The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

L'INIZIAZIONE

I RITI DI PASSAGGIO: L'INIZIAZIONE

Cos'è l'iniziazione

La parola iniziazione è di origine latina. Il termine sta a significare proprio quello che richiama: ossia un "inizio" che serve per intendere il concetto di introduzione di una persona a dei "principi e fondamenti" di una via, una scienza o una dottrina religiosa. Ma non è solo una spiegazione dei concetti del percorso cui si viene iniziati a livello teorico, si tratta proprio di un'introduzione ad un'esperienza mistica che non può essere affrontata se non in modo diretto, semplicemente vivendola, facendone tesoro e ponendola come un punto di svolta nel sentiero di crescita della nostra vita.
Tra i riti di passaggio, l'iniziazione è, forse, il rito più significativo, articolato e simbolico pressoché in qualsiasi cultura. Con il termine "iniziazione", infatti, ci riferiamo a tutta una sfera di rituali atti a due scopi principali: l'ingresso in una comunità, che può essere vista in senso più ampio e lato possibile, quindi una dottrina, un circolo esoterico, un gruppo di persone, una tribù o decine di altre possibili varianti, e la presa di posizione atta a cominciare un cammino, un giro di boa, un cambio di vita. Da un punto di vista rituale complesso, l'iniziazione è un rito magico di grande potere che è possibile ritrovare in qualunque via esoterica, magica, ermetica e religiosa che esista al mondo. Può prendere un aspetto esclusivamente simbolico e individuale, magari metafisico, o può invece essere una vera e propria esperienza fisica, a seconda del motivo per cui viene svolta e di cosa si accinge a portare con sé. Tuttavia in entrambe le occasioni è possibile ritrovare dei simboli archetipici che ci riconducono tutti allo stesso principio e, con essi, dei ruoli cardine che, anche se con diverse sembianze, non cambiano per nulla la loro funzione primaria.
Come abbiamo appena detto, possiamo dividere le iniziazioni in due classi: una esoterica e una essoterica. Possono essere in un certo senso "rivelate", ossia quando siamo consapevoli di affrontarle, quando percepiamo di avere il tempo o il desiderio di prepararci ad esse, oppure "non rivelate", ossia quando si presentano nella nostra vita come situazioni che determinano il cammino reale del nostro crescere come esseri umani. Pertanto è possibile vedere come altri riti di passaggio, rivelati o meno che siano, possano prendere l'aspetto di iniziazioni e spesso possano essere riconosciute, nella vita profana di tutti i giorni, solo in un momento seguente come vere e proprie "prove da superare" che si sono poste alla nostra attenzione e che hanno sfidano la nostra capacità di accettare, valutare e superare le difficoltà della nostra esistenza incarnata attuale. Come ben si può immaginare, nei tempi di una vita, per una persona qualsiasi, è pertanto possibile, a livello antropologico e magico, scoprire e riconoscere decine e decine di iniziazioni che abbiamo superato con successo e altre nei quali invece sentiamo di aver fallito. Alcuni esempi possono essere il primo rapporto sessuale consensuale completo con una persona o la separazione da una persona, un lutto, la nascita di un figlio, l'uscita dalla scuola per cercare un lavoro, il primo bacio, fino ad arrivare all'abbandono del ciuccio o del bambolotto preferito, nonché il menarca o la prima polluzione. Sono centinaia e centinaia gli esempi che sarebbe possibile citare e che conducono tutti ad un filo comune di crescita e predisposizione al cambiamento della nostra percezione del mondo e di noi stessi. Ovviamente un significato non esclude l'altro, anzi tutt'altro: il ruolo fisico dell'iniziazione trova soddisfazione reale solo quando è presente anche quello metafisico. Pertanto una persona che decida o venga ritenuta degna di affrontare un rituale iniziatico avrà possibilità di superarlo solo e soltanto se dentro se stessa sono presenti i presupposti di crescita utili allo scopo del rituale stesso e per i quali il simbolismo ritualmente riproposto ne soddisfa i requisiti. Per fare un esempio, se durante un rito iniziatico viene richiesto di saltare un fuoco, non è la capacità fisica del salto di una persona che viene messa in discussione, bensì la determinazione a superare l'innata paura del fuoco, alla base della natura animale di cui siamo parte. Se al salto sul fuoco, però, associamo un simbolismo magico e rituale ben preciso, l'iniziazione avrà senso e funzionalità in coloro che hanno bisogno di affrontare quel tipo di prova e solo su coloro che sono pronti, per esperienza di vita e di crescita personale, a superare quella sfida. Anche se una persona avrà saltato cinquanta volte il fuoco prima di quel momento, farlo quella volta sarà diverso per il semplice fatto che il significato che la prova che sta affrontando testerà la sua paura e le sue difficoltà in modo diverso da tutte le altre volte.
Ora, il concetto delle iniziazioni è stato ripreso molte volte nelle favole e nei miti, e ci è possibile trovarlo pressoché ovunque, sia nelle fiabe più antiche che in quelle più moderne. Tuttavia il suo significato rimane sempre semicelato, proprio per lasciare che il lettore colga l'insegnamento che viene nascosto nel racconto senza alcun aiuto. Per capire bene quello che sto per analizzare, è utile però chiarire prima alcuni punti: l'analisi che segue prende spunto dalle ricerche di Vladimir Jakovlevic Propp, antropologo e linguista russo che, dopo aver studiato con dovizia le origini storiche delle fiabe in svariate culture tribali e la loro connessione con la struttura iniziatica del contesto religioso in cui venivano raccontate, fornì un filone logico che è possibile trovare in ogni storia che abbia, al suo interno, un messaggio di crescita per l'umanità. Secondo Propp, infatti, come scrive nel suo Morfologia della Fiaba, edito nel 1928, è possibile effettuare un'analisi delle forme della fiaba "con la medesima precisione con la quale viene elaborata la morfologia delle formazioni organiche. E se questa affermazione non può riferirsi alla fiaba nel suo insieme, in tutto il suo insieme, è possibile tuttavia accettarla per i racconti di magia, e cioè per le fiabe nel senso proprio della parola". È possibile quindi esaminare ogni favola e trovare un percorso simile, composto da 31 diverse funzioni che si pongono in una sequenza inalterabile, dove per funzione si intende "l'atto del personaggio, ben determinato dal punto di vista della sua importanza per il decorso dell'azione". Ognuna di queste caratterizza il ruolo del personaggio mettendolo, in realtà, in secondo piano. Secondo quanto ci dice lui, infatti, il personaggio riveste un'importanza meno determinante del ruolo che svolge e, quindi, delle azioni che egli compie all'interno della storia. Pertanto un racconto che narra di una giovane principessa o di un povero vecchio possono essere del tutto uguali se questi due personaggi, apparentemente diversi tra loro, agiscono nello stesso modo ai fini del racconto. Questo schema, ancora adesso studiato e ritenuto fondamentale, è chiamato appunto "Schema di Propp".
Ma che attinenza può avere lo "Schema di Propp" con le iniziazioni? In realtà ha molto a che fare, dal momento che i rituali iniziatici, nel loro simbolismo, sono tutti uguali, e con essi anche i diversi ruoli che vengono svolti, e soprattutto dal momento che molte delle storie che vengono narrate e che ci sono note celano, tra le pieghe del racconto, un mistero iniziatico che viene svelato, utile a comprendere alcuni aspetti della nostra vita che riconosciamo per imprinting, ma che sono carichi di un simbolismo che ci è utile a far sì che qualcosa, dentro di noi, possa cambiare marcia.
Lo schema di Propp segue un metodo che vedremo solo in modo semplificato e utile a noi, per non creare confusione e legato al contesto in cui lo stiamo usando.

1. FUNZIONI PREPARATORIE. Viene descritta la situazione, quindi dove vive il personaggio, quali sono le sue aspirazioni o le sue condizioni e grazie a questo si comincia a delineare quali sono le motivazioni che lo sospingeranno verso la storia che andrà a svolgersi. In questo caso l'iniziando (che è il personaggio principale), decide di seguire un cammino.

2. ESORDIO. Qui si entra nel primo moto della storia, che secondo Propp parte sempre da un danneggiamento o da una mancanza. L'iniziando comincia la sua cerca per colmare il vuoto che lo ha portato alle soglie dell'iniziazione.

3. OTTENIMENTO DEL MEZZO MAGICO. Interviene ora nel racconto un nuovo personaggio: il donatore, da cui l'eroe otterrà un oggetto magico o un aiutante. In questo caso ci troviamo di fronte all'iniziatore, o il maestro, ossia colui che fornisce all'iniziando la possibilità di affrontare l'iniziazione e che lo "prepara". L'iniziando ottiene così un mezzo magico, che nei miti spesso è vista come un'arma, che gli servirà per superare l'iniziazione.

4. ACME DELLA FIABA. Col trasferimento dell'eroe nel luogo delle sue ricerche la fiaba raggiunge il suo acme: qui avverrà il combattimento con il cattivo o antagonista e sarà posto rimedio al danno o alla mancanza iniziale. In questo caso abbiamo il confronto con la propria ombra o con quello che è il Guardiano della Soglia, che in genere è un ruolo svolto ancora una volta dall'iniziatore, che permette all'iniziando di affrontare una prova e di superarla. Se l'iniziando supera la prova, allora si svolgono le nozze, simboliche o meno, oppure avviene l'incoronazione, ossia l'iniziando è stato ritenuto degno di ottenere ciò che cercava e viene riconosciuto come tale. Se non dovesse superare la prova, si ritorna in un ciclo di preparazione, cerca, prova ed ottenimento del premio ambito.

Ovviamente lo schema di Propp, oltre ad essere più articolato, è strettamente legato al ruolo della fiaba e alla spiegazione della sua crescita, ma la sostanza è simile. In ogni storia abbiamo un eroe, una cerca, una prova da superare e un'epifania in cui vengono riconosciuti potere, gloria e l'ottenimento di ciò che cercava, spesso simbolizzato con le nozze sacre. Nelle iniziazioni rituali questi quattro simbolismi vengono, in genere, ricreati con metodi magici: l'iniziando comincia un percorso di preparazione che lo porta all'iniziazione sotto la guida di un maestro, fisico o spirituale; passato un certo termine di tempo o di preparazione (di solito nella stregoneria un anno e un giorno) dovrà affrontare una prova iniziatica in totale solitudine sui cui termini si mantiene il segreto, si confronterà quindi con un guardiano personale che, se soddisfatto, concederà il benestare a che l'iniziando passi ad uno stadio successivo del suo cammino, ottenendo così ciò che cerca: l'ascesa nella gerarchia del gruppo iniziatico di cui desidera fare parte o l'ottenimento di più potere sotto forma di conoscenza, o la comunione con aspetti luminosi od oscuri del proprio cammino. Una cosa, ovviamente, ancora una volta non esclude l'altra.
In ogni mito, così come in ogni storia, in dosi diverse, è possibile trovare con più o meno forza questi diversi aspetti. Nei miti greci, oltre che quelli babilonesi, vediamo come l'eroe debba sempre affrontare un preciso scorrere di eventi: viene preparato da un istruttore, un tutore o un maestro (nel mito greco abbiamo spesso il centauro Chirone a svolgere questo ruolo), viene incaricato quindi dagli dei a svolgere una missione di vitale importanza per provare il suo valore, spesso privo della certezza di poter tornare (in molti casi la discesa negli inferi), affronta le divinità infere (rappresentanti il concetto di ombra e di paura, quindi di inconscio e rifiuto dei nostri aspetti apparentemente meno nobili), ritorna in superficie con una nuova consapevolezza che lo rende completo e può pertanto sposarsi (il concetto di matrimonio tra paradiso ed inferno, quindi l'accettazione della nostra duplice natura celeste ed infera, luminosa ed oscura, che ci rende completi). Nessuno di questi passaggi può pertanto esistere senza l'altro se si desidera che la cerca abbia successo.
Questi stessi concetti sono ripresi nei riti magici di iniziazione proprio per permettere a chi si sente pronto ad affrontare il Guardiano di mettere alla prova le proprie conoscenze e di superare le proprie paure. Lo scopo primario dell'iniziazione, infatti, nei suoi diversi riti, è quello di concedere all'iniziando di dimostrare a se stesso e, di contro, anche alla comunità di cui fa o vuole fare parte, ciò che vale. Ma non è solo questo, in realtà. L'iniziazione è anche un rito di trasmigrazione e di passaggio, oltre che di riconoscimento. Assumendo che l'iniziando, come nelle funzioni di Propp, sia l'eroe, perché dovrebbe cominciare una ricerca? Ciò che lo spinge è lo stimolo alla completezza? Di conoscenza? Di potere? Di crescita? Così come in natura esiste una ricerca incessante del completamento dei cicli, rafforzato da un forte istinto di preservazione, conservazione e riproduzione, ecco che anche nella magia, che dalla natura trae tutte le sue somme ispirazioni, riconosce e riprende una ricerca alla completezza posta negli opposti e nelle complementarità. Nell'osservazione di ogni cosa troviamo come gli opposti si attraggano, come siano due poli magnetici che mantengono unite ed in equilibrio tutte le energie su questo mondo e, da quello che ci è stato concesso di sapere finora, in tutto l'universo. Pertanto l'iniziando, affrontando il rito dell'iniziazione, deve per prima cosa capire quale è il motivo che lo spinge alla ricerca della sua completezza comprendendo, in principio, cosa gli manca. Dopo che sa cosa gli manca allora può conoscere di cosa ha bisogno e cominciare a mettersi in cammino per raggiungere il suo obbiettivo. Ma desiderare non basta: quando conoscerà il suo obbiettivo allora dovrà mostrarsi degno del suo ottenimento. È in questo contesto che trovano un ruolo i Guardiani delle Soglie, che mettono alla prova le capacità degli aspiranti eroi permettendo loro di passare solo se mostrano di avere i requisiti e le qualità adatte a proseguire nel cammino che si sono posti. Ponendo la ricerca umana in una scala in ascesi, per aspirare al divino l'uomo deve prima conoscere le profondità dell'abisso, misurarne l'oscurità spanna a spanna. Solo dopo che avrà visto la verità dell'ombra potrà cercare la propria integrità.
Non essere degno non significa non averne le qualità, solo non essere pronti per qualcosa. L'iniziando che non è pronto è come un bambino: desidera diventare adulto con tutto se stesso perché vede solamente il lato liberale e il potere che riesce a leggere dalla apparente libertà della vita adulta, ma per quanto desideri di poter scegliere per se stesso, dentro di sé ha bisogno del ruolo del genitore che lo tuteli, lo difenda e lo preservi dalla responsabilità che ogni singola scelta comporta e che lui non è in grado di prendersi perché non ha l'esperienza di vita adatta. Senza un tutore che lo aiuti a crescere e lo protegga e senza dei Guardiani che, via via, si approssimeranno sul suo cammino per aiutarlo ad affrontare le difficoltà adatte alla sua crescita, frenandolo là dove non è pronto ad andare, impedendogli quindi di farsi male, l'iniziando, così come un bambino, sarà abbandonato a se stesso e non avrà le armi adatte a capire ciò che gli succede e come affrontarlo in modo sano ed equilibrato.
Le iniziazioni sono quei riti che ci permettono di trovare il lato di noi stessi che stiamo cercando, quelle parti di anima che abbiamo perduto e, nello stesso tempo, sono anche un metodo per un iniziatore di passare energeticamente "il testimone", affinché le conoscenze non vadano perdute e perché tutto ciò che siamo non scompaia per sempre dopo la nostra morte.
Ci sono diversi approcci al concetto dell'Iniziazione. Per alcune vie questa è richiesta espressamente dall'Iniziando che, sentendosi pronto, decide di sottoporsi alla prova e cerca di superarla. Secondo altre è invece il maestro che decide chi è o meno pronto e sottopone l'Iniziando alla prova indipendentemente dal fatto che lui si senta preparato o meno. Nella stregoneria, per quanto mi è dato di sapere, e anche nella Wicca tradizionale le prime due iniziazioni è necessario chiederle, ossia deve essere l'iniziando a ritenersi pronto e mostrare la volontà di riceverle, mentre per la terza è il maestro a darla quando ritiene che sia giunto il momento di riconoscere un proprio pari. Oltre a questo, ci sono vie che hanno requisiti molto selettivi su chi può essere iniziato o meno e non tutti questi requisiti sono campati in aria, dal momento che l'esoterismo, per sua stessa natura, è "l'insegnamento per pochi", pertanto tutti gli insegnamenti che possono essere inglobati in questa categoria non sono alla portata di chiunque desideri approcciarvisi. Oswald Wirth, nel suo I Misteri dell'Arte Reale esplica questo concetto in modo completo e poetico: "Qualsiasi legno non è buono per fare un Mercurio, qualsiasi roccia non fornisce una pietra adatta per i costruttori, qualsiasi aspirante all'Iniziazione non è iniziabile". Ovviamente qualcuno potrebbe obbiettare che sono comunque degli uomini a scegliere e come tali possono sbagliare, e inoltre, con il passato che abbiamo avuto nella storia della Wicca in termini di personaggi discutibili che hanno comunque ricevuto iniziazioni, forse questo punto è stato trascurato in passato così come è trascurato finora. Rimane però da ricordare che l'iniziazione nasce come rito di ingresso in una comunità ristretta e come tale solo chi fa parte di quella comunità può, a tutti gli effetti, decretare chi è degno e chi no.

I Punti Comuni delle Iniziazioni

Per quanto possano contenere elementi similari, ogni rito iniziatico, anche se appartenente a diverse tradizioni, è a sé stante. È determinante quindi esaminare quali siano i concetti comuni tra diversi tipi di iniziazioni.
La Gerarchia. Il primo è il fatto che ogni sistema iniziatico in genere è sottoposto ad un concetto più o meno forte di gerarchia dove l'Iniziatore è un membro più anziano della comunità che accoglie, riconosce ed inizia uno più giovane. Accettare e riconoscere questa gerarchia, qualcosa che si manifesta in tutte le comunità animali su questa terra, non solo umane, e che quindi è di fatto naturale, è la prima discriminante. Per quanto possa apparire un'ovvietà è importante accettare che se io per primo non riconosco un'autorità nella persona che dovrebbe farmi da iniziatore, non posso essere iniziato da quella persona. Il motivo di tutto è molto semplice, in effetti, ma esplorarne sia il significato che le possibili varianti potrebbe richiedere un tomo a sé stante per essere sviscerato e non trovare comunque una risposta soddisfacente. Per motivi di spazio e di tema mi limiterò a fare due ipotesi opposte. La prima è che l'iniziando, per motivi vari, non è pronto a riconoscere l'insegnamento che l'iniziatore potrebbe dargli, non lo desidera o non riconosce in lui una persona che gli ispira fiducia. La mia prima insegnante sosteneva che fosse l'allievo a scegliere il maestro e non vice versa e che poi fosse compito del maestro decidere se l'allievo fosse pronto o meno ad apprendere. Per la mia esperienza mi ritrovo ad essere tuttora allineato con questa visione. Anche assumendo il fatto che ogni insegnamento che ci giunge è degno di nota, tecnicamente non abbiamo il tempo né la possibilità, in una sola vita, di apprendere tutto l'apprendibile, pertanto l'allievo nel suo cammino è lecito che scelga da chi sente di voler imparare, magari anche sbagliando, dal momento che sono proprio gli errori che ci pongono in condizione di apprendere le lezioni più importanti. La seconda ipotesi è che invece sia l'iniziatore a non essere degno dell'iniziando. Ovviamente il discorso che vale per l'allievo vale anche per il maestro: anche lui apprende dall'allievo mentre sta insegnando, pertanto è possibile che alcune persone, una volta ottenuto il potere, si facciano condizionare dal terrore di perderlo cedendolo e passandolo ad altri. Quando un allievo comprende questo, può sentirsi in qualche modo limitato nella sua crescita dal maestro stesso, riconoscendo un grosso limite che nemmeno quest'ultimo riesce a vedere, pertanto l'allievo sente di non riconoscere più l'autorità del maestro e non accetta che sia lui ad iniziarlo. Come dicevo, esistono dozzine di varianti per giustificare questi aspetti e queste sono solo due ipotesi. Una cosa che mi sento di dire è che spesso si parla di umiltà solo da un lato, ossia da parte dell'allievo che si dovrebbe porre nei confronti del maestro con un rispetto e una riverenza degne del suo rango. Quando questo non avviene allora l'allievo mostra superbia e arrivismo. D'altro canto però, anche il maestro dovrebbe mostrare umiltà nei confronti dell'allievo, mettere in dubbio il proprio giudizio e accettarlo come proprio pari, affinché possa crescere in equilibrio, senza limitare la sua crescita ma lasciandogli lo spazio di manovra affinché possa cadere e rialzarsi, magari anche cercando di ritornare alla memoria ai tempi in cui anche lui, con forte probabilità, era un allievo impaziente e sconsiderato.
In larga misura la gerarchia è da una parte lo spauracchio degli ambienti esoterici e il grosso del motivo per cui alcune persone, quanto meno nella stregoneria, scelgono di rimanere solitarie. Per quanto spesso è da riconoscere che in passato fu proprio a causa di atteggiamenti sbagliati nella gestione del potere in seno ad essa che i grandi sistemi iniziatici sono collassati su se stessi e che tuttora esistono concetti falsati di ciò che significa gerarchia proprio a causa di questi, c'è da dire che non è possibile, per l'essere umano, rifiutare questo punto di vista sociale dal momento che fa parte della sua stessa natura e che lo mette in pratica ogni singolo giorno della sua vita.
Il Misterismo. Il secondo concetto è legato al mistero iniziatico. Ogni via iniziatica, per sua natura è misterica. Quando si parla di via misterica si intende una via "non rivelata", pertanto in possesso di un aspetto che è tenuto segreto e che giunge ai nostri occhi solo dopo aver esplorato questa via nelle sue profondità. Il grosso errore che viene fatto generalmente quando si pensa al "mistero iniziatico" è che sia solo inerente al mero "tacere" nei riguardi delle pratiche svolte e che pertanto dal momento in cui i rituali sono resi pubblici la stessa esistenza e il riferirsi a questo mistero perda totalmente di senso. Non c'è nulla di più sbagliato di pensare che svelare il funzionamento o l'andamento di un rituale sia esattamente come vivere l'esperienza diretta di affrontarlo. Sarebbe come affermare che sapere come funziona l'accoppiamento a livello biologico perché lo si è letto su un libro o lo si è visto in un filmato sia come vivere l'esperienza di fare l'amore con una persona che si ama. In secondo luogo il concetto di Mistero non è strettamente legato al silenzio sulle pratiche svolte, ma anche al fatto che il rituale di iniziazione, di base, è un atto magico utile a far sì che chi lo affronta "inizi" un percorso nuovo, pertanto apra una porta affinché un'esperienza, non solo limitata al momento del rito, ma che prosegue negli anni a venire, possa realizzarsi attraverso la crescita, l'elevazione spirituale e la consapevolezza stessa di chi supera la prova e riceve l'iniziazione. Questo atto magico, in quanto tale, non avviene pertanto solo sul piano fisico attraverso gesti e parole, ma anche sui piani più sottili e, se attuato come si deve, segna una tappa nel percorso evolutivo causale della nostra stessa anima. Anche per questo è fondamentale capire quanto importante possa essere per noi decidere di affrontare o meno questo tipo di rito in un momento particolare della nostra vita, perché se noi lo permetteremo e lo vorremo, ciò cambierà per sempre la nostra percezione. Dubito che la lettura di un libro possa mai fornire lo stesso risultato. Inoltre il concetto di "Misterismo" è risalente ai culti dell'antichità ed è il mezzo tramite cui una persona può accedere ad uno status superiore, o garantirsi una sopravvivenza in un disegno divino più ampio solo se riceve l'iniziazione ai misteri. Molte persone hanno la tendenza a dimenticare che anche il Cristianesimo è una religione di questo tipo, dal momento che nel suo culto esiste uno dei più grandi misteri, ossia il Mistero della Fede, che consiste nel credere ciecamente e senza necessitare di prove fisiche che Gesù Cristo è figlio di Dio e che è morto sacrificato per mondare l'umanità dai peccati e che è risorto dopo tre giorni, nonché il credere nell'Unità e la Trinità di Dio. Secondo la dottrina cristiana infatti, solo chi crede in questo avrà accesso alla salvezza della vita eterna quando egli tornerà a giudicare i vivi e i morti.
Non rivelare ciò che avviene durante i rituali iniziatici è in parte un'eredità della protezione e del misticismo che contorna l'esoterismo in genere ma ha anche una base del tutto personale dal momento che l'iniziazione è un percorso molto intimo. Giacomo Casanova, il famoso veneziano libertino del diciottesimo secolo, iniziato alla massoneria, scrive nelle sue memorie: Storia della mia Vita: "Il mistero della massoneria, di fatto, è per sua natura inviolabile. Il massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso, in quanto lo scopre a forza di frequentare la loggia, di osservare, di ragionare e dedurre. Quando lo ha appreso, si guarda bene dal far parte della sua scoperta a chicchessia, fosse pure il suo miglior amico massone, perché se costui non è stato capace di penetrare da solo il segreto, non sarà nemmeno capace di profittarne se lo apprenderà da altri. Il segreto rimarrà dunque sempre tale. Ciò che avviene nella loggia deve rimaner segreto, ma chi è così indiscreto e poco scrupoloso da rivelarlo non rivela l'essenziale. Del resto, come potrebbe farlo se non lo conosce? Se poi lo conoscesse, non lo rivelerebbe". In queste semplici parole è facile leggere la verità del concetto misterico e del segreto iniziatico.
I Diversi Gradi. Ogni sistema iniziatico è diviso in diversi gradi, il che ci riporta ad un concetto legato alla gerarchia. Solo chi ha ricevuto uno o più gradi di iniziazione in una data via può, di conseguenza, svolgere un rito adeguato ad altre persone. La suddivisione in diversi gradi è differente per ogni via. Ad esempio l'Ordo Templis Orientis (OTO) ha sempre avuto dieci gradi iniziatici, dove l'undicesimo è stato aggiunto da Aleister Crowley, e dieci ne ha anche l'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, o Golden Dawn. La Massoneria ha, in genere, trentatré gradi. La Wicca, essendo una via semplificata dalla Cerimoniale di natura Salomonica, ne ha invece tre, estendibili a quattro se consideriamo una sorta di grado zero che alcune tradizioni stanno inserendo. Ognuno di questi gradi concede all'iniziato una scoperta, una comprensione sempre maggiore della propria consapevolezza e dell'uso delle proprie capacità, nonché delle tecniche di cui si fa uso.

L'Iniziazione come Morte e Rinascita

Gli antichi alchimisti, sommi nella ricerca dell'illuminazione, hanno sempre lasciato una traccia misterica nei loro studi: la Pietra Filosofale, una sostanza ottenuta attraverso la fusione di diversi metalli permettendo la trasmutazione di essi dal più vile, ossia il piombo, al più pregiato, ossia l'oro. Questo concetto di trasmutazione veniva rappresentato nella formula che vediamo sulle braccia del Baphomet di Eliphas Levi: Solve et Coagula, e anche sul Caduceo sotto forma dei due serpenti, ossia un principio energetico complementare che influenza la materia come lo spirito. L'insegnamento, però, che l'alchimia porta con la Pietra Filosofale è legato alla sua cerca, non al materiale in se stesso, così come i metalli possono essere visti come diverse ere dell'uomo nella sua evoluzione, la Pietra diventa lo stimolo utile ad un ricercatore affinché possa crescere e direzionare il proprio cammino. Possiamo quindi affermare che la Pietra Filosofale è un concetto metafisico, come sono metafisici gli stessi metalli che possono essere trasmutati. Là dove quindi la Pietra è il segreto sommo i metalli rappresentano invece il ricercatore stesso. Non per nulla infatti, si parla sempre di "Scoperta della Pietra Filosofale", anche per chi, a tutti gli effetti, ha seguito la via alchemica solo dopo che qualcun altro lo ha preceduto. Come potrebbe essere scoperta due volte la stessa cosa se questa non fosse diversa per ogni ricercatore? Se l'iniziazione fosse solamente un concetto di semplice apprendimento e passaggio di conoscenza, allora la Pietra Filosofale sarebbe stata rubata al primo alchimista che l'ha scoperta da qualche buontempone che desiderava diventare ricco senza fatica. Ma non è mai stato così. Semplicemente perché anche se potessimo strappare la conoscenza dalle mani delle persone non potremmo mai acquisirne l'esperienza. E questa esperienza è dovuta alla lotta interiore tra le nostre diverse parti e alle continue morti e rinascite che l'iniziazione stessa viene a simbolizzare. E ogni morte e ogni nascita è un'esperienza personale e unica che, anche se condivisa e raccontata, non può in alcun modo e in alcun momento, portare con sé la reale essenza del suo svolgimento. Questo perché l'evoluzione delle persone è diversa per ognuno di noi e ciò che può essere un ostacolo insormontabile per un bambino è una passeggiata per un adulto. In egual modo, ciò che può essere un'iniziazione per alcune persone può apparire come una bazzecola per altre. Ogni iniziazione, quindi, anche se ritualmente identica a tutte le altre, è comunque a se stante e chi vi si approccia, chi la vive in prima persona, può confermarlo.
Come dicevamo il concetto di Morte e Rinascita sono dei principi molto ricorrenti nei temi delle iniziazioni. Lo vediamo nel sistema Massonico e lo ritroviamo anche nel battesimo cristiano, che a tutti gli effetti è un rito magico di iniziazione, dal momento che coinvolge una bacinella come simbolo di ventre e l'acqua come liquido amniotico e il bambino viene immerso nell'acqua (quindi tornando al ventre) e riportato alla luce con un nome. Negli antichi Misteri Eleusini, così come in quelli Orfici e Isiaci, il concetto di morte e rinascita era cardinale. Nell'Inno Omerico a Demetra leggiamo infatti: felice chi possiede, fra gli uomini, la visione di questi Mysteria; chi non è iniziato ai santi riti non avrà lo stesso destino quando soggiornerà, da morto, nelle umide tenebre. L'iniziazione ai misteri garantiva quindi la sicurezza che l'anima sarebbe sopravvissuta dopo la morte, vivendo l'esperienza del regno oltre la vita. Un'esperienza che, a quanto ci è giunto, era sia vissuta in maniera fisica che metafisica.
Nel neopaganesimo, così come nelle tradizioni pagane di cui ci è giunta notizia e che formano la base del concetto misterico su cui ci appoggiamo tuttora, si considera la morte, a livello simbolico, come la somma forma di interpolazione iniziatica. In antichità si poteva trovare traccia di rituali atti a rappresentare un concetto legato all'aspetto iniziatico del passaggio o al ritorno ad un'altra dimensione sotto moltissime forme, spesso riconducibili al dover entrare in luoghi angusti e bui o dover essere legati per essere poi slegati ritualmente o, come ci sovviene dall'affresco ritrovato nella Villa dei Misteri a Pompei, che ha ispirato le tradizioni iniziatiche di Gerald Gardner e a cascata della Wicca, la fustigazione rituale. Questo stesso tipo di pratica ci riconduce ancora al mito di Inanna e della discesa negli inferi, narrato nelle tavolette di Nippur, in cui la dea, decisa a far visita alla sorella oscura Ereshkigal, la Regina del Gran Luogo Inferiore, per porgerle le condoglianze dopo la morte del marito, dopo aver dato disposizioni alla sua serva, affronta il viaggio verso gli inferi e su richiesta del guardiano di ogni porta è costretta ad abbandonare uno ad uno i sette Me, le tavole su cui erano scritte le leggi universali e nel poema rappresentati come oggetti e indumenti sacri che rappresentano la sua regalità, affinché giunga innanzi alla morte completamente nuda. Innanzi alla morte Inanna rifiuta di venire toccata ritualmente e pertanto viene frustata e uccisa.
Tuttavia la morte di Inanna non è priva di significato e soprattutto non è eterna. Seguendo le disposizioni datele dalla padrona, la serva si rivolge a Enki affinché potesse riportarla in vita e così avviene. L'incontro tra le due dee diventa quindi un confronto tra due speculari aspetti del proprio essere, complementari e opposti allo stesso tempo. Quello che ritroviamo nel mito iniziatico è appunto trovarsi ad affrontare quella parte di noi stessi che lo stesso Jung definì l'Ombra e che Freud definì l'Es, ossia il concentrato dei nostri aspetti oscuri, dei nostri lati istintuali e tutto ciò che noi non accettiamo e rifiutiamo di noi stessi perché non conformi al comportamento considerato civile, ma che, di contro, influisce sul nostro stesso comportamento manifestandosi in aspetti del nostro carattere che risultano sgradevoli a noi stessi.
Al contrario, però, di come si possa pensare, affrontare l'Ombra non significa sconfiggerla, distruggerla, schiacciarla, o addirittura "danzare con lei" come se fosse una vecchia amica. L'Ombra è fatta anche di ricordi ed eventi traumatici che consciamente abbiamo troppa paura di rivedere e rivivere. Anche solo incontrarla, vedersela di fronte nella sua verità e crudezza potrebbe essere un evento traumatico; soprattutto non c'è proprio nulla da battere o da combattere: l'Ombra fa parte di noi e non possiamo trattare noi stessi come se fossimo dei nemici, pena il ritrovarci ad impazzire in una lotta inutile che non possiamo assolutamente vincere. Affrontare l'Ombra significa pertanto accettarla, in tutti i suoi aspetti oscuri, terrificanti; significa capire i motivi per cui abbiamo soppresso e rinchiuso alcuni eventi e ricordi e prenderne consapevolezza, ma lasciarli comunque lì dove sono. Una volta che abbiamo capito la nostra Ombra, una volta che le nostre paure più viscerali ci hanno comunicato apertamente che sono lì, che non se ne andranno e che soprattutto noi abbiamo bisogno di loro, allora possiamo capire come utilizzare il suo potere per crescere e diventare più forti.