The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Le Mele di Avalon



sezione a cura di Bardo

"È un ramo del melo di Emain
quello che io porto, simile a quelli a voi noti,
con ramoscelli di splendido argento,
sopracciglia di cristallo in fiore."

(da "La navigazione di Bran figlio di Febal", poema celtico)

di Volpe Bianca

Chi non ha mai sognato di essere accolto come un antico cavaliere, nella favolosa Avalon, Emain Ablach in irlandese, Ynys Afallach in gallese, la segreta "Isola dei meli", (in celtico, abellio significa melo; in bretone si dice aval) da quella che può essere considerata la "Dama" per eccellenza: Viviana la Dama del Lago?
Il melo, nella tradizione celtica è sempre stato considerato l'albero più nobile e sacro, il frutto dell'Altro Mondo, la pianta dell'immortalità, e per questo investito del compito di fare da tramite fra gli Uomini e gli Dei, quale pegno di amicizia e reciproca collaborazione. Essi infatti, ne fanno dono agli Uomini, che si dimostrano degni della loro considerazione e stima, concedendogli immortalità, conoscenza e saggezza.
La mela, come frutto che rigenera corpo e spirito, si ritrova anche nella maggior parte delle tradizioni magiche e mistiche della nostra cultura: dai mitici pomi del Giardino delle Esperidi di ellenica memoria, che furono donati a Eracle dalle Tre Figlie dell'Ovest, rendendolo immortale e meritandogli l'appellativo di Melon; alla mela d'oro, spesso rappresentata nella mano di Afrodite, come suo sacro simbolo (anche adesso, parafrasando un famoso film, per "Tempo delle Mele", si intende il periodo dei primi amori adolescenziali, spesso dotati di una forte matrice erotica e passionale); alle mele che Alessandro Magno trovò in India, delle quali si dice che prolungassero fino a quattrocento anni la vita dei sacerdoti. La dea germanica Idhunn custodisce le mele d'oro dell'eterna giovinezza, di cui si nutrono gli Dei; la donna dell'Altro Mondo che va a cercare Condle, figlio del Re Conn dalle Cento Battaglie, per condurlo con sé nella propria terra, gli dona una mela che diventa il suo unico alimento e non diminuisce mai, ne' si corrompe.
"La mela agisce anche sugli elementi, "incanta" il vento e placa le tempeste più violente, come testimonia un curioso incantesimo in versi che si recitava ancora fino a non molto tempo fa nella Bretagna occidentale, contemplando due mele in una scatola, poi facendole passare di mano in mano."(1)
Anche tagliata la mela assume due significati: secondo un'antica leggenda siciliana, se essa viene divisa in due metà verticali, ma disuguali, serve a determinare la fedeltà di una persona conosciuta da poco e possibile amico, se egli, infatti sceglie la metà più grossa, non è una persona affidabile, viceversa, se prende la più piccola, possiamo permetterci di affidargli la nostra vita ad occhi chiusi; il taglio orizzontale invece, rivela all'occhio dell'iniziato, il simbolo della conoscenza e della libertà, al centro del frutto compare infatti un pentagramma o pentacolo, disegnato dalla disposizione dei semi a stella. Tagliata in verticale inoltre, rivela la Sacra Forma della Creazione Universale la Vulva dell'Eterno Femminino!
Alle mele ricche di acqua, fibre e proteine, inoltre ci si può affidare, per quanto riguarda alcune particolari proprietà medicamentose: esse ci forniscono per esempio la "pomata", originariamente a base di polpa del frutto che da sempre è stato considerato il rimedio migliore, come ancora proclama il proverbio inglese "An apple a day keeps the doctor away." ("Una mela al giorno toglie il medico di torno"); per non parlare del sidro (dal latino ecclesiastico sicera (2), a sua volta derivato dall'ebraico chekar, "bevanda inebriante") che secondo i normanni, "guarisce tutte le malattie", e della sua acquavite, il calvados, o dell'agresto (il nostro aceto), che inizialmente fu il succo spremuto dalle mele ancora verdi, prima di essere estratto dall'uva acerba. Ancora adesso come nel medioevo, l'aceto di mele, oltre ad essere un ottimo preparato per la conservazione casalinga dei cibi, rappresenta una validissima e gustosa alternativa all'aceto d'uva, meno adatto nei casi di gastrite, perché più acido.
La mela (Pirus Malus), che sembra fosse coltivata già nel periodo neolitico, nasce in Asia Minore, a sud del Mar Nero, e arriva in Grecia transitando per l'Egitto dove, sotto il regno del faraone Ramsete II (XIII secolo a.C.), viene coltivata lungo le vallate del Nilo. Da qui la coltura arrivò poi in Grecia (nel IV secolo a.C. Erodoto ne descrive la tecnica dell'innesto) e, successivamente, a Roma. Decantata da poeti e scrittori dell'Impero Romano, come Plinio che citava già al tempo una ventina di varietà, la mela si e' diffusa rapidamente in tutta Europa. Nel XVI secolo sbarca in America, rendendo lo Stato di New York famoso per la qualità dei frutti prodotti. La filologia ci offre ulteriori spunti di riflessione, al tempo curiosi e affascinanti, citando nuovamente Brosse: "Pomme, mela, viene dal latino pomum, che designa qualsiasi tipo di frutto a nocciolo o a semi, mentre mela si dice malum in latino e melon in greco. Su questo modello l'italiano dice mela (o pomo). L'inglese apple e il tedesco Apfel vengono dalla radice europea abel-, come aval e afal, la mela in bretone e gallese, che ha dato Avallon, "l'Isola delle Mele", come abbiamo visto. È la stessa radice che ritroviamo nel nome di Apollo, il cui culto fu imposto in Grecia dai Dori venuti dal Nord. Secondo i mitografi greci, Apollo veniva dal paese degli Iperborei, misterioso popolo nordico che viveva felice senza conoscere il bisogno, come i morti privilegiati dell'isola di Avallon, che si trovava nel Baltico.(3) Anche la mitologia tardiva del dio menziona i suoi legami con quel paese, dove contava i suoi più ferventi adoratori, tra i quali si fermava spesso. Questo primo Apollo sembra essere stato un dio guaritore e forse un dio del melo dai frutti miracolosi." È quindi interessante notare che secondo l'Oxford English Dictionary, il termine si ritrova in tutta l'Europa, dai Balcani all'Irlanda, in una forma che in quasi tutte le lingue si avvicina ad apol.
A proposito del termine greco sopraccitato, "melon", viene quasi da chiedersi, se il nostro amato Tolkien, non abbia attinto ad esso per coniare la parola elfica "mellon", che significa, guarda caso, amici. In conclusione vi invito ad attingere ai generosi doni di questo magico frutto, anche provando la ricetta descritta in questa pagina. Accompagnata naturalmente da una pinta di buon sidro. Buon appetito!

Note:
1. ( J.Brosse, storie e leggende degli alberi, Parigi, 1987, p. 132 )
2. Curioso come questa parola ricordi "sincera", ripensando alla tradizione del taglio verticale a cui abbiamo accennato sopra.
3. A questo proposito, vorrei suggerire al lettore la stimolante consultazione del testo di Felice Vinci: "Omero nel Baltico", in cui, in termini chiari ed illuminanti è esposta una recente teoria sull'origine baltica dei poemi omerici.