro, senza pensarci ma lasciandosi ispirare, si diceva la prima parola che veniva in mente. Ad esempio: "madre - latte - panna - nuvola - cielo - uccelli - volo - caduta - precipizio - profondità - oscurità - morte - persefone - dea - madre". Nel caso di Starhawk, questo permetteva di creare nuove invocazioni o comunque di lasciarsi trascinare in una trance mentale che aiutasse a comprendere le cose più semplici nella loro pura complessità. Un'azione come questa riferita agli elementi permette di percepirli e vederli sotto altri aspetti.

ARIA

Cos'è l'aria?
In termini fisici l'aria è la miscela di gas e vapori allo stato aeriforme che costituisce l'atmosfera del nostro pianeta. Il suo contenuto ha una suddivisione varia. Dalle fonti che ho potuto trarre (i miei vecchi libri di fisica), le percentuali sono ripartite in questo modo: Azoto (N2): 78,084%, Ossigeno (O2): 20,946%, Argon (Ar): 0,9340% e il restante 0,037680% composto in frazioni molecolari di: Diossido di Carbonio (CO2), Neon (Ne), Elio (He), Monossido di azoto (NO), Kripton (Kr), Metano (CH4), Idrogeno (H2), Ossido di diazoto (N2O), Xeno (Xe), Diossido di azoto (NO2), Ozono (O3), Radon (Rn).
A questo punto, esaminiamo cos'è l'aria sotto altri punti di vista. In primis l'aria è fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi, ma al di fuori di questo, l'aria è il mezzo attraverso cui la vita viene trasportata. Prendiamo questo periodo, ossia il momento in cui sto scrivendo queste righe: siamo tra aprile e maggio, l'aria è satura di semi di pioppi, i fiori di tarassaco fruttiferano nei tipici soffioni e i marciapiedi sono pieni di polline. Ecco che l'aria, o in particolare il vento, passando raccoglie i semi e li sparge in giro per il mondo, seminando e diffondendo la vita. L'aria ha un ruolo fondamentale, ed è quello di tramite. Poniamo quindi che il fuoco fertilizza, la terra accoglie, l'acqua nutre ecco che l'aria trasporta i semi che permetteranno la diffusione delle varie specie vegetali. La chiara associazione che abbiamo con l'aria a questo punto è quella del volo degli uccelli e degli insetti, come le api, che fungono esse stesse da fecondatrici. Da sempre l'uomo, relegato al peso della gravità, ha invidiato le creature alate per la possibilità che hanno di dominare una parte del mondo che tuttora non ha a propria disposizione. Il volo infatti è rimasta prerogativa di alcune specie di animali fino al 1783, quando per la prima volta, un uomo, mediante mezzi non naturali ovviamente, si è staccato da terra. Ma le prime aeromobili erano state ideate da Leonardo Da Vinci nel 1486 (fig 1).
Quello che appassiona l'uomo al volo, sopra ogni cosa, è la possibilità di spostarsi per grandi distanze in poco tempo, potendo sorvolare gli ostacoli che richiederebbero altrimenti ore se non giorni di cammino per essere percorse. Per questo motivo l'elemento aria si trova associato al viaggio, alla libertà. Prendiamo ad esempio Hermes (fig 2), messaggero degli dei nel culto greco. Egli era rappresentato con ali ai piedi e sull'elmo che indossava. Secondo alcune tradizioni le aveva anche sulla schiena. Questa peculiarità lo rendeva velocissimo e da qui nasce il detto: "avere le ali ai piedi".
Troviamo l'associazione dell'aria al viaggio anche nel pantheon azteco. Il dio Yoàli Ehécatl, di cui onoro il nome, era il dio del vento notturno, ed era un viaggiatore. Lo si incontrava nottetempo, sporco di polvere, con i calzari consumati. Da non confondere con Ehécatl, il dio del vento, che soffiava nella sua tromba e che veniva rappresentato con una bocca molto larga da cui fuoriuscivano i venti stessi (fig 3). Ecco che l'aria è associata al viaggio da molte popolazioni per precise motivazioni facilmente intuibili, prima fra tutte il movimento del vento che pare correre da una parte per giungere ad un'altra, portando con sé odori, polveri, e denotando una fretta senza posa nello spostarsi, pronto a travolgere e trascinare con sé le cose vecchie, a portare seco messaggi. Ad esempio ricordiamo il rito antico di Beltane, ossia attaccare dei nastri colorati agli alberi con una richiesta, un desiderio: il vento li strapperà via e l'intento si realizzerà. Inoltre, si crea quest'asse tripolare aria/viaggio/messaggio anche per via del mezzo di comunicazione che veniva usato in antichità: il piccione viaggiatore. L'uso era infatti quello di legare un messaggio alla zampa di questi volatili addestrati a ritornare a casa per comunicare durante le lunghe campagne di guerra.
L'associazione al viaggio ci giunge anche dalla stretta dipendenza che i naviganti avevano dal vento. Per mare infatti l'unico mezzo di propulsione alternativo ai remi era la brezza marina. In assenza di quella le navi andavano alla deriva. Per questo motivo ingraziarsi le divinità del vento prima di affrontare una traversata o un viaggio in mare era necessario quanto ingraziarsi quelle delle acque.
L'ulteriore associazione al viaggio è riferita alla migrazione degli uccelli e al loro innato istinto di percorrere lunghissime traversate spinti solo dall'istinto. Chi, infine non è mai rimasto sorpreso dagli immensi stormi che si alzano in volo o cambiano direzione tutti istantaneamente, come per disegnare una coreografia misteriosa? O le loro formazioni a V che solcano il cielo. Come dice Franco Battiato, nella sua canzone "Gli Uccelli":

"Aprono le ali
scendono in picchiata atterrano meglio di aeroplani
cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.
Migrano gli uccelli emigrano
con il cambio di stagione
giochi di aperture alari
che nascondono segreti
di questo sistema solare.
"

Troviamo l'analogia del vento e del viaggio, qui strettamente legata all'irrequietezza, nel libro di Joanne Harris: "Chocolat", da cui è stata tratta una versione cinematografica diretta da Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp. Il romanzo, tra l'altro molto romantico e intriso di magia, narra la storia di Vianne Roche, una donna coraggiosa ed estremamente attraente in perenne fuga da un fantomatico "uomo nero", con al seguito la figlia Anouk, di otto anni, di cui si ignora la paternità. La donna giunge con il vento di martedì grasso a Lansquenet, un paesino della provincia francese e riadatta una vecchia panetteria a "Chocolaterie", chiamandola "Céleste Praline". Questo suo comportamento altera l'equilibrio del popolo bigotto del luogo, tenuto dall'altero curato Francis Reynaud, e trovando in lui un nemico. La figura di Vianne è intrisa di magia; lei legge dei vecchissimi tarocchi ereditati dalla madre da cui estrae sempre le stesse quattro carte ed è inoltre pratica nella divinazione con il cioccolato. Ma quello che la lega è proprio il suo bisogno di mobilità, di arrivare con il vento e andare via di nuovo. E come un turbine lei giunge e stravolge le cose a Lansquenet, sollevando polveri antiche depositate e portando il riso sul volto. E infatti, proprio come il vento, Vianne non si fermerà definitivamente in quel paese, ma si allontanerà per ricongiungersi al suo passato nel seguito: "Le Scarpe Rosse"
Il vento in particolare è un fenomeno atmosferico che ha suscitato molta curiosità nell'essere umano, prima che comprendesse da cosa dipende. In effetti l'effetto del vento è dovuto al principio fisico dei vuoti d'aria. Quando l'aria si scalda con il sole tende a divenire più leggera e spostarsi verso l'alto, pertanto l'aria più fredda automaticamente accorre per riempire il vuoto provocato dallo spostamento. Tanta più aria calda si sposta verso l'alto, tanta più aria fredda giunge per colmare il vuoto.
Nella mitologia greca, abbiamo Eolo (fig 4), il dio del vento. Il nome stesso della divinità riconduce al suo scopo, infatti deriva dal greco aiolos che significa "veloce". Secondo il mito Eolo, figlio di Poseidone e Arne, venne incaricato da Zeus di mantenere il controllo dei venti, che rilasciati avevano già causato il distaccamento della Sicilia, e lui li teneva al sicuro in un otre nascosto in una caverna su Lipari, un'isola che faceva parte di un arcipelago di origine vulcanica a nord della stessa, costituito di sette elementi: la stessa Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Salina, Alicudi e Filicudi. Questo agglomerato di isole è noto con il nome di Isole Eolie. I venti su cui Eolo aveva il controllo erano molti; i principali, che giungevano dai quattro punti cardinali erano Euro, il vento dell'Est, che portava bel tempo e qualche pioggia; Zefiro, il vento dell'Ovest che portava con sé la primavera; Austro, il vento del sud che portava l'intenso calore e la pioggia e Borea, il terribile vento del Nord.
Nell'Odissea, Omero ci racconta di come Ulisse, di ritorno dalla guerra di Troia, fece vela sulle isole Eolie e venne ospitato dal dio Eolo che in cambio del racconto dell'eroe gli diede in dono l'otre di pelle che conteneva i venti che erano contrari alla navigazione. Ulisse, conscio di questo dono, fece soffiare solo Zefiro. Purtroppo i suoi compagni, pensando che l'otre contenesse dei tesori, lo aprirono liberando tutti i venti e scatenando così una terribile tempesta dalla quale sopravvisse solo la nave su cui navigava l'eroe.
Dei venti che giungono dalle quattro direzioni si è parlato moltissimo; anche nel Rede stesso ne troviamo una citazione:

Heed the North winds mighty gale, lock the door and trim the sail.
When the Wind blows from the East, expect the new and set the feast.
When the wind comes from the South, love will kiss you on the mouth.
When the wind whispers from the West, all hearts will find peace and rest.


Attento quando la tempesta da Nord è forte, ammaina le vele e chiudi le porte
Quando l'Austro incomincia a soffiare, l'amor sulle labbra ti vuole baciare
Quando sibila il vento a Ponente, i morti non trovan riposo per niente.
Se il vento dall'Est comincia a tirare, ci son novita' e feste da fare.

Una delle più strette connessioni che abbiamo con l'aria è il respiro, o pneuma o anche dello stesso prana. A parte il lato biologico del bisogno di respirare, sul quale sorvolerei per il momento essendo una cosa ovvia, vorrei porre la vostra attenzione sul potere del respiro. In primis, considerate che l'essere umano non respira aria per l'intero corso della sua vita. Per molti mesi è stato liquido amniotico a fornire ossigeno. Il primo vagito, letteralmente, che si ha quando si viene al mondo è dovuto al primo, reale respiro che facciamo, e che spesso, tempo fa, veniva sollecitato con una sculacciata al neonato, inducendolo a piangere e così respirare per la prima volta. Il respiro è legato alla nascita per via della creazione degli esseri umani. In molte culture vediamo infatti come le divinità soffino la vita dentro creature appena abbozzate per rendele esseri umani e per donar loro l'alito, il soffio della vita. Nel libro della Genesi (2,7), ad esempio: "allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente". Stessa cosa nel mito della creazione dell'uomo dei nativi americani, quando lo spirito del Coyote, dopo aver rivoltato il vento per creare il cielo e disperso colori al mondo, decise che era venuta l'ora di creare l'uomo. Gli animali si sedettero ad aiutarlo e insieme discussero di come avrebbe dovuto essere questa nuova creatura e dopo un gran discutere e litigare, in cui ognuno mise sul piatto le proprie qualità, ritenendole indispensabili, Coyote, mentre gli altri dormivano, raccolse l'acqua del fiume, poi soffiò con le narici la vita nell'immagine delle qualità che aveva scelto come migliori tra quelle offerte e creò l'uomo. La stessa cosa la rivediamo nel mito di Demetra durante la cerca della figlia, quando, ospite di Celeo, re di Eleusi, stava donando l'immortalità al figlio del regnante: Demofoonte. Prima dell'interruzione che lo portò alla morte nel fuoco, lei soffiò l'immortalità nel corpo del bambino mediante il respiro.
L'aria e la sua manifestazione come vento è sempre stato anche simbolo di libertà, in quanto il vento, per sua natura è incontenibile, imprigionabile. Questo aspetto dell'elemento lo ha visto legato alla sfera del maschile, in quanto attivo e proiettivo. La natura selvaggia dell'aria infatti rispecchia l'ideale del dio selvatico e libero, privo di vincoli, cacciatore e animalesco. Troviamo infatti come il termine "un'ora d'aria" sia nato per riferirsi ai carcerati, i quali privi della libertà, hanno un'ora ricreativa al giorno in cui possono respirare fuori dalle loro celle. Press'a poco lo stesso tipo di prigionia degenerativa che l'essere umano causa ad alcune specie di uccelli tenendole in gabbia: li priva della possibilità di volare e di seguire la propria natura libera. L'associazione è chiara anche per via del senso di soffocamento che la prigionia dà, e che si può sviluppare in una patologia di tipo psicologico nota come claustrofobia. Il bisogno di respirare quindi, di avere dello spazio libero, è associato all'aria, al bisogno stesso dell'uomo di muoversi, di vivere la propria vita, ovviamente come quella di tutti gli esseri viventi. Questo bisogno è sì di tipo fisico, ma anche intellettuale; infatti l'aria è legata alla libertà e al pensiero.
Il pensiero è appunto l'unica cosa che dà reale libertà all'uomo, perché sta alla base della propria individualità. Senza il pensiero l'uomo sarebbe schiaccianto e non avrebbe più speranza, o aspettative, e questa cosa lo porterebbe irrimediabilmente alla morte. Per quanto, infatti, una persona possa imporre la propria forza su un'altra persona, non potrà mai violare la libertà del suo pensiero. Grazie ad esso i confini svaniscono e la prigionia mentale, oltre che fisica può essere abbattuta. La libertà, questa cosa meravigliosa di cui tutti parliamo e che non conosciamo veramente, è un diritto imprescindibile e invalicabile. La forza e la violenza di soggiogamento che si possono esercitare su una persona non ci aiuta ad amarla, ma solo a possederla. Per amare una persona bisogna che sia lasciata libera. In antichità, oltre che in molte culture tuttora esistenti (come quella zingara), giovani ragazze vanno in sposa a uomini anziani, private della scelta e della libertà fisica. Ma per quanto quegli uomini potranno possedere il loro corpo, mai e poi mai potranno possedere il loro spirito.
Vediamo quindi come il pensiero, legato all'aria, si traduce il libertà ed espressione. L'espressione infatti è legata all'aria in quanto è grazie alla parola che spesso noi esprimiamo ciò che sentiamo. Questa stessa associazione ci conduce quindi all'aspetto artistico dell'aria, che è l'elemento dei poeti e dei musicisti, nonché degli artisti in genere. L'associazione con l'aria deriva dallo strumento vocale trasformato in musica. Non per niente, in musica, con il termine "aria" ci si riferisce al brano lirico, in genere composto per una singola voce, con accompagnamento strumentale.
L'associazione dell'arte con l'aria giunge proprio spontanea, in quanto gli artisti spesso sono disattenti e discostati dal mondo quando dominati dal pensiero e cavalcati dall'ispirazione. Da qui si arriva al termine: "testa per aria" per rifersirsi a chi sta viaggiando con l'immaginazione, in contrasto con "piedi per terra" per chi invece è ben ancorato alla materialità. L'aria crea una dualità con l'arte e la libertà per l'inafferrabilità di chi sente dentro il bisogno di creare, di dare un'apporto alla propria vita tormentata. E infatti l'arte in se stessa è inafferrabile, incatenabile perché il suo stesso movimento e la sua stessa sostanza filtra attraverso le cose.
L'aspetto emotivo dell'aria è quello della spensieratezza e questo perché la sensazione dei sentimenti negativi ci dà la dimensione di un grosso peso che ci grava addosso e che ci impedisce di alzarci in volo, di essere liberi di vagare, di sognare, di essere noi stessi, in qualsiasi mutevole forma ci vediamo e ci sentiamo. Non per niente l'aria è l'elemento dei bambini, i quali, in quanto ignari della gravità degli impegni della vita hanno la fortuna (se non sono lesi i loro diritti) di poter vivere gli anni dell'infanzia senza preoccuparsi di questioni che possano crucciare la loro vita. Aria quindi anche elemento del riso, della gaiezza e naturalmente della fantasia, che quando fervida permette di viaggiare e volare senza avere le ali.
Nella "Storia Infinita" di Michael Ende, troviamo Fùcur, il Fortunadrago, che non ha bisogno di ali per volare. E l'esempio che l'autore vuole comunicare è proprio quello del volo della fantasia. La libertà di soprassedere dei problemi solo immergendosi in un libro per lasciarsi dominare dalla fantasia.
"'La mia vita ti appartiene' rispose il drago, 'se la vuoi accettare. Ho pensato che avresti avuto bisogno di una cavalcatura per la tua Grande Ricerca. E vedrai, è tutta un’altra cosa grattare il terreno con due zampe, avanzando piano piano, o anche andar al galoppo su un buon cavallo, e invece volare come il vento per tutti i cieli in groppa a un Drago della Fortuna. D’accordo?' – 'D’accordo!' – 'A proposito', aggiunse il drago, 'io mi chiamo Fùcur.' – 'Bene Fùcur' – rispose Atreiu, 'ma mentre noi stiamo qui a parlare, scorre via il poco tempo che ci rimane. Devo fare qualcosa. Ma cosa?' – 'Aver fortuna', rispose Fùcur, 'che altro?' ".
Troviamo qui lo spazio dedicato all'ispirazione, come associazione all'aria. Pare infatti che siano le Silfidi, gli spiriti di questo elemento a "sussurrare" l'ispirazione nell'orecchio degli artisti mentre dormono. Ma sono le muse le più grandi ispiratrici di ogni tempo. Secondo il mito greco sarebbero nove, figlie di Mnemosine, dea della memoria e di Zeus. Il primo a parlarne fu Esiodo nel suo poema mitologico Teogonia che si apre, come era consueto all'epoca con l'invocazione alle muse:

"Cominciamo il canto dalle Muse elicone
che di Elicone possiedono il monte grande e divino;
[...]
Esse una volta a Esiodo insegnarono il canto bello,
mentre pascolava gli armenti sotto il divino Elicone;
questo discorso, per primo, a me rivolsero le dee,
le Muse d'Olimpo, figlie dell'egioco Zeus:
'O pastori, cui la campagna è casa, mala genia, solo ventre;
noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero,
ma sappiamo anche, quando vogliamo, il vero cantare'."


Ma come ben ricordiamo anche Omero inizia l'Iliade invocando Calliope:

"Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi"
.

O nell'Odissea:

Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;


Esiodo cita le muse, definendone il numero, e in seguito altri le definirono o le citarono, come Platone, nel "Fedro", o Strabone nella "Geografia" o Apollonio Rodio nelle "Argonautiche". Le muse avevano il compito di ispirare l'uomo e patrocinare l'Arte in ogni sua forma ed espressione. Ad ognuna delle nove muse era dedicato uno spazio apposito nell'arte greca di maggior spessore. I loro nomi erano: Calliope (colei che ha begli occhi), musa della poesia epica; Clio (colei che rende celebri) musa della storia; Erato (colei che provoca desiderio), musa della poesia romantica; Euterpe (colei che rallegra), musa della poesia lirica; Melpomene (colei che canta), musa della tragedia; Polimnia (dai molti inni), musa del mimo; Talia (festiva), musa della commedia; Tersicore (colei che si diletta con la danza), musa della danza e Urania (la celeste), musa dell'astronomia (fig 5)
Vediamo quindi come l'aria diventa anche soggetto di ispirazione oltre che di elevazione spirituale. Infatti nell'alchimia orientale, l'elemento aria è associato allo spirito.
Questa associazione la troviamo in molte culture che rappresentano lo spirito o l'anima con la veste di una farfalla o una mosca. Carlo Ginzburg, nel suo "Storia Notturna - Una decifrazione del Sabba" racconta di come siano state raccolte testimonianze di persone che hanno visto uscire una farfalla o una mosca dalla bocca di persone addormentate le quali, in seguito, hanno raccontato di essersi allontanate dal corpo in spirito per recarsi in altri luoghi. La farfalla, quindi, simbolo di aria, leggerezza e spensieratezza, è anche il simbolo dell'anima. Questo è dovuto alla metamorfosi che avviene nel lepidottero dallo stato larvale a quello adulto, con il passaggio nella crisalide: ossia l'abbandono della pesantezza del corpo grasso e brutto del bruco per tramutarsi nella bellezza e nella leggerezza del nuovo stadio evolutivo. Questa stretta connessione la troviamo sia in Europa che in Centro America; gli aztechi infatti ritenevano che le farfalle fossero le anime dei guerrieri morti e il termine stesso con cui ci si riferiva a loro ha una stretta analogia con il termine latino. La farfalla infatti in lingua nahuàtl si chiama "papalotl", mentre in latino "papilio" e in francese "papillon".
In via più recente troviamo un'analogia in Harry Potter, ne "Il Prigioniero di Azkaban"; i dissennatori, creature malvagie, succhiavano l'anima con un bacio, senza privare della vita le persone, ma lasciandoli in vita, per quanto privi di anima. Anche qui vediamo come il respiro sia associato all'anima, esattamente come il coyote, o il dio cristiano e anche Demetra poteva dare la vita soffiando, ecco che alcuni possono privare dell'anima risucchiando.
Un ulteriore aspetto dell'aria è quello distruttivo/rigenerativo. Molte divinità associate alle tempeste infatti sono anche associate alla fertilità e al cambiamento e non solo alla distruzione. Prendiamo ad esempio Oya (fig 6), la dea Yoruba del vento e della tempesta. Spesso questa Orisha è nota come "Madre del Caos", proprio per la sua peculiarità di distruggere e devastare, imponendo così la ricostruzione in modo diverso. È un po' come la grandine, l'Hagal, che precipita e distrugge, ma che permette di creare nuovamente. Oya è sì la tempesta, il tornado, ma è anche il respiro. E questo è infine la dualità tipica che troviamo in tutti gli elementi: ossia che distruggono, ma costruiscono. Infatti l'aria del tornado è la medesima aria spostata e rivista da forze diverse che ci permette di respirare o che trasmette il suono della nostra voce e delle nostre urla. Nello spazio siderale, là dove l'aria non esiste, non esiste nemmeno il suono, quindi non esiste la musica, la poesia, e nemmeno la nostra stessa voce, le nostre parole, cui tanto dobbiamo nella nostra esistenza.
Vediamo inoltre come la tempesta, giungendo, porta con sé anche i semi da luoghi lontani. È in questo modo, grazie ai venti più impetuosi, che le semenze leggere si sono sparse oltre i mari e gli oceani, diffondendosi e moltiplicandosi. Per l'aria infatti non esiste vincolo o barriera. E proprio da questo ritorniamo al viaggio, quello che valica i mondi e i confini.
La sapienza degli sciamani e degli uomini della medicina ci insegna quello che è noto come "viaggio sciamanico". In antichità, e soprattutto nelle popolazioni indigene americane, i nativi, troviamo questa pratica molto diffusa che viene utilizzata per trovare il proprio animale o spirito guida. Il viaggio viene in genere causato da una trance di tipo ipnotico con l'ausilio del suono ritmato e sincopato dei tamburi sciamanici suonati in continuazione. Quando però il viaggio viene svolto con l'ausilio di sostanze pricotrope, spesso contenute in piante o funghi di tipo allucinogeno, spesso la sensazione che fornisce è quella del volo e della libertà della forma. La nostra sostanza infatti: la carne, sarebbe un limite che può essere valicato se non addirittura sconfitto con la pratica.
Carlos Castaneda, nel suo "Gli Insegnamenti di Don Juan" ci parla degli effetti dell'impasto che ha ottenuto con la Datura Inoxia insieme ad altri ingredienti sotto l'attenta supervisione del suo maestro. Don Juan chiamava se stesso "corvo" perché riteneva di essere in grado di trasformarsi in questo animale e insegnò all'autore del libro come ottenere questa capacità mediante l'uso dell'impasto di cui sopra. L'esperienza di tipo pressoché onirico, quanto meno a livello scientifico, dà la chiara sensazione di levarsi sopra il mondo e viaggiare per lunghe distanze. Vediamo quindi come gli uomini di medicina siano riusciti a staccarsi dal suolo mediante lo spirito, e a viaggiare attraverso il mondo sotto forma di animali. Come leggiamo nella tesi di laurea di Pietro Barnabè, discussa a Bologna nell'ottobre 1981 ed edita su internet: "Sciamanesimo ed uso di sostanze alteratrici della percezione della realtà": "Centrale ai fini dell'iniziazione é l'ascesa celeste. Ascese rituali di un albero o di un palo, miti di ascensione o di volo magico, esperienze estatiche di levitazione, di volo, di viaggi mistici in cielo, assolvono una funzione decisiva nelle vocazioni o consacrazioni, in tutto il mondo. Questo insieme di pratiche sembra in relazione col mito di un'epoca antica quando le comunicazioni tra cielo e terra erano piú facili. Da questo punto di vista, lo sciamano appare come un privilegiato che ritrova, con un percorso suo personale, la condizione felice dell'umanità ai primordi; e, con i riti estatici collettivi, può trasmettere, momentaneamente, questa condizione felice, al resto del gruppo. É questa una delle sue funzioni: tramite con il mondo soprannaturale per farne partecipi tutti.
Presso molti gruppi etnici si incontra una concezione mitologica che vede il Primo Sciamano come un messo eletto da Dio per proteggere l'umanità da pericoli e malattie, e per civilizzarla. Il Primo Sciamano aveva enormi capacità: saliva materialmente al cielo, e parlava con la divinità. Analogamente anche agli Inferi (per recuperare le anime dei malati, e per accompagnarvi quelle dei morti), accedeva in carne ed ossa. In seguito a sue scorrettezze, perpetrate anche dai suoi successori, gli dei ne ridussero i poteri.
".
Anche l'aquila però trova una stretta connessione con la saggezza, il volo e lo sciamanesimo. Si riteneva infatti che l'aquila fosse un messaggero divino dell'Essere Supremo, che fu inviato dallo stesso sulla terra dove dimoravano i demoni e che si accoppiò con una donna, da cui venne generato lo strumento di battaglia contro i demoni: lo sciamano, il figlio dell'aquila.
La perfetta incarnazione del volo, dell'aria e della libertà, nelle popolazioni della Meso e del Sud America era rappresentato da huitzil, il colibrì (fig 7). Secondo queste popolazioni infatti, era un animale sacro. Le popolazioni peruviane lo rappresentarono in uno dei misteriosi e gigantesci giroglifi nell'arido deserto di Nazca. La peculiarità di queste stesse linee e il mistero che le lega è dovuto proprio al fatto che non è possibile vederle se non da un'aeroplano per via delle loro dimensioni titaniche. Il colibrì era per gli aztechi l'incarnazione degli spiriti ed è in effetti, un animale misterioso, estremamente aggressivo e impollinatore. La cosa che lo differenzia di più da ogni altra creatura è la sua capacità di volare all'indietro e di rimanere sospeso immobile in volo. Il suo cuore, gigantesco comparato al suo corpo, batte 400 volte al minuto (contro, ad esempio la media di 70 battiti degli esseri umani) e le sue ali sbattono ad una velocità incredibile, raggiungendo picchi di 70/80 battiti al secondo. Le riprese ottenute al rallentatore hanno mostrato che la forma che la punta delle due ali del colibrì disegna nell'aria è quella di un 8 rovesciato, il simbolo dell'infinito. L'aggressività di questo animale gli permise di essere nominato "guerriero del sole"; e da notare è il nome stesso del dio della guerra degli aztechi, uno dei più sanguinari del pantheon: Huitzilopòchtli (fig 8), il cui nome significa: Colibrì del Nord. La curiosa peculiarità di questo uccello e che lo distingue tra gli altri, è la sua vita libera. Se tenessimo infatti prigioniero un colibrì tra le mani, impedendogli di sbattere le ali in qualsiasi modo, morirebbe in una dozzina di secondi. Questo lo ha reso il simbolo della libertà, del fascino del volo e della leggerezza dell'aria.
Nelle varie mitologie, l'aria era patrocinata da manifestazioni di tipo negativo o positivo. Ad esempio, nella mitologia assiro-babilonese troviamo Pazuzu (fig 9), il re degli spiriti malvagi dell'aria figlio di Hanpa. Veniva rappresentato come un uomo dal volto mostruoso a forma di teschio di sciacallo a significare la morte, la mano sinistra alzata a saluto/minaccia e le ali. La curiosità era la duplice forma di Pazuzu, in quanto era invocato per proteggere le partorienti da altri spiriti malvagi, come Lamashtu, suo eterno rivale, ma era anche il demone del vento ghiacciato, che porta la morte per assideramento e la distruzione del venti. Lo stesso Pazuzu era anche il demone che è stato preso in prestito nelle rappresentazioni cinematografiche del libro di William Peter Blatty: "L'Esorcista", con prequel e sequel e trova maggior spessore nel film "L'Eretico", dove viene rappresentato come il signore delle locuste, che porta la distruzione sui raccolti. Nel libro originale però il demone era il biblico: Legione.
Eric Marple, nel suo libro "Il Dominio dei Demoni", ritiene che Pazuzu spargesse le malattie con l'alito. E questo è un discorso che è ripreso anche da William Woods nel suo "La Storia dei Demoni": "(...)In Mesopotamia il demone cornuto, Pazuzu, cavalcava i venti portando la malaria. (...) Enfatizzando il suo ruolo distruttivo di Signore delle febbri e della peste".
Il volto di Pazuzu è spaventoso per un motivo preciso: in molte popolazioni asiatiche (pantheon tibetano, cinese, mesopotamico), la mostruosità del volto significa "appartenenza al regno degli spiriti". Anche i draghi cinesi hanno il medesimo volto ringhiante, ma non significa che siano crudeli.
Il ruolo dell'aria in questo caso è negativo. L'aria, con il vento, porta con sé le malattie, che una volta si credevano opera di spiriti maligni, e di conseguenza anche la morte. Come gli altri elementi ecco che anche l'aria ha una connessione con la morte, nel suo aspetto di viaggio. Infatti si riteneva che gli uccelli fossero psicopompi (parola che deriva dal greco psyche - anima e pompòs: colui che conduce), ossia trasportassero i defunti dal mondo dei vivi all'aldilà. In questo caso possiamo citare il corvo: era appunto un corvo ad aver riportato l'anima di Eric Draven per vendicare l'omicidio della fidanzata Shelley nel fumetto di James O'Barr e in seguito nel fortunato film di Alex Proyas con Brandon Lee. Il caprimulgo (noto anche come succiacapre); nel raccapricciante racconto di Howard Philip Lovecraft: "L'Orrore di Dunwich": "Nella primavera successiva a questo evento, il vecchio Wilbur aveva notato un numero crescente di succiacapre che uscivano dalla gola di Cold Spring per venire di notte a cantare sotto la sua finestra. Sembrò considerare tale circostanza molto significativa, e disse agli avventori di Osborn che pensava fosse quasi giunta la sua ora.
'Adesso zufolano proprio seguendo il mio respiro', disse, 'e scommetto che si preparano a prendersi la mia anima. Sanno che sta per uscire e non gli sfuggirà. Ragazzi, dopo che me ne sarò andato, lo saprete se mi hanno beccato o no. E, se mi beccano, continueranno a cantare e sghignazzare fino all'alba. Se non ce la fanno, saranno così gentili da zittirsi subito. Io mi aspetto che, qualche volta, loro e le anime che cacciano, facciano qualche bella zuffa'.
". E in ultimo, come nel libro di Stephen King: "Le Metà Oscura": il passero.
Un'ulteriore figura interessante associata all'aria è quello del Genio. Nella mitologia arabo/persiana troviamo infatti i noti djinn, in arabo jinn. Sarebbero creature prettamente relegate alla mitologia islamica e preislamica e di origine malvagia, per quanto nel Corano sia possibile notare come a volte queste creature siano anche di natura positiva. L'esempio più chiaro di djinn è il genio della lampada nella favola "Aladino e la lampada magica". Il genio in questo caso è una creatura del piano elementale dell'aria relegato ad un'antica lampada magica che lo contiene e che, passando da un padrone all'altro, è costretto ad obbedire ai primi tre desideri espressi. La visione legata a questo tipo di creatura viene citata nel Corano in diverse parti:
Creò l'uomo di argilla risonante come terraglia, e i Jinn da fiamma di un fuoco senza fumo. (Corano LV. Ar-Rahman (Il Compassionevole), 14-15)
Non ho creato i Jinn e gli uomini altro che perché M'adorassero (Corano LI. Adh-Dhariyat (Quelle che spargono), 56)
Invero c'erano degli uomini che si rifugiavano presso i Jinn, e questo non fece che aumentare la loro follia (Corano LXXII. Al-Jinn (I Demoni), 6)
Di': "Mi è stato rivelato che un gruppo di Jinn ascoltarono e dissero: 'Invero abbiamo ascoltato una Lettura meravigliosa…'." (Corano LXXII. Al-Jinn (I Demoni), 1)
E in precedenza creammo i Jinn dal fuoco di un vento bruciante (Corano XV. Al-Hijr, 27).
 


Fig 1 - Macchina Volante
Leonardo Da Vinci

Fig 2 -
Hermes

Fig 6 -
Oya

Fig 4 -
Eolo

Fig 5 - Le Muse Danzano con Apollo
Baldassarre Peruzzi (Siena 1481 - Roma 1536)

Fig 3 -
Ehecatl

Fig 7 -
Huizitl - Colibrì

Fig 8 -
Huiztilipòchtli

Fig 9 -
Pazuzu