The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

SCOPA

 

STORIA

Nell'antica tradizione la scopa è sempre stata associata alle streghe. Una spiegazione per questo concetto ci è stata data dall'egittologa Margaret Murray nel suo libro Il Dio delle Streghe. Lei sosteneva infatti che il simbolismo del tridente associato al diavolo cornuto dell'iconografia cristiana e della scopa alle streghe femmine derivasse sempre dagli antichi culti del raccolto. Essendo infatti un oggetto di uso quotidiano, le donne che praticavano i culti agresti e che furono poi tacciate di stregoneria e a volte condannate, li portavano ai sabba, cavalcandole a mo' di vero e proprio cavallo a dondolo. Gli uomini, invece, portavano con loro il forcone. Dato che spesso il sacerdote del sabba vestiva la sacre corna del dio, ecco spiegata l'assonanza del diavolo cornuto con il tridente.
Tornando alla scopa: in quasi tutte le immagini che rappresentano le streghe, appare questo simbolo. Un tempo era associato al metodo che utilizzavano per recarsi al sabba: Si credeva infatti che volassero a cavalcioni del suo manico per andare a gozzovigliare.
Per quanto la realtà, ovviamente è diversa, e per quanto ci piace ancora rimanere legati a questo tipo di figure, c'è un fondamento di verità in questa pratica. Le streghe infatti, spalmavano sul manico della scopa un unguento ottenuto con diverse dosi di erbe chiamate psicotrope. Queste erbe, come l'Aconito (Aconitum Napellus), Belladonna (Atropa Belladonna), Mandragora (Mandragora Officinarum - Mandragora autumnalis), Stramonio (Datura Inoxia), e a Giusquiamo (Hyoscyamus niger), contengono diversi tipi di alcaloidi. Le donne, cavalcando il manico della scopa, sfregavano avanti e indietro i genitali sul legno cosparso da queste sostanze e (prive ovviamente di biancheria intima, a quell'epoca non si usava) le mucose vaginali assorbivano gli alcaloidi in esse contenute e li mettevano immediatamente in circolo. Pare inoltre che il termine italiano "scopare" riferito al sesso, derivasse proprio da questa ritualistica. Queste sostanze davano quindi alle streghe la sensazione di "volare" al sabba a bordo delle scope; e non è detto nemmeno che non provocassero così un "viaggio astrale" fuori dal corpo. Questo è un discorso prevalentemente sciamanico e la connessione con queste pratiche à ancora da dimostrare. Sta di fatto che Carlos Castaneda, nel suo libro esperienziale: Gli Insegnamenti di Don Juan, effettua un volo sotto forma di corvo proprio usando una mistura contenente Stramonio (Datura Inoxia) o Erba del Diavolo e alcune altre erbe e parassiti.
Spesso, in antichità, le vecchie seguaci dell'antica religione usavano raccogliere un lungo ramo di frassino durante la luna piena, talvolta mentre cercavano anche i rami di nocciolo per farne bacchette, e poi legavano assieme dei piccoli rametti di betulla o saggina con della canapa o del salice. Il manico della scopa, poi, poteva essere sfilato per divenire un altro strumento: il bastone, permettendo così di nascondere in un oggetto casalingo un arnese magico di grande potere (e nel periodo di inquisizione ogni rimedio per nascondersi era valido.)
Curiosamente in qusi nessuno dei progessi alle streghe appare la scopa come simbolo delle accuse di stregoneria. Nel saggio Diavoli, Diavolesse e Company, i due autori, Giuseppe Alaimo e Mario Pincherle ci raccontano di un evento documentato che riguarda il volo delle streghe. Due preti scettici, interessati al fenomeno, promisero che non ci sarebbe stata alcuna denuncia a chi avrebbe dimostrato che le streghe volavano al sabba. Si presentò una vecchia che dichiarò senza ombra di dubbio di essere in grado di volare. Per dimostrarlo si spogliò totalmente, si cosparse di un unguento e cadde a terra come morta. Le sue funzioni vitali erano rallentate, come fosse in coma. Si risvegliò da questo sonno dopo un periodo lungo tra le cinque e le sette ore dicendo loro: "Avete visto?". Quando i due le dissero che non si era mossa da lì la donna continuava a ripetere di essersi alzata in volo e di essersi allontanata. Troviamo qui come il volo, anche senza scopa, era un'esperienza fisica per chi ne faceva uso e che ha dei risvolti sciamanici.
La scopa però, come simbolo di fertilità e purificazione ha un passato ancora più radicato. Nella Roma antica si usava spazzare davanti a casa per allontanare la negatività quando un parto era in corso. L'usanza stessa, nota in Inghilterra ma anche in Italia di lasciare una scopa poggiata dietro la porta si è poi trasformata, come è accaduto con tantissime altre tradizioni dimenticate, nell'uso di tenere una piccola scopa attaccata dietro la porta di casa come "scacciaguai". A casa dei miei genitori è un'usanza ancora in voga, anche se non sanno nemmeno perché. Questo talismano protettivo è antichissimo, e deriva proprio dall'usanza di lasciare una scopa fuori di casa come protezione, per tenere lontane le energie negative e i malefici.
Ancora adesso in alcune regioni italiane si usa regalare una scopa ad inizio anno come buon auspicio. La scopa prende quindi il simbolo di bando e protezione. Passare una scopa sui piedi significa ancora desiderio di non sposarsi e ci sono alcuni giochi e balli di gruppo in cui la scopa è usata come legame o divisione.
Ma troviamo il simbolismo della scopa anche in Egitto e in Grecia; in antichità si riteneva che servisse s scacciare le anime dei morti dalla casa. La magia intrinseca della scopa la troviamo anche in visioni più occidentali, ossia nella favola dell'apprendista stregone, che anima una scopa per fare un lavoro che non ha voglia di fare lui e che ne perde il controllo.
In Abruzzo ad esempio, c'è la tradizione di tenere una scopa dietro la porta proprio come simbolo protettivo e di bando contro le streghe o gli spiriti maligni, del tutto simile a quella che si usa per i folletti e i vampiri, ossia gettare qualcosa di numeroso sulla loro strada per costringerli a fermarsi e contarli tutti, uno per uno, ingannandoli nel passaggio del tempo e costringendoli a tirare l'alba con quell'attività. Chi si avvicina alla scopa dovrebbe passare il tempo a contare le setole che la compongono, impedendo così l'accesso.
La scopa, come simbolo di fertilità e benedizione è ancora diffuso. Nel matrimoni pagani e gitani, c'è ancora l'uso di cavalcare o saltare la scopa per benedire le nozze. Si potrebbe addirittura arrivare ai culti estatici in onore di Bacco, i Baccanali. Bacco infatti usava il tirso per benedire e consacrare. E l'uso di picchiare sulla testa con un bastone per indurre la fertilità era diffuso.

COS'È?

La scopa in principio era un bastone al quale erano legati rami di saggina, salice, giunco o betulla. Il bastone era estraibile, così che se ne avesse un uso diverso. Aveva nome di "ramazza" e da qui anche il termine: "ramazzare". La fabbricazione è un processo lunghissimo e durissimo in quanto la saggina va raccolta, lasciata seccare per mesi e poi piegata e legata insieme. L'arte di costruire scope in modo artigianale è ancora praticata in Umbria, Molise e Abruzzo. In seguito la scopa ha cominciato ad essere costruita con paglia legata assieme se non poi con setole in nylon.

USO E SIMBOLISMO

La scopa, come strumento della strega ad oggi serve per svolgere la funzione primaria per cui è stata inventata. Serve per spazzare la negatività. Nell'esperienza che ho accumulato negli anni e in base a ciò che ho imparato, la scopa si usa per ripulire lo spazio sacro prima di una celebrazione, bandendo le energie che potrebbero squilibrare il nostro lavoro magico e allontanandole con colpi decisi. Quando giunge Imbolc la scopa trova un ruolo ancora più fondamentale in quanto secondo la tradizione, dopo il periodo invernale che durava a lungo (parliamo di un tempo in cui la neve cadeva e bloccava le case), quando la primavera arrivava si apriva la porta e si spazzava via la polvere di mesi; così la scopa ha simbolo purificatorio.
Ma è anche un potentissimo simbolo propiziatorio di fertilità. È infatti associato all'acqua e alla terra e viene utilizzata spesso durante i matrimoni di tradizioni gitane e pagane. Il salto della scopa, appunto, assicura alla coppia un matrimonio fertile e felice. Essa stessa, infatti, simbolicamente, contiene entrambe le rappresentazioni del divino: il simbolo fallico, ossia il manico, e quello vaginale, ossia la saggina.
Ma la scopa, come simbolo di "spazzare via", finisce anche nelle mani della Befana, che come simbolo di crona, anziana, in antitesi con la nascita del nuovo anno, attende sei giorni per "portarsi via le feste". Anche alcune sante cristiane vengono rappresentate con scope tra le mani: come Santa Petronilla e Santa Marte di Betania.