The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Egitto - Festa del Bell’Incontro

Festa del Bell’Incontro

Hathor era considerata come moglie di Herw (Horus) e il suo tempio a Dendera celebrava l’unione “Festa del Bell’Incontro”, hb n sxn nfr ("heb en sekhen nefer") di Hathor e Herw assieme al tempio di Horus a Edfu. Entrambi i templi condividono informazioni circa questa festa nelle iscrizioni che ricoprono le loro pareti. Ona volta all’anno durante il terzo mese di Shomu, la stagione del Raccolto, Hathor avrebbe compiuto un viaggio sulla sua Barca Sacra più di 100 miglia a Sud per riunirsi a Horus. Il viaggio durava quattro giorni, e cinque imbarcazioni più piccole con le vele spiegate avrebbero rimorchiato controcorrente la grande barca di Hathor, portando la barca sacra della processione con la sua santa rappresentazione della Dorata.
Il nome della barca dorata di Hathor era nb(.t) mrwt, con il significato di "Signora dell’Amore". L’intero clero del tempio di Dendera era presente alle cerimonie che celebravano la sua partenza da Dendera. Uno scriba dei testi sacri e i suoi shemsw (seguaci) accompagnavano la barca e stavano con essa durante i quattro giorni del suo viaggio. Mentre viaggiava verso sud, la processione attirava pellegrini da entrambe le città ed anche oltre, ed alla processione stessa venivano inviati delegati locali delle maggiori città.
La prima fermata durante il viaggio era al tempio di Asherw a Karnak, dove Hathor avrebbe visitato la dea Mut. Al secondo giorno si visitava il santuario della dea Anukis a Per-mer, ed al terzo giorno Hathor raggiungeva l’antica città di Nekhen (Hierakonpoli). Al momento di questa fermata essa era raggiunta dall’Horus locale che la accompagnava per il resto del giorno fino a Djeba (Edfu). Mentre la processoine di Hathor si stava avvicinando a Edfu, Horus di Edfu (affiancato da Khonsw) se ne usciva con la sua propria barca processionale per incontrare la sua Consorte. Questo incontro accadeva a Wetjeset-Hor (Wtcheset-her, wTst-Hr, “il posto dove Horus è adorato ad alta voce“) collocato a nord di Edfu.
Nei testi cosmogonici di Edfu, Wetjeset-Hor è il sito originale della collina primordiale della creazione, dove fu piantato il giunco e sopra il quale il Netjer (il demiurgo) si posò per dare luogo all’atto della creazione. Il tempio si sviluppò attorno a questo punto consacrato. E’ quindi appropriato che l’incontro di Hathor e Horus avvenga in questo luogo santo, perché il frutto della loro unione coniugale simboleggia la nuova vita, la fertilità e la rigenerazione. L’arrivo di Hathor e di Horus a Wetjeset-Hor era accompagnato dalle offerte dei primi frutti del raccolto e dai rituali per determinare il tempo più favorevole e opportuno per il momento della partenza dal tempio.
Le barche di entrambi, Hathor e Horus, quindi veleggiavano a jAt-Geb ("la Collina di Geb") dove venivano effettuate offerte in gran copia. Alla fine, mentre iniziava a scendere la sera, in questo giorno della Luna Nuova, le imbarcazioni arrivavano al tempio di Edfu, accolte entusiasticamente dalla folla in attesa, assembratasi per l’importante occasione. A questo punto entrambe le sacre statue venivano poste assieme nel santuario del tempio e iniziavano quattordici giorni di rituali e celebrazioni. Le immagini di Hathor e Horus venivano portate in processione, la mattina seguente, fino alla cappella a cielo aperto sul tetto del tempio, e sistemate nel mezzo degli sfavillanti raggi del sole: essi erano “arrivati in Presenza di Ra”.
In quel tempo a Edfu si attivavano le processioni verso la necropoli e verso i santuari confinanti, e venivano presentate numerose offerte del raccolto. C’erano molti tipi di pane, carne arrosta di manzo e di anatra, e birra in abbondanza, assieme a latte, datteri, torte dolci, ed altre squisitezze. Durante le notti, Hathor rimaneva nel santuaroi del tempio di Edfu con Horus. Per dare gioia al ka di Hathor, un coro cantava meraviligose canzoni e giovani donne danzavano. I testi raccontano che “gli abitanti di Bahdet gioivano e producevano un allegro fracasso che raggiungeva i cieli”. Le descrizioni continuano accennando che l’odore della mirra poteva essere percepito da miglia di distanza, e la città era “adorna di faience, scintillante di natron e inghirlandata con fiori ed erbe fresche. I suoi giovani erano ubriachi, i suoi cittadini erano felici, le sue giovani fanciulle stupende da vedere; l’allegria e la gioia erano dappertutto in ogni quartiere. Non vi era modo di dormire in quel luogo fino all’alba.”
Attraverso tutto il perdurare di questa gioiosa celebrazione l’attenzione si concentrava sulla rigenerazione della vita, simboleggiata dal ruolo di Hathor come Netjer.t della Vita, nel suo matrimonio con Horus. Dopo quattordici giorni di festa, le attività si concludevano, la barca di Hathor con la sua Immagine navigava giù per il fiume con la corrente, le vele ripiegate, e ritornava a casa, nel suo tempio di Dendera.