The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Melograno (Punica granatum)



A cura di Lyrio Baelfire

MELOGRANO

Nome scientifico: Punica granatum L.
Sinonimi:
Nome comune: (IN VARIE LINGUE E/O DIALETTI): melograno pomegranate (eng), grenadier (fr), granado (esp), granatapfel baum (deu).
Famiglia: Punicaceae
Descrizione Botanica: Albero originario delle regioni dell'Iran, dell'himalaya e dell'india settentrionale; ha foglie opposte o subopposte, lucide, strette e allungate, a margine intero. I fiori sono di colore rosso vivo, con tre quattro petali (ma molti di più in alcune specie coltivate). Il frutto è una bacca, detta balausta, con scurza coriacea, rotondo o leggermente oblungo, con una caratteristica corona membranosa a sei punte sul polo opposto al picciolo; all'interno ha diverse partizioni robuste che svolgono da placentazione per i numerosissimi semi, detti arilli, circondati o meno da una polpa traslucida che va dal bianco al rosso rubino, commestibili.
Habitat: Originario dell'Asia sud-occidentale, coltivato attualmente in tutte le regioni caucasiche, in Arabia, Pakistan, India, Malesia, Indonesia, ma anche in Africa, aree costiere del Mediterraneo e negli Stati Uniti.
Fioritura: Estate.
Parte utilizzata: In erboristeria corteccia e frutti, in magia i frutti interi.
Raccolta: Settembre-Novembre.
Principio attivo principale: Radice: Iso-pelletierina (alcaloide piperidinico) con proprietà antielmintiche, ma provoca fenomeni di idiosincrasia (violenta ed eccessiva reazione infiammatoria in risposta a sostanze normalmente non dannose). Corteccia: iso-pelletierina e tannini. Frutto: vitamina C, flavonoidi e antocianine con azione antiossidante.
Usi Erboristici e/o Culinari: La radice del melograno è utilizzata sin dall'antichità per la sua azione tenifuga, tuttavia la iso-pelleterina è tossica anche per l'uomo, se ne sconsiglia pertanto l'uso interno ed esterno. I frutti invece sono eduli e fortemente antiossidanti, il succo di melograno dimostra una blanda azione antitumorale e ipocolesterolemizzante, tuttavia va consumato con cautela da pazienti che assumono farmaci metabolizzati dai sistemi enzimatici della famiglia dei citocromi. In cucina i frutti delle varietà coltivate sono utilizzati tal quali o in insalate, dipende dal livello di acidità/dolcezza degli arilli.
Curiosità: I Latini chiamavano questa pianta malum punicum, melo fenicio, da cui il nome botanico Punica; oggigiorno in diverse lingue il nome significa "mela con molti grani (semi)". Molte divinità femminili dell'area mediterranea, come Era, Atena, Afrodite, Core-Persefone e la Vergine Maria, sono state raffigurate in diverse statue con un frutto di melograno in mano, inoltre le dee madri sono ritratte nell'atto di allattamento di un neonato mentre reggono il frutto. Così come la Grande Madre, nel suo duplice aspetto di colei che da la vita e colei che la toglie, il melograno è simbolo sia di fecondità che di morte (simbolismo riscontrato soprattutto nell'Italia meridionale. In epoche antiche la pianta era associata a una figura femminile chiamata Rhoió, uno dei nomi greci della pianta: figlia di Stafylos, il tralcio d'uva, a sua volta figlia di Dioniso. Síde è un altro nome del melograno (in grico, una lingua salentina derivata dal greco, il melograno è chiamato "sita", n.d.r), collegato a una fanciulla che secondo la leggenda era sposa di Orione, il cacciatore, che la cacciò nell'Ade per aver osato contendere con Era in una gara di bellezza. Un altro mito vede Síde che, insidiata dal padre, si uccise sulla tomba della madre. Gli Dei, impietositi la trasformarono in un melograno, mentre il padre fu tramutato in nibbio, che secondo le credenze popolari non si posa mai sui rami della pianta. Più conosciuta è la storia di Core-Persefone, che viene ritratta spesso con il fiore o il frutto del melograno, che la indicano come signora della morte e della rinascita. In un santuario di Locri dedicato alla Dea è stata trovata una statuetta di una dea fanciulla che regge il fiore e il frutto dela pianta, interpretata come Core, nella quale si riflettono i miti arcaici di Síde e Rhoió. Tutti conoscono il mito del ratto di Persefone, molto spesso rappresentato nelle celebrazioni di Mabon: la Dea coglieva fiori in un campo quando vide un narciso e volle coglierlo, ma la terra si aprì sotto di lei e Ade, dio degli inferi, la trascinò con se nell'oltretomba. Quando lo venne a sapere, sua madre Demetra, furiosa, chiese a Zeus di intervenire, ma egli era edotto dei fatti e compiacente, così lei decretò che nessun frutto sarebbe più maturato sulla terra finchè sua figlia non fosse tornata. Così Zeus, preoccupato per la sorte degli uomini, inviò Ermes nell'Ade per recuperare Persefone. La Dea però aveva consumato, raggirata (ma alcuni miti vogliono che l'abbia fatto spontaneamente, perchè innamorata di Ade), i semi del melograno offerte dal Dio degli inferi, ed era quindi condannata a restare con Ade per due stagioni all'anno, l'autunno e l'inverno, risorgendo sulla terra in primavera, per stare con la madre. In questo mito vediamo la vergine Core che periodicamente "muore" per trasformarsi in madre e perpetrare così di anno in anno la ri-generazione cosmica, e questa perpetua generazione non sarebbe possibile senza il frutto della morte e della rinascita: la melagrana. Anche nell'Antico Testamento il frutto del melograno ha simboleggiato il Femminino Sacro, ma anche la fecondità e la prosperità. è infine segno di benedizione divina: Salomone fece scolpire melagrane sui capitelli della sua reggia, evocando inoltre il simbolo della Regalità a causa della sua coroncina. Aronne, sotto comando del Signore, ricamò melagrane sul suo efod, che avrebbe indossato durante le funzioni, e più tardi i frutti sull'efod evocarono a Gregorio di Nissa un simbolo morale. Più tardi, nel medioevo, la melagrana aperta è simbolo del Cristo che si dona. Nel Rinascimento la melagrana era considerata sacra a Giunone come conservatrice dell'unione dei popoli, visti come tanti chicchi; Cesare Ripa nella sua Iconologia, raffigurava la Concordia come una bella donna che mostra gravità e nella mano destra tiene un melograno, nella sinistra uno scettro ornato da fiori e frutti di vario tipo.
Usi Magici: Il melograno può essere usato in tutti gli incantesimi di fertilità e prosperità. Simbolo di morte e rinascita, può essere usato come decorazione dell'altare di Mabon.
Bibliografia:
Fonti cartacee:
Maugini E. Maleci Bini L. e Mariotti Lippi M. (2006): Manuale di Botanica Farmaceutica VIII Edizione; Piccin Nuova Libraria S.p.A., Padova.
Rangoni L. (2005): Il Grande Libro delle Piante Magiche; Xenia Edizioni, Milano.

Fonti elettroniche:
Erik Gotfredsen: Liber Herbarum II: Punica granatum http://www.liberherbarum.com/ [consultato: Settembre 2013]
A.A.V.V.: Punica granatum – Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Punica_granatum [consultato: Settembre 2013]
Alessandro Oteri, Ambulatorio di Medicina Naturale dell'A.O.U. "Policlinico G. Martino" – Fitovigilanza - Melograno.
Interazioni Farmacologiche http://www.farmacovigilanza.org/fitovigilanza/interazioni/043.asp [consultato: Settembre 2013]